Accolto da una standing ovation, quando fa il suo ingresso in sala, a bordo di una carrozzina, Umberto Bossi si riprende la scena dopo i mesi di silenzio in seguito al nuovo malore avuto a febbraio. Prima fa un elogio del movimento delle 'sardine' - "un'operazione intelligente" perché la politica ha bisogno di "spinta sociale quotidiana e continua" - e poi chiarisce che non ci sono funerali da celebrare. "Col caz.. che facciamo il funerale alla Lega", tuona il vecchio guerriero, mostrando il dito medio.
Se Salvini vuole il doppio tesseramento glielo possiamo concedere, aggiunge. "Siamo noi che concediamo, Salvini non ci può imporre un caz..". "Il prossimo congresso della Lega Nord sarà sulle cose e tutti potranno partecipare", continua poi, criticando le limitazioni del regolamento. L'ex leader nordista lamenta poi anche il fatto che la Lega non abbia ottenuto l'autonomia per Lombardia e Veneto, anche se riserva parole di elogio per il suo successore, definendolo "uno di quelli che vuole combattere ancora". "Se Salvini vuole il simbolo della Lega raccolga le firme", aggiunge poi.
Assente Roberto Maroni, che ha deciso di parlare con un'intervista a La Stampa (in cui avverte Salvini che se il nuovo movimento non ascolterà il Nord, nascerà un soggetto diverso), la platea di delegati comunque approva il nuovo statuto che consente l'uso del simbolo alla 'Lega Salvini premier' (che peraltro lo ha usato già grazie all'autorizzazione del consiglio federale, alle scorse Europee).
Sfida ai magistrati: "Processateci tutti"
Della restante parte della giornata rimane l'attacco, plateale, di Salvini ai giudici. Dopo aver detto che chi vuole processarlo per la vicenda della nave con a bordo migranti Gregoretti attenta alla "sovranità nazionale e del popolo", al suo arrivo al congresso con in mano un presepe donatogli da un artigiano salernitano, Salvini chiede alla platea di delegati "un'autodenuncia di massa".
I delegati si alzano in piedi e lui sfida: "Processateci tutti". "È vergognoso per un Paese civile processare qualcuno che ha difeso i confini del suo Paese", ribadisce. "Se qualcuno pensa di impaurirci o impaurirmi con la minaccia del carcere, ha sbagliato persona".
Il segretario leghista si spinge fino ad 'avvertire' i giudici della suprema corte che deve esaminare la costituzionalità del quesito referendario presentato dalla Lega per abrogare la parte proporzionale del Rosatellum bis. "Contiamo che i giudici supremi non scippino questo diritto di democrazia al popolo italiano", dice.
Per il resto, Salvini 'vola alto', o quantomeno ci prova. Sostiene che la Lega sia "'unico baluardo di libertà contro la dittatura" del M5s e di altri. Parla di "rivoluzione" e di un partito, il suo, che rappresenta "l'ultima speranza per il cambiamento, l'ultima ancora di salvezza per il popolo cristiano occidentale". Un discorso in tono con il "nuovo conservatorismo sociale occidentale, nel solco di Donald Trump e Boris Johnson", commenterà il 'saggio' Giancarlo Giorgetti, conversando coi giornalisti al termine dell'assise che ha presieduto.
Salvini attacca poi le sardine, che hanno "manifestato in 40" vicino all'albergo dove la Lega aveva convocato il congresso. A loro "lasciamo la piazza dei 'no'", dice, annunciando una grande manifestazione nell'Emilia rosso-Ferrari, il 18 gennaio, a pochi giorni dalle Regionali. La Lega che ha in mente il capo leghista ha uno sguardo rivolto al "futuro": dobbiamo "aprire con intelligenza"; un partito che è al 30 per cento non può "ragionare come se avesse ancora il 4".
Una reprimenda interna
La Lega deve diventare un movimento "snello e orgoglioso delle sue radici ma che guarda in avanti". C'è anche il tempo per la 'reprimenda' motivazionale interna. Salvini 'bacchetta' gli assenti e i "pigri". Il "nostro obiettivo", sottolinea, "è tornare al governo del Paese: sarà una sfida con potenzialità e rischi enormi". "Girando il territorio, ogni tanto, vedo personalismi, litigi e pigrizia", rimprovera i suoi. "Siamo qui perché gli italiani contano su di noi. Non siamo senatori e deputati a vita. Non possiamo essere pigri".
"Quando torniamo al governo ci sarà anche da cancellare i senatori a vita tra le modifiche della Costituzione", precisa. "Il primo requisito per vincere una guerra e capire che sei in guerra. Ogni tanto ho come la percezione che qualcuno sia chiuso nel suo orticello", scandisce.
In platea mancavano meno di un centinaio di delegati su circa 500. Difficile capire chi di loro ha risposto all'appello alla diserzione lanciato dall'ex sfidante di Salvini al congresso del 2017, Gianni Fava, in polemica con il regolamento del congresso molto restrittivo. All'appello di Fava pubblicamente ha risposto solo il sindaco 'bossiano' di Diano Marina, Giacomo Chiappori.
La mattinata si è chiusa con un regalo riservato ai governatori e parlamentari: una bottiglia di vino Sforzato della Valtellina, uno dei preferiti del segretario leghista. "I prodotti del territorio emblema di tenacia e di passione", è la frase stampata sull'etichetta firmata da Salvini mentre sulla confezione sono riportate citazioni di Oriana Fallaci e Giovanni Paolo II.