Il 22 Aprile è la Giornata della Terra (Earth Day), una ricorrenza che, da quasi cinquant’anni, ci ricorda quanto sia stretto il legame tra l’umanità ed il pianeta che la ospita. Quest’anno, però, la Giornata della Terra assume una valenza tutta particolare perché è stato scelta per organizzare una grande manifestazione mondiale a supporto della scienza. Si chiama March for Science e ne parla Umberto Guidoni nel suo post.
Vediamo di capire la ragione di questa scelta, cominciando con una breve storia dello Earth Day.
Nato in USA nel 1970, all’alba della consapevolezza ambientale, lo Earth Day è cresciuto nel tempo di pari passo con le nostre preoccupazioni sull’impatto dell’uomo sull’ambiente e sul clima della Terra. Non è un caso che nel 2009 l’Assemblea Generale delle Nazioni Unite abbia proclamato il 22 aprile la Giornata Internazionale della Madre Terra.
L’anno scorso lo Earth Day era coinciso con l’apposizione delle prime firme di ratifica dell’Accordo di Parigi, adottato il 12 dicembre 2015 da 196 nazioni presenti alla storica riunione dedicata alla lotta al cambiamento climatico. Ricordiamo che per fare in modo che l’accordo, nel quale i Paesi si impegnano a limitare le emissioni di gas serra per evitare che il riscaldamento globale superi la soglia dei 2 gradi, passasse da una dichiarazione di buone intenzioni a un impegno concreto occorreva che venisse superato un doppio quorum. Si era stabilito che fosse necessaria la ratifica di non meno di 55 paesi le cui emissioni superassero il 55% del totale mondiale.
Il delicato gioco di percentuali che può salvare il pianeta
Obama e il premier cinese, a nome dei due maggiori produttori di gas serra, avevano dato il buon esempio firmando a settembre a lato del G20 in Cina. Il 2 ottobre aveva firmato l’India portando il conteggio a 62 paesi con il 52% delle emissioni. L’Unione europea, responsabile del 12% delle emissioni, aveva ratificato il 4 ottobre ed era stato proprio il voto del parlamento europeo a fare superare il quorum delle emissioni e a fare scattare il conto alla rovescia per l’entrata in vigore degli accordi di Parigi che sono diventati una realtà il 4 novembre dell’anno scorso. Si è trattato di un successo epocale della diplomazia, sicuramente spinto dalle preoccupazioni per un clima sempre più caldo. A parere di molti, questa è l’ultima possibilità per combattere il cambiamento climatico prima che la situazione esca di controllo.

E venne Trump a sparigliare le carte...
Pochi giorni dopo l’entrata in vigore dell’accordo, però, la situazione geopolitica è cambiata drasticamente con un nuovo Presidente Usa che non mostra grande sensibilità per i temi ambientali neppure a quelli scientifici. Un atteggiamento che si riflette nel budget proposto a marzo dal Presidente Trump al Congresso dove si contempla un significativo aumento delle spese militari a scapito dei finanziamenti alla scienza e al welfare.
Le più colpite sono le organizzazioni che si occupano di studio del clima, prima tra tutti la EPA (Environmental Protection Agency) il cui budget verrebbe drasticamente ridotto, ma anche la ricerca medica verrebbe pesantemente penalizzata. Usiamo il condizionale perché il budget è una proposta che deve essere approvata dal Congresso dove, per fortuna, la ricerca scientifica ha molti sostenitori (anche tra le file dei repubblicani) e si spera che i tagli possano essere mitigati.
Le verità scomode che non stanno in un tweet
Tuttavia il messaggio è forte e chiaro. Abbasso la scienza ed abbasso gli scienziati che si ostinano a voler raccogliere dati che contraddicono le verità twittate dal Presidente che non crede nel cambiamento climatico e che vorrebbe ordinare alla NASA di chiudere le missioni di osservazioni della Terra per evitare che raccolgano dati sullo stato del clima.

Ecco spiegato il legame tra il giorno della Terra e la March for Science.
E’ una marcia politica? Sicuramente è una marcia contro l’atteggiamento antiscientifico che serpeggia nella nuova amministrazione americana (e non solo in quella). E’ una marcia a sostegno dell’evidenza che non può essere cambiata per fare piacere al potente di turno che inventa i “fatti alternativi”.
Fanno bene gli scienziati a protestare? Gli scettici sostengono che un atteggiamento deciso radicalizzerà le posizioni, peggiorando la situazione. Tuttavia, l’attacco è così pesante che non si può lasciar correre.
Per evidenti ragioni, l’evento principale sarà a Washington ma sono previste oltre centinaia di marce sparse in tutto il mondo .
Gli eventi in programma in Italia saranno sette. Scegliete il vostro