Alla fine di una delle giornate più convulse dall'inizio del suo mandato, il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli è sembrato scontare un certo isolamento all'interno di M5s. Se si dovesse infatti giudicare dagli interventi giunti in sua difesa dal versante grillino, mentre si moltiplicavano gli attacchi dentro e fuori la maggioranza nei suoi confronti per il caos Ferrovie e per il licenziamento del "dissidente" Pierluigi Coppola dalla commissione ministeriale sulla Tav, il bilancio che il diretto interessato ne trae non sarebbe di certo incoraggiante.
Due fronti, quelli citati, che hanno sottoposto Toninelli, già nell'occhio del ciclone per la chiara richiesta di sostituzione al Mit avanzata per lui dalla Lega, a un crescendo di critiche e di duri giudizi da parte delle opposizioni, come prevedibile, ma anche di alcuni esponenti della Lega. Che, a partire da Matteo Salvini, non hanno perso tempo e hanno colto la palla al balzo per intensificare il pressing sul ministro.
Quando le conseguenze del sabotaggio a una cabina elettrica ferroviaria in Toscana sono apparse ingenti, tanto da bloccare il traffico e spezzare in due l'Italia, dalle opposizioni è arrivata, oltre alle critiche per la gestione dell'emergenza, più di una richiesta di venire a riferire in Parlamento e di "gettare la spugna" per manifesta inadeguatezza.
Parallelamente, un'altra vicenda legata al Mit ha generato una robusta coda di polemiche e di critiche all'indirizzo di Toninelli. Si tratta del licenziamento dalla commissione ministeriale incaricata di analizzare il rapporto costi-benefici della Tav del Professor Pierluigi Coppola, uno degli studiosi che si erano espressi a favore dell'opera. In entrambi i casi, molti degli attacchi più duri sono giunti da esponenti del Carroccio. In particolare, Matteo Salvini ha insistito sulla vicenda Coppola: "Se l'unico atto sulla Tav - ha osservato - è licenziare l'unico professore a favore, non ci siamo proprio...".
"Mi risulta - ha proseguito Salvini - che ci siano decine e decine di opere pubbliche, dal Nord al Sud, ferme al ministero delle Infrastrutture. Ma se uno fa il ministro dei Trasporti, deve lavorare per far viaggiare gli italiani, non per lasciarli a piedi".
La risposta al ministro dell'Interno è arrivata in forma di autodifesa, sul terreno della polemica sul caos ferroviario, quando ha rimpallato a Salvini la responsabilità dell'accaduto: "Chi oggi chiede che il ministro delle Infrastrutture vada a riferire - ha detto - deve prima cercare di chiedere al ministro dell'Interno chi sono i responsabili di questi fatti dolosi, assolutamente non accettabili".
Più avanti, nel corso della giornata, Toninelli è tornato a polemizzare col leader leghista, affermando che "dire che io sono il ministro dei blocchi stradali è come dire che Salvini è un ministro che non blocca le Ong". Il tutto, mentre anche altri leader come Giorgia Meloni e dirigenti politici come il Dem Graziano Delrio alzavano il tono della polemica contro il ministro dei Trasporti. Ma soprattutto, senza che nessun esponente grillino facesse una dichiarazione o diramasse un comunicato a difesa di Toninelli.
Al contrario, l'unica voce che si è levata dal fronte M5s per parlare del ministro delle Infrastrutture è stata una voce critica: quella del capogruppo M5S a Bologna e vicecapo della segreteria del vicepremier Luigi Di Maio, Massimo Bugani. Da quest'ultimo è partito un attacco frontale a Toninelli, per motivi opposti a quelli di Salvini e delle opposizioni. Bugani ha tuonato contro Toninelli nel consiglio comunale del capoluogo emiliano, perché ha avallato il via libera al Passante di Bologna.
"Ci sarà una conferenza dei servizi - ha detto Bugani - si potrà fermare ancora tutto, si potrà chissà cambiare un ministro o un sottosegretario che credo abbiano perso di vista, in questo momento, il motivo e gli obiettivi per cui eravamo lì, che non erano certo quelli di allargare di sei corsie le autostrade o di fare dei nuovi cantieri per sbloccare le opere". Parole che, in un momento così, pesano il doppio.