Un nuovo giornale online fatto solo da giornalisti giovani per aiutare a ricucire il 'divorzio' che c'è stato fra i giovani e l'informazione: così il direttore di La7, Enrico Mentana, ha spiegato uno dei principali obiettivi del suo nuovo progetto editoriale. Parlando sul palco di Campus Party a Rho Milano Fiera, Mentana ha osservato che "il giornalismo tradizionale sta morendo perché la maggior parte dei giovani non legge un giornale tradizionale, perché c'è un problema contenutistico e generazionale".
Il dramma dell'Italia
"Questo vale anche per la tv. La maggior parte delle notizie sono fatte da persone di 50-60 anni e rivolte a altre persone di 50-60 anni", ha sottolineato. "Io penso che si possa e si debba ricreare un rapporto fra i giovani e l'informazione. Per farlo però serve creare un profilo informativo adatto a loro", ha continuato Mentana. "Nella società italiana tutto è stato fatto per preservare l'esistente e tener seduto chi è seduto, e questo è il dramma dell'Italia almeno degli ultimi dieci anni. I protagonisti restano sempre gli stessi, anche nel giornalismo. Solo un giornale online fatto direttamente dai giovani e per i giovani può colmare in parte quel divario di cui ho parlato: serve che i giovani siano una linfa nuova e accettata", ha aggiunto il giornalista.
Un migliaio di curriculum in due ore
"Creare questa cosa sarà una goccia nel mare, ma magari potrà dare un esempio che spero sia contagioso. Vi sprono a essere forti", ha continuato Mentana, lamentando di aver visto, anche nei cv che gli sono arrivati per la nuova iniziativa editoriale, "nessuna volontà di rischiare, che è la vera caratteristica dei giovani". Il direttore del Tg La7 non ha voluto sbilanciarsi per ora sulla composizione del team né sull'impegno economico che richiederà il progetto. "Spero di creare un'idea di giornale che possa fare in modo di avere una garanzia dalla raccolta pubblicitaria. Un praticante ha un costo industriale di oltre 20mila euro e i praticanti saranno tanti", ha detto. Alla mail che ha indicato su Facebook per raccogliere le candidature sono arrivati in 2 ore circa 1000 cv e vista l'eco che ha avuto la sua proposta l'aspettativa è che ne arrivino decine di migliaia. "Mi aspettavo che questa idea avesse un'eco, ma è superiore alle mie aspettative. Ovunque io vada tutti me ne chiedono conto", ha chiosato, prima di respingere anche solo l'idea di un supporto dal mondo politico. "Spero proprio non ci sia nessun intervento della politica o del governo", ha detto rispondendo a una domanda. "Sarebbe l'ultima cosa che verrebbe capita. L'unica cosa che potrei auspicare, ma vale per tutti, anche per gli editori veri o per le imprese degli altri settori, è una detassazione più ampia possibile per le assunzioni dei giovani: farebbe bene a tutti e non ci sarebbero più alibi per chi non vuole assumere".
Quale ruolo per Cairo?
Mentana si è soffermato anche sul ruolo che (non) avrà Urbano Cairo, editore di La7 e del Corriere della Sera, nel progetto. Se l'imprenditore aveva recentemente detto di voler accompagnare il giornalista nell'iniziativa, Mentana ha precisato che non lo farà come editore. "Non può essere l'editore di questo giornale, altrimenti non di capirebbe perché i giovani non li assume al Corriere della Sera o da un'altra parte. Sarebbe incongruo", ha detto. "È ovvio che quando ci sarà questo giornale ci saranno dei garanti. Non avrà scopo di lucro, se ci si rimette ci si rimette, ma se si va in attivo si reinveste. È ovvio che se ci sarà bisogno ci saranno delle donazioni, ma al momento opportuno", ha aggiunto. Mentana ha anche polemizzato con chi gli chiedeva la struttura finanziaria del progetto. "Lo schema dei vecchi giornalisti è sempre quello, chiedersi chi ci sia dietro. Non c'è ancora un davanti, figuriamoci se c'è un dietro", ha detto. "È chiaro che se vorrò dare una cosa forte a Cairo gli darò la raccolta pubblicitaria, perché è lì che si guadagna. Ma né a Cairo né a Rds, i miei editori, non ho chiesto niente", ha aggiunto.
"Oggi tutti credono di aver accesso ad ogni informazione, ma io credo ci sia un effetto saturazione. Quando tu apri il pc e hai migliaia di pagine web, in realtà non leggi più niente. Se non hai un mediatore non sai cosa stai cercando. Non c'è arroganza, c'è però l'illusione di essere informati", ha spiegato Mentana. Che si è poi soffermato sul suo modo di comunicare e discutere via Facebook: "Sul web bisogna discutere con gli stupidi, perché altrimenti la gente potrebbe pensare che lo stupido abbia ragione", ha detto citando l'aforisma secondo cui 'non bisogna mai discutere con uno stupido, perché ti porta sul suo livello e ti batte con l' esperienza'. "Troppe volte i giornalisti vivono in una torre d'avorio, convinti che ci sia la realtà e poi il web, ma il web ormai è la realtà. Bisogna scendere dalla torre e misurarsi, spiegando il proprio punto di vista a chi si confronta civilmente. Di fronte agli avvelenatori di pozzi si bonifica il pozzo e poi si prende a calci l'avvelenatore. Alla fine la vittoria disinteressati sugli interessati sarà la grande battaglia vincente sul web", la conclusione del direttore di Tg La7.
E il collega di Dire si becca del "coglione"
Durante l'evento si è registrato uno scontro con il cronista di Dire, che aveva posto la domanda sull'eventuale ruolo di Cairo nel progetto editoriale. A raccontarlo sul sito dell'agenzia stampa è il direttore Nico Perrone. "Che si sia trattato di una sorta di trance collettiva, che non si poteva interrompere, lo si è capito quando il semplice (e giovane) cronista dell’agenzia Dire ha riportato tutti alla banalità del quotidiano chiedendo: il giornale lo finanzierà il suo editore Urbano Cairo? Apriti cielo. Una domanda terra terra che ha fatto uscire dai gangheri il mega-super-direttore inventore della nuova frontiera della comunicazione", scrive Perrone, "alla fine Mentana, infastidito, ha dato del coglione al cronista della Dire. Per una risata dei suoi adepti ha messo alla berlina un cronista colpevole di fare il suo mestiere. Un lavoro, che se ben fatto, alla fine punta solo a scoprire la verità. E la verità fa sempre male a qualcuno. In questo caso a Mentana, che non vuol dire chi pagherà la sua nuova impresa. Perché se i suoi giovani giornalisti avranno, come ha detto, tutti un contratto, serviranno milioni di euro. Alla fine, come capita sempre con i potenti di turno, Mentana ha preso a male parole il (vero) giovane cronista solo per non rispondere a una domanda scomoda ma lecita. Una parolaccia per lui, una medaglia per l’agenzia Dire, dove lavorano 62 giovani giornalisti, età media 34 anni, contrattualizzati. Ragazzi e ragazze con un anno in più di quelli che vuole Mentana. Fuori target per lui, forse. Ma che non hanno dimenticato che il vero giornalista fa domande e non si inchina".