AGI - Malva, bianco e verde. Ma anche tocchi discreti di rosa e giallo pastello. A pochi giorni dall'inizio di Wimbledon (30 giugno – 13 luglio), il più prestigioso dei tornei su erba, i giardinieri del tempio londinese del tennis sono al lavoro per trasformare lo storico impianto in un perfetto “giardino all’inglese”. Si lavora ovunque: taglio delle siepi, pacciamatura, potature selettive. Con una superficie di 170.000 metri quadrati, la manutenzione del sito richiede una preparazione continua. “C’è davvero molto da fare”, spiega all’AFP Martyn Falconer, da 11 anni responsabile del verde all'interno dell'All England Lawn Tennis Club, dove lavora da oltre un quarto di secolo.
Il team fisso è composto da dieci giardinieri e due apprendisti, ma raddoppia nei giorni che precedono il torneo. Obiettivo: rendere il complesso impeccabile per i più di 500.000 spettatori attesi nelle due settimane dello Slam.
I colori
“Non ci si ferma mai”, racconta Falconer. “Anche quando il pubblico sarà dentro, ogni mattina dovremo continuare a innaffiare, curare, togliere i fiori appassiti. È un lavoro quotidiano". Oltre alle migliaia di piante presenti stabilmente nell’impianto, ogni anno ne vengono consegnate altre 27.000. Le tonalità dominanti sono quelle classiche di Wimbledon, verde, bianco e malva, ma c’è spazio anche per nuance più tenui: “Usiamo anche rosa e giallo pastello”, spiega Falconer. “Ma nulla di troppo vistoso. Niente fiori arancioni, per capirci.”
Le piante vengono coltivate direttamente sul posto, nel vivaio del club. “Iniziano a crescere in serra e poi le trasferiamo nei vasi o nei punti chiave del complesso. Bisogna consegnarle in tempo, crescono in fretta.” Tra le varietà più usate ci sono ortensie, petunie, rose ed edera, disposte lungo i vialetti, appese ai muri o sistemate in fioriere mobili.
Il cambiamento climatico e il pubblico maleducato
Il cambiamento climatico è diventato una delle principali sfide per la squadra di giardinieri e professionisti del verde. Nel 2025, ad esempio, le settimane precedenti al torneo sono state segnate da caldo e siccità. “Forse sono l’unico qui a sperare che piova”, scherza Falconer. Ma c’è anche un altro nemico, più inaspettato: il pubblico. “Tante persone si siedono sulle nostre fioriere. Quando devono cercare un posto comodo, lo trovano lì”, dice ridendo, ma non troppo.
Per ovviare al problema, i giardinieri hanno ideato una tecnica chiamata “Wimbledon twist”: un piccolo ritocco strategico alle piante danneggiate per prolungarne la vita di qualche giorno. E quando non basta, si ricorre alle scorte: “Abbiamo una selezione di riserva pronta all’uso, per mantenere la qualità fino alla finale.”
Una missione che dura esattamente due settimane, a differenza degli altri Slam, dove le qualificazioni si svolgono sullo stesso sito, ma che richiede mesi di lavoro invisibile. “È un impegno enorme”, conclude Falconer. “Ma Wimbledon è unico, anche per questo”.
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