Non basta leggere diecimila libri, bisogna viaggiare diecimila miglia (行万里路 读万卷书) - recita un proverbio cinese. Ai chengyu, i cinesi, danno ascolto. Segnatevi questi tre numeri: 4,4 miliardi, 135 milioni, 261,1 miliardi. Pensateli in dollari. No: non vi chiediamo di giocarli al lotto, ma di memorizzarli per il futuro. Sono queste le cifre con le quali i turisti cinesi stanno cambiando il mondo. Il primo numero - 4,4 miliardi - si riferisce al numero di viaggi che compiono ogni anno all’interno della Cina. Il secondo - 135 milioni – è il numero delle partenze internazionali registrate negli aeroporti cinesi nel 2016. Il terzo - 261,1 miliardi – sono i soldi che i medesimi viaggiatori hanno speso viaggiando per il mondo (dati dell’agenzia delle Nazioni Unite). In Europa si parla di 10 milioni arrivi, di cui 2 in Italia (dati China Friendly Italy). “I turisti cinesi sono il motore di cambiamento più potente dell’industria del turismo mondiale”, spiega al South China Morning Post, sillabando ogni singola parola, Taleb Rifai, segretario generale del World Tourism Organization (UNWTO). Una forza dirompente lontana dall’esaurirsi, addirittura con un fortissimo potenziale ancora inespresso. A guardare sempre i numeri, solo il 6% dei cittadini cinesi possiede un passaporto: saranno 200 milioni – si stima – i cinesi che viaggeranno all’estero a strettissimo giro di posta.
In che modo i turisti cinesi cambiano il mondo?
Viaggiano in concomitanza con le loro festività – la Golden Week del 1 ottobre e la festa di primavera (Capodanno cinese) – quando l’Europa non è in vacanza. “Aiutano l’industria nei periodi di bassa stagione”, spiega Eduardo Santander, direttore esecutivo presso la European Travel Commission. Non solo. “Spesso scelgono località desuete: i luoghi più visitati in Germania non sono Berlino o Francoforte, ma Trier (Treviri), una piccola città nel il corso del fiume Mosella (
L’iniezione di turisti cinesi fa dunque bene all’economia del mondo. Ma è sempre così?
Dall’isoletta di Vanuato, nell’Oceano Pacifico Meridionale, messa in ginocchio dal ciclone Pam due anni fa e che punta sul turismo per finanziare le ricostruzione, lanciando a breve il primo volo diretto con la Cina, allo Zimbabwe, dove i cinesi spendono mediamente 1,250 milioni di dollari, gli operatori turistici esultano, e accolgono questa fonte umana di investimenti giacché alimenta, e non di poco, l’economia locale. Al punto da spingere molti Paesi, come il Brasile, a facilitare la richiesta di visto per i cittadini cinesi, o i Paesi dell’America Latina a coordinarsi per dividersi la fetta di torta: quando un cinese si spinge dall’altra parte del mondo, cerca di visitare più posti possibili, e i governi vogliono facilitare tali flussi. Ma c’è anche chi si lamenta della maleducazione dei turisti cinesi, che di certo non sono noti per igiene e pacatezza di maniera, come nelle Filippine.
Certo: i cinesi scelgono le mete anche in base al modo in cui vengono accolti. Anche in Italia è nato da tempo il bollino China Friendly. Un esempio è l’aeroporto Leonardo Da Vinci, in cima alla classifica degli aeroporti chinese friendly d'Europa. Dalla richiesta del boiler per l’acqua calda alle superstizioni su alcuni numeri maledetti (in Cina non esiste il quarto piano perché il suono della parola “quattro”, si, 四, è simile alla pronuncia della parola “morte”, si, 死), adattarsi alle esigenze dei turisti cinesi non è complicatissimo: “Non devi ristrutturare gli alberghi eliminando le camere con i numeri sciagurati, ma basta imparare a comunicare con loro”, spiega Carlos Sentís, a capo del progetto Spagna-Cina presso la società di consulenza. Henkuai.
Tranquilli: i cinesi prediligono le mete asiatiche, come la Thailandia, dove l’anno scorso il numero di turisti dalla Cina ha raggiunto quota 8,7 milioni, o il Giappone, dove la domanda cinese ha fatto schizzare il prezzo delle smart toilet come a Hong Kong quello del latte in polvere (di cui i cinesi sono matti).
2018: anno del turismo Europa-Cina
Ma restando in Europa, con la “super golden week” che si conclude domenica 8 ottobre, la China Tourism Academy ha previsto 710 milioni di viaggi: decine di milioni di cinesi sono partiti per raggiungere varie località della Cina interna, pronti a spendere 75,4 miliardi di euro: di questa massa di viaggiatori, sei milioni, si stima, sono andati all’estero, e dove stanno spendendo il 27% del loro budget in shopping. Come scrive oggi il Sole 24 Ore, ci si aspetta che gli arrivi in Italia aumentino del 17,7%, superando la Francia (+11%) e la Spagna (+10%). L’Italia è una meta privilegiata per lo shopping: secondo i dati della società Premier Tax Free, citati sempre dal Sole 24 Ore, il Bel Paese è leader europeo per quanto riguarda i servizi di tax free shopping (turisti extra-Ue sono esenti da tasse e iva) con un aumento del 24% rispetto all’anno scorso (soprattutto a Milano e Roma, in calo a Venezia). Bankitalia stima inoltre che i 280mila turisti cinesi che hanno visitato l’Italia l’anno scorso abbiamo speso 431 milioni di euro. Se oggi l’Europa attrae il 15% dei turisti cinesi, i numeri sono destinati a crescere nel 2018 che sarà l’anno del turismo Europa-Cina.
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