Con un post su Facebook, Mark Zuckerberg ha annunciato che il suo proposito per il 2019 sarà di incontrare fisicamente le persone per parlare del futuro, trasmettendo sui suoi (letteralmente) social i dibattiti che ne scaturiranno. Generalmente schivo e poco incline alle grandi folle, il fondatore di Facebook - e proprietario di Instagram e Whatsapp -, si apre così a una delle più “intellettualmente interessanti” sfide che abbia mai affrontato.
“Ogni anno scelgo una sfida personale per imparare qualcosa di nuovo - si legge nel post di Zuckerberg -. Ho costruito un’intelligenza artificiale per la mia casa, corso 365 miglia, visitato ogni Stato degli Stati Uniti, letto 25 libri e imparato il mandarino” e prosegue: “L'anno scorso ho dedicato quasi tutto il mio tempo ad affrontare questioni importanti riguardanti le elezioni, la privacy e il benessere. Facebook è un'azienda diversa da quella di un paio di anni fa a causa di una maggiore attenzione a queste domande. Si tratta di questioni complesse e continueremo a concentrarci su di esse per gli anni a venire”.
L'annus horribilis
Il 2018 è stato un anno difficile per Zuckerberg e il suo impero: a partire dallo scandalo Cambridge Analytica, dove un’azienda britannica ha usato le informazioni di 87 milioni di profili Facebook per cercare di condizionare l’opinione pubblica degli elettori statunitensi a favore di Donald Trump nelle elezioni del 2016.
Poi l’attacco informatico ai sistemi di Facebook, scoperto a settembre, che ha portato all’esposizione degli account di 29 milioni di utenti. E ancora: i dati sulle visualizzazioni dei video gonfiati, le campagne sponsorizzate dai servizi segreti russi su Facebook e Instagram, un’inchiesta del New York Times secondo la quale l’azienda ha cercato di collegare gli attacchi a Facebook al magnate George Soros così da innescare una teoria del complotto.
Zuckerberg ha anche testimoniato di fronte al Congresso per rispondere alle accuse rivolte alla sua macchina dell’informazione, mostrandosi ripetitivo, elusivo e generalmente sicuro di sé nonostante le pesanti accuse sulla mancata capacità di impedire che le sue piattaforme diventassero strumenti di propaganda nelle mani dei servizi segreti russi.
E potrebbero essere proprio questi episodi, dove Zuckerberg ha dovuto rispondere di gravi accuse - a volte finendo per diventare anche il capro espiatorio delle mancanze di altri colossi informatici - ad aver convinto il programmatore che era il momento di cercare nuovi mezzi di dialogo con i suoi utenti.
I dubbi dell'imperatore di internet
“Ci sono così tante grandi domande sul mondo in cui vogliamo vivere e sul posto che deve avere la tecnologia al suo interno”, scrive, anticipando alcune delle domande alle quali vorrebbe dare una risposta tramite un confronto con esperti, tecnici e cittadini.
“Vogliamo che la tecnologia continui a dare voce a più persone o che dei guardiani controllino quali idee possono essere espresse? Dovremmo decentralizzare l'autorità attraverso la crittografia o altri mezzi per mettere più potere nelle mani della gente? In un mondo in cui molte comunità fisiche si stanno indebolendo, quale ruolo può svolgere Internet nel rafforzare il nostro tessuto sociale?"
"Come possiamo costruire una rete che aiuta le persone a riunirsi per affrontare i più grandi problemi del mondo che richiedono una collaborazione su scala globale? Come costruire una tecnologia che crea più posti di lavoro piuttosto che costruire un'intelligenza artificiale che automatizzi ciò che le persone fanno? Che forma prenderà tutto questo ora che lo smartphone è una tecnologia matura? E come manteniamo il ritmo del progresso scientifico e tecnologico in tutti i campi?”.
Tante domande che la comunità tecnologica si pone ogni giorno e che potrebbero trovare spazio proprio sui profili social del creatore di Facebook, a conferma di quanto non sia mai semplice uscire dalla propria zona di comfort.