AGI - Un enorme sforzo di citizen science, che ha visto la collaborazione di cittadini di 32 paesi, ha portato a comprendere come sta mutando l'impollinazione nel contesto del cambiamento climatico. L'impollinazione è essenziale per le attività agricole e dal suo buon funzionamento dipende la catena alimentare globale. I risultati dello studio, guidato dalla Università di Tartu in Estonia, sono stati pubblicati dal Journal of Ecology. La ricerca si è concentrata sulla primula (Primula veris) che è considerata una specie modello per lo studio delle piante impollinate dagli insetti. Le primula possono avere due tipi di fiori: longistili (L-morph) e shortistili (S-morph).
Nei fiori L-morph, gli stami sono alla base della corolla e lo stilo è alto, rendendo difficile l'autoimpollinazione. Nei fiori S-morph, lo stilo è corto, le antere sono alte e l'autoimpollinazione è più facile. Diversi morph floreali si sono evoluti in molte specie di piante per prevenire l'autoimpollinazione e facilitare l'impollinazione incrociata da parte degli insetti.
In genere, la proporzione di S-morph cortistili e L-morph lunghistili dovrebbe essere abbastanza uguale in una popolazione vegetale vitale. Tuttavia dalla ricerca emerge che in molte popolazioni di primule osservate in tutta Europa, vi è uno squilibrio significativo e una marcata predominanza di fiori S-morph. C'erano il 9 per cento in più di S-morph rispetto a L-morph.
In popolazioni più piccole, lo squilibrio nei tipi di fiori era più frequente, indipendentemente dal morph floreale. Ulteriori analisi dei dati sul clima e sull'uso del suolo hanno rivelato che la maggiore prevalenza di S-morph era associata a maggiori precipitazioni estive e a un uso più intensivo del suolo. Studi precedenti hanno dimostrato che la proporzione ineguale di tipi di fiori è uno dei fattori di rischio che possono portare all'estinzione delle specie.
Secondo l'autore principale dello studio, Tsipe Aavik, professore associato di macroecologia presso l'Università di Tartu, si tratta di risultati molto sorprendenti che offrono molto materiale per ulteriori ricerche. Aavik ha affermato che risultati simili erano stati ottenuti alcuni anni fa da osservazioni effettuate nell'ambito di una iniziativa di citizen science in Estonia, ma all'epoca i cambiamenti erano stati attribuiti al fatto che l'Estonia si trovava al limite settentrionale dell'areale di distribuzione della primula.
I ricercatori ipotizzano ora invece che la nuova distribuzione della morfologia di questa pianta possa essere un passo nel percorso evolutivo che sta aiutando le piante a far fronte a vari cambiamenti ambientali: la perdita e la frammentazione di habitat adatti, cambiamenti nella diversità e composizione degli impollinatori e un clima più caldo e umido. Secondo Aavik, l'osservazione della primula in tutta Europa è solo il primo passo per testare questa ipotesi.