C’è qualcosa di romantico e di irresistibile in questo ultimo atto della sonda Cassini che non a caso la Nasa ha chiamato Grand Finale, in italiano, come se fosse il finale appunto di una recita teatrale. Mentre parliamo la sonda sta per sfracellarsi, il termine non è tecnico me ne rendo conto, nell’atmosfera di Saturno, il pianeta che ha studiato per tredici anni, girandogli attorno e riprendendolo da tutte le angolazioni possibili e mandandoci qui sulla Terra oltre 25 milioni di immagini - molte mozzafiato - e dati utilissimi per capire chi siamo, da dove veniamo e da dove nasce la vita.
Era partita quasi venti anni fa la sonda Cassini, il 15 ottobre 1997 da Cape Canaveral, e anche in questo c’è un dato che lascia stupiti perché oggi quasi nulla dura vent’anni: non un’automobile, un elettrodomestico, figurarsi un telefonino: eppure questi 2.523 chilogrammi di tecnologia pensata e realizzata in un’altra epoca hanno svolto egregiamente la missione assegnata: studiare il pianeta con gli anelli, proprio come aveva fatto quattro secoli fa, con ben altri strumenti, l’astronomo italiano Giandomenico Cassini che le ha dato il nome.
Vent’anni di onorato servizio senza mai creare un problema, senza chiedere nulla e adesso il Grand Finale. Carburante finito, come previsto, impossibile riportarla indietro, ma anche lasciarla a vagare nello spazio: lo avrebbe inquinato. E quindi è stato scelto che l’ultimo atto fosse una specie di missione suicida, o meglio un canto del cigno, disintegrarsi nell’atmosfera del pianeta, per mandare sulle Terra dati ancora ignoti. Cassini naturalmente ha obbedito: mesi fa, sfruttando l’orbita di Titano, una delle lune di Saturno, ha preso la rincorsa come se fosse una fionda e si è diretta verso Saturno a oltre 100mila chilometri all’ora con gli strumenti accesi per l’ultima volta. In fondo per 13 anni Cassini non ha fatto altro: guardare Saturno; ora è come se volesse abbracciarlo. Se non fossero una vecchia sonda e un gelido pianeta potresti parlare d’amore. E dire che dopo un ultimo sguardo al suo amato, Cassini si spegnerà per sempre.