La lettera è già pronta e sta per partire. Quando arriverà il governo italiano sarà pregato di aiutare Bruxelles a capire un paio di punti della manovra. Ma non ci si illuda: di solito un tono così felpato è il preludio si una ruvida procedura d’infrazione, e per l’Italia inizierà il secondo tempo della partita contro l’Ue e le sue regole di bilancio.
Dopo il varo del documento di spesa da parte del governo ci si aspettavano i primi fuochi d’artificio. Invece lo spread è rimasto invariato (sui valori molto alti, comunque) e la Borsa a Milano addirittura a guadagnato un lusinghiero 2,7 percento. Ma in pochi hanno salutato questi numeri come se fossero la dimostrazione che l'Europa ha metabolizzato lo strappo italiano. Entro due settimane dovrà arrivare il verdetto dell'Unione, mentre quello delle agenzie internazionali di rating sarà più rapido. Sarà quello il momento della verità.
Nessuna concessione
Ma fin da subito si capisce che aria tira. Se la Commissione accettasse dei “derapage” rispetto alle regole europee correrebbe il rischio di dover rispondere a “controreazioni violente” di altri partner e a dover fronteggiare “ingiurie e invettive”. Poche ore dopo l’invio del documento che contiene l’ossatura della manovra Jean Claude Juncker mette in guardia Roma dai pericoli che potrebbero sorgere se l’Italia uscisse al perimetro fissato delle norme dell’Unione.
Stupidaggini e menzogne
"Non vorrei drammatizzare troppo la questione del bilancio italiano, ma vorrei che tornassimo nel campo di applicazione, non stretto ma ragionato e saggio, delle regole europee”, dice il presidente della Commissione intervistato ad alcuni media italiani confermando che l’istituzione valuterà la manovra solo sulla base dei saldi e non anche sul piano delle scelte politiche. “Ciò che ci interessa è che l'Italia rispetti gli impegni. Non dobbiamo commentare le decisioni sovrane e indipendenti del governo“, ribadisce assicurando che chi lo accusa di essere contro l’Italia diffonde “stupidaggini e menzogne”.
“Tanto a maggio se ne va”
Ma il governo italiano non si mostra preoccupato dalle parole di Juncker e tira dritto. Tranchant il giudizio di Luigi Di Maio: “Juncker continui pure a rivoltarsi, gli rimane tempo ancora fino a maggio" quando ci saranno le elezioni europee, afferma il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico ricordando che la manovra varata dal governo contiene misure necessarie per gli italiani e per fronteggiare la povertà.
“E’ esattamente - dice - il contrario di quello che hanno fatto gli altri governi che hanno pensato solo ai privilegi di pochi, soliti, noti. E' quello che hanno chiesto i cittadini con il voto e che noi, da Paese sovrano, stiamo realizzando. Non ci si può attaccare a vincoli ad personam decidendo in modo scientifico di attaccare un Paese sovrano solo perché quel governo non è simpatico a lui e alle elite di cui fa parte. Noi andiamo avanti con le misure chieste dal popolo”.
“Si beva un caffè”
Anche Matteo Salvini respinge al mittente l'avvertimento di Juncker: “La manovra è passata, se ne faccia una ragione e si beva un caffè. Gli sbandamenti sono arrivati dall’Europa che ha portato precarietà e insicurezza in un intero continente”, sottolinea. La Commissione e chi in Ue vorrebbe un’Italia “Paese di conquista”, attacca ancora il ministro dell’Interno, “si rassegnino: gli italiani hanno rialzato la testa e quindi ognuno decide a casa sua”.
Il postino suona sempre due volte
Il dialogo tra l’Italia e l’Europa proseguirà giovedì quando il ministro dell’Economia, Giovanni Tria, incontrerà a via XX Settembre il commissario Ue agli affari economici e monetari, Pierre Moscovici. E mentre Donald Tusk, presidente del Consiglio europeo, rimarca l’importanza "di un dialogo rispettoso tra Commissione e Italia", da Bruxelles arriva la notizia che la Commissione avrebbe già preparato la lettera per avviare la consultazione con l’Italia per contestare formalmente la manovra, anche se non è ancora stato deciso quando sarà inviata al governo. "Abbiamo ricevuto ieri il quadro programmatico di bilancio dell'Italia” e “lo stiamo valutando", spiega il vicepresidente della Commissione responsabile dell'euro, Valdis Dombrovskis: "Normalmente se richiediamo informazioni addizionali a uno Stato membro lo facciamo entro una settimana".
E infatti la lettera è già pronta. Il postino è lì per consegnarla, e se qualcuno non dovesse aprire, con pazienza suonerà una seconda volta.