È stata lunga, difficile e con curve pericolose. Ma la più lunga crisi della storia della Repubblica è terminata e Sergio Mattarella lascia trapelare, senza grandi trionfalismi, una certa soddisfazione.
Parte un governo politico nonostante un risultato elettorale che non aveva assegnato la vittoria totale a nessuno. Usando per quasi 90 giorni una pazienza biblica, dosando il tempo come strumento politico e pochissime parole come margini invalicabili, il capo dello Stato è riuscito a far partire una maggioranza impensabile fino a poche settimane fa. E nel momento più difficile, quello dello scontro più duro, non ha ceduto nemmeno di un millimetro su quelli che da costituzionalista ritiene i suoi doveri, le sue prerogative.
I punti che l'inquilino del Colle sente si possano segnare all'attivo di queste lunghe e convulse giornate partono allora dal fatto che è nato un governo politico, che potrà far fronte a eventuali, e imminenti, crisi finanziarie. Un governo politico che, dunque, rispetta il voto degli elettori, in un paese rasserenato dopo le polemiche dure degli ultimi giorni. Un governo con il giusto equilibrio al suo interno tra la necessità di rappresentare l'Italia, e i suoi interessi in Europa, e il rispetto dei vincoli europei. E poi c'è una considerazione forse più importante, la consapevolezza di avere ribadite e conservate, anche per il futuro, le prerogative costituzionali della Presidenza della Repubblica.