È morto Ennio Morricone e l'amico legale Giorgio Assumma, oltre a specificare che è morto con il conforto della fede, aggiunge che "i funerali si terranno in forma privata nel rispetto del sentimento di umiltà che ha sempre ispirato gli atti della sua esistenza".
È davvero stato così al punto che io, da bambino, credevo che Morricone fosse sinonimo di "colonna sonora". Un po' come "bic" - un'azienda fondata nel 1945 dal barone Marcel Bich - per me voleva dire "penna a sfera" o "zoppas" - azienda fondata nel 1925 da Ferdinando Zoppas - voleva dire "lavatrice". Accendi la zoppas, diceva mia mamma al telefono: e io dovevo schiacciare il tasto rosso che faceva lavare i panni.
Allo stesso modo "metti enniomorricone", significava ascoltare le indimenticabili colonne sonore dei film di Sergio Leone: "Per qualche dollaro in più" o "Il buono il brutto e il cattivo". Capitemi, erano il 1964 e il 1965 e io avevo, rispettivamente, cinque e sei anni. Che "Ennio Morricone" fosse un compositore in carne ed ossa e non il genere musicale delle colonne sonore dei film, lo compresi nel 1986, con Mission: ma allora avevo 27 anni, insomma ormai ero un ometto in grado di comprendere che ci sono delle persone che incarnano dei miti.
E così la morte di Morricone a 91 anni non mi rattrista, ma me lo fa sentire più vicino. Perché fin da quando ero piccolo Ennio non era per me un musicista ma la colonna sonora della mia vita: non è stato un amore all'inizio della mia vita ma la mia vita che iniziava con un amore.
Quando raccontavo il mio entusiasmo per Morricone, a volte trovavo sorrisetti poco convinti: erano soprattutto quelli di chi classificava la musica tra "impegnata e non impegnata". Non mi è mai piaciuta questa distinzione così come quella tra musica "giovane e meno giovane". Perché la musica e le sue parole esprimono sempre qualcosa che, o abbiamo, o abbiamo avuto, e ritrovarla è un piacere.
L’amore, il coraggio, la sfida, la missione è come lo si canta a vent’anni perché quando ami, osi, immagini, hai sempre vent’anni anche se ne hai settanta. E si cresce ma non di età. Crescono le idee, tu impari a farle diventare progetti e il tempo si ferma. E la musica non ha più età, non è classica, o seria, o da colonna sonora, ma è musica. Punto. Morricone cercava un senso dentro il viaggio della sua vita: come tutti cerchiamo, sempre, ad ogni età, un senso dentro il viaggio che facciamo per poi scoprire che il senso era il viaggio stesso e quelli con cui lo facevamo.
Scrivo queste parole per ringraziare Morricone che ha alimentato la mia creatività, i miei pensieri. Che mi è stato accanto tutta la vita dandomi la forza, sempre, di smontarla e poi rimontarla non so quante volte. Dicendomi di non avere paura. Che è solo un’altra storia. Che ci sarà un’altra canzone. E che lui è lì per scriverne la colonna sonora