Entro il 2080 a Londra coltiveranno arance e ceci
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AGI - Entro il 2080 in Gran Bretagna si potrebbero agevolmente coltivare ceci, soia e arance grazie al riscaldamento globale. È quanto emerge da un nuovo studio guidato dal Centro per l'ecologia e l'idrologia del Regno Unito (UKCEH) in collaborazione con l'Università dell'East Anglia (UEA), i cui risultati sono stati pubblicati su Climate Resilience and Sustainability.
L'autore principale, il dottor John Redhead, un ecologo presso l'UKCEH, ha affermato: "Si prevede che il nostro clima cambierà sostanzialmente nei prossimi decenni, in un momento in cui ci sarà una domanda crescente di cibo a causa della crescita della popolazione. È quindi essenziale che l'agricoltura diventi più resiliente; una possibile soluzione è coltivare colture diverse che siano più adatte alle nuove condizioni locali".
Gli scienziati hanno studiato l'idoneità futura di oltre 160 colture alimentari nuove ed esistenti per quel che riguarda la coltivazione in diverse regioni del Regno Unito, ipotizzando scenari di riscaldamento di 2 e 4 gradi Celsius rispetto all'epoca preindustriale. Ne è emerso che in particolare nel sud-ovest del Paese e in Scozia sarà possibile coltivare molte nuove piante come girasole, grano duro, soia, fagioli dall'occhio, ceci, agrumi e gombo, nonchè uva da vino. Per contro le attuali zone agricole del sud-est e dell'East Anglia vedranno un clima meno adatto al grano e alle fragole in uno scenario di riscaldamento di 2 gradi, mentre un riscaldamento di 4 gradi si tradurrebbe in una riduzione significativa per altre colture attuali principali, tra cui cipolle e avena.
Il dott. Redhead ha aggiunto: "Chiaramente, è improbabile che sia fattibile semplicemente spostare la produzione alimentare su larga scala dalle zone agricole nel sud-est dell'Inghilterra, alla Scozia, per esempio. Tuttavia, il cambiamento climatico sta avvenendo ora e i suoi impatti aumenteranno entro il 2080, quindi qualsiasi azione venga intrapresa comporterà grandi sfide in termini di provenienza del nostro cibo e di come vengono gestiti i nostri paesaggi agricoli".