AGI - Forte, antico e ben saldo. Il rapporto dei Reali britannici con l’Italia ha radici storiche che risalgono ai tempi della Regina Vittoria, quando il nostro Paese era una meta scelta di frequente dalla casa Reale per soggiorni privati, in particolare a Firenze e sul lago Maggiore, con le sue splendide isole Borromeo. La prima visita ufficiale fu compiuta dal figlio Edoardo VII, che si recò a Roma nel 1901, seguito dal suo successore, Re Giorgio V, che oltre alla capitale visitò per la prima volta anche il Vaticano. Ma fu il viaggio di Giorgio VI nel 1944 a segnare in maniera decisa un rapporto che negli anni si consoliderà sempre di più.
La visita storica di Giorgio VI
“Il padre di Elisabetta II venne in visita con una missione segreta per rendere omaggio ai soldati britannici in Italia, impegnati a liberare il Paese. Fu un momento molto importante e significativo in piena Seconda guerra mondiale. Poi, nel 1961, la prima volta di Elisabetta da Regina, che - in occasione del centenario dell’Unità d’Italia - fece conoscere la sua classe a un Paese in pieno boom economico”. A ricostruire con l’Agi la storia della Royal Family e del suo speciale rapporto con l’Italia è Marco Ubezio, avvocato appassionato della monarchia inglese e autore insieme ad Alberto Mattioli del libro “Elisabetta la Regina Infinita”.
L'ultima volta di Elisabetta II
L’ultima visita della monarca più longeva della storia britannica è stata nel 2014, quella in cui conobbe Papa Francesco, ma forse la più significativa fu una inaspettata e non programmata, per cui Elisabetta ruppe anche il protocollo di sicurezza. “E’ il 27 maggio 1992 – ricorda Ubezio – da quattro giorni l’Italia è sotto shock per la strage di Capaci che ha ucciso Falcone, la moglie e la scorta. I reali d'Inghilterra sono diretti a Malta, ma la Regina decide di cambiare i suoi piani: ordina la discesa dal Britannia e a tutti costi decide di fermarsi sul luogo del terribile eccidio mafioso”, dove il cratere dello svincolo dell’autostrada palermitana è ancora una voragine che odora di morte. È il primo capo di Stato straniero a visitare il luogo della strage, mostrando un’enorme vicinanza a un Paese distrutto per aver perso uno dei simboli della lotta alla mafia.
Il rapporto speciale di Re Carlo III con l'Italia
Anche Re Carlo III ha un rapporto speciale con l’Italia, di cui è amante del cibo, della cultura e della musica. “Da principe è stato in visita ufficiale più di una dozzina di volte, cui si aggiungono i numerosi viaggi privati in Toscana, dai Frescobaldi, una delle più influenti famiglie di Firenze”. Rapporto che condivide con la moglie Camilla. Quest’ultima fondamentale per il Re, che ha dovuto lavorare molto negli anni per ridare credito alla propria figura. “Lui e i suoi uffici stampa hanno fatto un grande lavoro di comunicazione, mantenendo un profilo molto basso e - spiega Ubezio - la moglie, con la sua serietà e diligenza, ha aiutato il marito, sposato nel 2005 ma amato praticamente da sempre, a conquistare un affetto impensabile dopo la morte di Diana”.
A seguito della scomparsa di Elisabetta, sottolinea Ubezio, “Re Carlo, che sicuramente non ha il carisma della madre né il suo credito e ha sicuramente una biografia personale quanto meno controversa, ha stupito tutti perché al di là dei suoi meriti e delle sue capacità, con tutte le difficoltà e la malattia ha guadagnato un grande rispetto”.
Non è il Royal più popolare, certo. “Quella rimane senza ombra di dubbio la principessa Kate e di conseguenza il principe William, ma l’affetto dei sudditi nei confronti del figlio di Elisabetta ha stupito il mondo intero”, chiarisce l'avvocato. E il sostegno di Camilla, durante la malattia del marito, “è stato decisivo, facendo più di quello che spettava a una consorte”.
Il confronto tra la monarchia britannica e quella italiana
Ubezio fa poi un confronto con la monarchia italiana, qui mai vissuta e concepita come una favola. “I reali britannici a un certo punto hanno capito che il popolo comune voleva la 'fiaba', appoggiando la monarchia più dell’élite. Si è quindi instaurato “un grande rapporto con la working class”. "Ricordiamo, ad esempio, la figura del nonno di Elisabetta, Giorgio V, il primo sovrano che incaricò un laburista a formare un governo negli anni Venti, che durante lo sciopero dei minatori, lui che non era sicuramente dalla parte della sinistra, disse al capo della Confindustria locale: ‘provi lei a vivere con uno stipendio da minatore’”.
Un rapporto con le classi popolari, che la monarchia italiana, salvo pochissime figure come la Regina Margherita, non ha mai avuto. “Da noi, semplicemente, non si è mai realizzata la favola monarchica inglese”, scandisce Ubezio. Per non parlare della figura controversa di Vittorio Emanuele III. “I nostri Savoia sono fuggiti dopo l’8 settembre, mentre la casa reale inglese rimase e subì i bombardamenti tedeschi, che colpirono anche Buckingham Palace”.
Il dopo Elisabetta
Sicuramente dopo la Regina Elisabetta c’è stato un cambiamento nella vita a corte. Già nel momento dell’incoronazione, che “fu fortemente semplificato”, ricorda Ubezio. “Il Sovrano - pur rimanendo attento ai simboli - ha manifestato una volontà di alleggerirlo”.
Soffermandosi sull’attuale situazione e sulle polemiche relative al caso di Harry e Megan, l’esperto spiega che quella storia “è stata certamente dannosa per la corona, ma gli inglesi hanno presto visto l’uscita dei due dalla Firm dei Windsor come un tradimento. E il libro di Harry, in cui favoleggia su molte cose e infanga tutta la famiglia, è stato peggio di quanto fatto dalla madre con la pubblicazione di 'Diana - La sua vera storia', scritto da Andrew Morton”.
Un ritorno di Harry oggi è quasi impossibile. “Carlo lo vorrebbe anche un ricongiungimento, potrebbero stemperarsi le tensioni, ma con William è un altro discorso. Con lui re, potrebbe anche non consentire al fratello di mettere piede nel Regno. I due, sebbene qualcuno abbia accennato a una telefonata dopo la scoperta della malattia di Kate, non si parlano da anni”.
Concludendo, Ubezio, dà il suo punto di vista su cosa potrebbe accadere nel remoto caso di un’incapacità di Carlo. “Non c’è un reggente unico, scatterebbe un consiglio di reggenza, le cui regole sono state cambiate dallo stesso Re, prevedendo che chi è impossibilitato a stare nel Regno non potrebbe partecipare, dunque estromettendo apparentemente Harry, che però potrebbe in quel caso anche decidere di rientrare”. Ma oggi il fratello minore è impopolare al livello del fratello del Re Carlo, Andrea, travolto dallo scandalo Epstein. In ogni caso, è fondamentale la figura di Kate. Senza di lei, William in futuro sarebbe in grande difficoltà. Cruciale, come lo è Camilla per Carlo, che ha un’intesa fortissima con la moglie. A differenza di Elisabetta che era tutta un’altra personalità, “loro si appoggiano molto alla figura femminile che sta al loro fianco, che rappresenta un elemento imprescindibile”.
Clicca qui e iscriviti al nostro canale Whatsapp! Le notizie, in tempo reale, dell'Agenzia Italia ora anche sul tuo smartphone