AGI - “Sul centrale di Wimbledon per Sinner saranno importanti la qualità e la continuità del servizio. Gli permetterebbero di andare a comandare, impedendo ad Alcaraz di trovare delle variazioni, dei varchi per imporre il suo talento, come è successo nella finale del Roland Garros”. È l'analisi di Danilo Pizzorno, non per niente il re della videoanalisi, l’allenatore (e oggi anche coach di Ljudmila Samsonova, arrivata nei quarti di Wimbledon) che ha sviluppato il prezioso strumento nell'allenamento dei campioni.
Ha puntato a lungo le sue telecamere su Jannik, avendolo seguito dai 14 ai 17 anni, quando il futuro numero uno del mondo si allenava a Bordighera, da Riccardo Piatti: “Era un ragazzino che pensava al tennis dalla mattina al momento di andare a dormire, ripeteva i movimenti appena perfezionati anche quando uscivamo per mangiare un gelato - ricorda - una sera venne a dormire a casa mia, la mattina presto mi svegliarono dei rumori: era lui che provava i colpi a vuoto in camera”.
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Sul servizio hanno lavorato parecchio anche grazie alla videoanalisi, con grande soddisfazione di Jan che gli chiedeva sempre di fargli vedere i video sottolineando di essere abituato al metodo, visto che quando sciava il suo maestro gli mostrava sempre come scendeva sulla neve. “Lavoravamo soprattutto sulla stabilità del servizio, era un ragazzo che stava crescendo, aveva già le gambe lunghe ma ancora pochi muscoli e, andando a colpire la palla tendeva a perdere la posizione e il carico - spiega - abbiamo perfezionato la spinta verso l’alto introducendo il foot-up (l’avvicinamento dei piedi durante l’esecuzione del servizio ndr). Una tecnica che si è portato dietro, per poi tornare al foot-back (piedi distanziati) e poi ripristinarla in tempi recenti: “Ma anche con noi, negli anni in cui l’ho seguito, Jannik ha utilizzato il foot-up a fasi alterne, era ancora un ragazzo che si stava formando ed era più o meno utile in base alle fasi della sua crescita”.
Se per il rovescio Pizzorno ha dovuto faticare ben poco (“aveva già un timing incredibile, andava sempre a cercare la palla, non aveva paura di anticiparla neanche quando giocava contro i più forti”) per il dritto la videoanalisi è servita parecchio: “Jan fermava il movimento - spiega - all’inizio preparava il colpo troppo tardi, poi al contrario esagerava e apriva troppo presto, siamo riusciti a fargli trovare il timing nell’esecuzione”. Anche grazie al muro, contro il quale Sinner si è esercitato a lungo, con la “tigna” che lo contraddistingueva fin da ragazzino.
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L'importanza dei turni di battuta
Ma conterà soprattutto il servizio: Pizzorno si augura che nella finale di Wimbledon Sinner riesca ad avere la stessa continuità mostrata nella semifinale contro Djokovic: “Sarà importante la tenuta a lungo termine, nella semifinale il servizio è stata l’arma che ha permesso a Jan di togliere tempo e fiato a Djokovic” analizza Pizzorno sicuro che il servizio darà a Sinner l’opportunità di avventurarsi a rete.
“Ma dovrà cercare di non avere battute d’arresto. Se ci saranno momenti in cui la prima palla non entra Alcaraz ne approfitterà: ha la grande qualità di saper sfruttare ogni minimo varco come abbiamo visto nella finale del Roland Garros”. Ma quanto inciderà domani il ricordo recente di quella sconfitta amara? “Per niente, anzi. Se per altri campioni una sconfitta come quella può trasformarsi facilmente in una fonte di frustrazione, per Sinner è diverso: la sconfitta, anche quella più cocente, diventa soprattutto una sfida per migliorarsi”.