Cinque elementi che rendono l'attacco di Las Vegas molto diverso dagli altri 
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Cinque elementi che rendono l'attacco di Las Vegas molto diverso dagli altri 

Cinque elementi che rendono l'attacco di Las Vegas molto diverso dagli altri

 Stephen Paddock, l'attentatore di Las Vegas
 Stephen Paddock, l'attentatore di Las Vegas
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  1. Finora gli autori di attacchi con armi da fuoco rivendicati dall'Isis non hanno mostrato particolari capacità tattiche. In genere - pur causando un numero anche considerevole di vittime - non sono sembrati in grado di utilizzare appieno il potenziale 'tattico' e il vantaggio a loro disposizione. Ad esempio: arrivare con armi da guerra e 250 colpi per poi spararne più di 190 - come è successo nel caso dell’attacco di capodanno alla discoteca di Istanbul - e uccidere 39 vittime inermi, in un ambiente chiuso, non denota chissà quale addestramento. Altra cosa è sparare a persone che si trovano a distanza, di notte, in un ambiente aperto.
  2. Questa volta, ci troviamo invece di fronte ad un tiratore che ha colpito, uccidendo e ferendo 500 persone, dimostrando di avere una elevata padronanza delle armi utilizzate, sparando da una distanza notevole.
  3. Il tiratore era quindi verosimilmente persona capace ed addestrata a fare fuoco anche su distanze impegnative, ingaggiando bersagli in movimento e in fuga.
  4. Ascoltando l’audio dei video registrati dalle persone presenti al momento dell’attacco, si può notare una notevole velocità di tiro (numero di colpi esplosi al minuto) di almeno una delle armi utilizzate, con la quale il tiratore spara raffiche anche molto lunghe, certamente superiori in termini di colpi sparati a quelli normalmente contenuti in un serbatoio da 20 munizioni, che è quello in dotazione standard ai fucili di assalto anche nelle versioni “civili” in vendita negli Stati Uniti. Questo lascerebbe immaginare l’utilizzo di armi cosiddette “di reparto” anche se in versione civile ovvero di mitragliatrici simili alla Minimi, un arma utilizzata anche dalle nostre forze armate.
  5. Difendersi da un attacco di questo genere è difficile soprattutto perché la fonte di fuoco si trova in posizione più alta e di conseguenza dominante. Individuare se possibile la posizione dalla quale fa fuoco il killer e trovare un riparo balistico in grado di resistere alle munizioni utilizzate - verosimilmente, in questa circostanza, di grosso calibro - può essere davvero complicato. Ma una volta guadagnato un riparo, contrariamente a quanto è necessario fare in caso di attacchi come quelli dell'Isis due anni fa a Parigi, è necessario rimanere immobili e non muoversi fino al cessato allarme.
Il principe William spara con una mitragliatrice leggere F-89 Minimi
RICK STEVENS / POOL / AFP  - Il principe William spara con una mitragliatrice leggere F-89 Minimi
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