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AGI - La campagna elettorale americana si incrocia con la giustizia. Nella bufera non c’è solo Trump. I democratici chiedono che venga ricusato il giudice della Corte Suprema Samuel Alito che nel suo giardino ha fatto sventolare la bandiera degli Stati Uniti capovolta, simbolo del movimento conservatore “Stop the steal”, quello che fece l’assalto al Congresso il 6 gennaio del 2021. Poi c’è il procuratore distrettuale Fani Willis, che ha indagato su The Donald per le interferenze elettorali e che ieri ha vinto le primarie in Georgia. Infine Barack Obama che torna in campo con una festa hollywoodiana a sostegno di Biden. Ne parliamo con il nostro corrispondente da New York, Massimo Basile

Brutte notizie per Joe Biden. L’ultimo sondaggio del New York Times lo vede indietro in 5 dei 6 stati in bilico, quelli che decidono l’inquilino della Casa Bianca. (Pennsylvania, Michigan, Arizona, Georgia and Nevada). A voltargli le spalle (perché nel 2020 li aveva vinti tutti e 6) sono soprattutto giovani, ispanici, afroamericani. Vogliono un cambiamento radicale nella politica a stelle e strisce e vedono nel presidente in carica l’emblema dello status quo. Musica per le orecchie di Trump alle prese con il processo per i soldi pagati alla pornostar Stormy Daniels che si è presentata in aula per testimoniare con il giubbotto antiproiettile. E forse è a lei che si è ispirato per la sua ultima promessa elettorale: costruire uno scudo antimissile in America come l’Iron Dome (la cupola di ferro) israeliana. Ne parliamo con il nostro corrispondente da New York, Massimo Basile. Io sono Rita Lofano, benvenuti al podcast di Agi “un’americana a Roma”.

Le elezioni europee si avvicinano: l’8 e il 9 giugno si sfideranno quasi tutti i leader italiani. Ci sarà anche il numero uno di Azione, Carlo Calenda, che sta girando il Paese in auto, con il car sharing, fermandosi in molte piazze “per incontrare gli elettori e presentare i nostri candidati, senza fare comizi”. Nella terza puntata di ‘L’Europa s’è desta’, Calenda presenta il programma di Azione e non risparmia qualche stoccata agli avversari. In studio il vicedirettore di Agi, Alberto Di Majo, e il corrispondente da Bruxelles Brahim Maarad.

La corsa dei leader per candidarsi alle elezioni europee dell'8 e 9 giugno, la possibile maggioranza che potrebbe guidare l'UE nei prossimi 5 anni e le sfide che ci attendono. Ne parliamo nella seconda puntata del Podcast AGI "L'Europa s'è desta". In studio il vicedirettore Alberto Di Majo, il corrispondente da Bruxelles Brahim Maarad e il candidato, in Francia, Sandro Gozi. Quest'ultimo, già eurodeputato e segretario generale del Partito Democratico europeo e in campo con la lista "Besoin d'Europe", fa un bilancio dell'ultima legislatura, cominciata con la Brexit, e traccia le priorità future

Ci siamo quasi. L'appuntamento è per l'8 e il 9 giugno: si voterà per le elezioni europee. Saranno tanti i leader in campo, soprattutto donne. Ne parliamo nella prima puntata del podcast di Agi 'L'Europa s'è desta'. In studio il direttore Rita Lofano, il vicedirettore Alberto Di Majo, il corrispondente da Bruxelles Brahim Maarad e la candidata di 'Libertà' Laura Castelli.

Dilagano le proteste nei campus universitari americani e si teme che la rivolta possa contagiare anche le aziende. Google ha già licenziato una cinquantina di dipendenti per una levata di scudi contro Israele. Entra nella terza settimana il processo a Manhattan contro Trump che vede assottigliarsi il suo vantaggio su Biden nella sfida per la Casa Bianca. Autogol della governatrice del South Dakota Kristi Noem, papabile vice di The Donald, che nelle anticipazioni sul suo libro racconta di aver sparato al suo cagnolino di 14 mesi uccidendolo perché indisciplinato. La rivelazione sembra aver stroncato le sue chances di candidatura. L’indipendente Robert Kennedy si è intanto qualificato in California per questa imprevedibile corsa presidenziale e tre.

Mike Johnson rischia il posto da Speaker, ma poi non così tanto. Se la deputata ultraconservatrice Taylor Green vorrebbe sfiduciarlo per i compromessi raggiunti in Aula con i dem su enormi pacchetti di spesa (compresi i 61 miliardi di dollari di aiuti americani all’Ucraina) c’è chi gli guarda le spalle, niente di meno che Donald Trump. L’ex presidente è a processo a New York entrato nel vivo dopo la selezione della giuria che ha richiesto un’intera settimana: 7 uomini e 5 donne, selezionati tra centinaia di newyorkers, compresi 2 avvocati, un’insegnante e un terapista del linguaggio. Il verdetto dovrebbe arrivare a giugno. Intanto si infiamma la protesta degli studenti pro Palestina nelle università, da Columbia a Yale, dall’MIT all’Emerson College. E poi uno spettacolo da non perdere, la Luna rosa.