Fine dell’era Malagò: fuori dal Coni, ma c’è chi resta
- Giovanni Malagò
AGI - Tra pochi giorni, dopo dodici anni, Giovanni Malagò non sarà più il numero 1 dello sport italiano: il 26 giugno al Coni si svolgeranno le elezioni per il presidente e Malagò per legge non potrà essere rieletto per il quarto mandato.
In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, il presidente uscente del Coni parla della corsa alla sua successione, ma anche di tanto altro. Si comincia dai candidati alla sua poltrona, da Luca Pancalli che ha spiegato che con lui il Coni "non avrà l'eccessiva personalizzazione" della gestione Malagò, non tanto distante dal ministro dello Sport, Andrea Abodi, che attende "un cambiamento di indirizzo che superi la dimensione personalistica".
"L'uscita di Pancalli è stata non solo poco elegante, ma anche controproducente rispetto a chi dovrà votarlo. Non commento le parole di Abodi. Ho sempre lavorato al servizio dello sport italiano e dell'istituzione Coni", la risposta di Malagò che sottolinea di sostenere apertamente la candidatura di Luciano Buonfiglio, presidente della Federazione italiana canoa kayak - Fick.
"Non esistono sottotraccia, non è questo il mio metodo - spiega - le motivazioni del mio sostegno a Buonfiglio sono state espresse ai presidenti federali quando presi atto che non ero più candidabile. Ho molto apprezzato che la candidatura di Luciano sia sempre stata subordinata alla mancata possibilità di ricandidarmi. Di quella di Pancalli, invece, ho appreso dai giornali. Buonfiglio è presidente federale di lungo corso e di esperienza nazionale e internazionale - aggiunge - la sua candidatura è logica e coerente. Potrei telecomandarlo? Una cattiveria gratuita nei miei e nei suoi confronti: non vedo l'ora di dimostrare che non è cosi'".
In corsa anche l'85enne Franco Carraro. "È frutto della situazione particolare che si è creata con il tira e molla sul mio rinnovo, di un'incertezza che ha portato a gonfiare a dismisura anche il numero di candidati per la Giunta. Con Carraro ho un'amicizia antica, c'è un rapporto di stima". Malagò spiega che avrebbe voluto Diana Bianchedi o Silvia Salis, ma "quando ho consultato i presidenti federali e ho capito che avrebbero votato solo uno di loro, con franchezza ho detto a Diana di lasciar perdere. Quanto a Salis - continua - ha fatto una scelta politica diversa e di successo diventando sindaco a Genova".
Lascia il Coni con amarezza, avrebbe voluto chiudere dopo le Olimpiadi di Milano-Cortina e sottolinea: "Mai chiesto il quarto mandato, ma una proroga. Come vi sentireste - chiede Malagò - se dopo 12 anni e in prossimità delle Olimpiadi vi dicessero che non siete prorogabili nemmeno per sei mesi mentre chi è alla guida del Comitato Paralimpico da un tempo doppio rispetto al vostro può candidarsi per il Coni (facendo allusione a Pancalli)? Dopo aver lavorato per sette anni a contatto con i miei colleghi dei comitati olimpici nazionali una proroga avrebbe dato continuità e permesso a loro di poter dialogare con lo stesso soggetto. Se il veto fosse stato posto subito, nulla da dire - aggiunge - ma è stato introdotto dopo sei anni. Credo che chiunque si renda conto che non capita ogni giorno che un Paese organizzi le Olimpiadi e le Paralimpiadi in casa: è una situazione unica. Sono fatalista e sereno. Pensavo che la proroga sarebbe stata la soluzione giusta ma è andata cosi' e sono focalizzato solo sul futuro".
Malagò si toglie finalmente i sassolini dalle scarpe e fa nomi e cognomi (in realtà noti) di chi ha remato contro di lui. "Sicuramente Paolo Barelli, deputato, presidente della Federnuoto che ora sostiene Pancalli", ma anche il numero 1 del tennis italiano, Binaghi, con cui il rapporto è sempre stato difficile.
"Barelli e Binaghi sono due eccellenti presidenti federali, risultati e numeri parlano per loro. Nella scorsa tornata elettorale sostenevano la candidatura di Di Rocco contro la mia, prima ancora quella di Pagnozzi. Hanno perso di brutto e capisco la loro delusione - aggiunge - ma come puoi criticare il Coni o sostenere un candidato se per 4 anni non ti sei mai fatto vedere a una riunione del Consiglio Nazionale? Come può Pancalli dire che non c'è la politica dietro la sua candidatura quando Barelli sta lavorando ventre a terra per lui? Per Petrucci vanno coinvolti in Giunta? Ma sapete quante volte gliel'ho proposto? Ma non puoi fare politica dello sport stando fuori dal Coni", spiega.
Poi aggiunge: "Io qui sono il primo ad arrivare, l'ultimo ad andare via. Lo faccio in maniera volontaristica da 12 anni. Le critiche si fanno partecipando". Ha sempre detto no alla politica. "Mi hanno proposto di tutto: deputato, senatore, membro dell'esecutivo. Fino ai miei 50 anni dovevo occuparmi delle aziende di famiglia ed era un impegno enorme. Da quando sono al Coni, penso solo al Coni: per altro non c'è spazio. Da marzo 2026 qualcosa potrebbe cambiare".
Si parla di Malagò alla Roma (di cui è tifoso), alla Ferrari e di tanto altro. "Posso essere onorato, lusingato, ma la priorità fino a marzo 2026 sono le Olimpiadi di Milano e Cortina. Poi, vedremo". Calcio e F1 due passioni per il presidente del Coni e per tutti gli italiani, ma negli ultimi anni le gioie sono state pochissime.
"Capisco la preoccupazione. Per la Nazionale, il 90% degli italiani, me compreso, era felice della scelta di Spalletti per il dopo Mancini. Oggi ci ritroviamo in una situazione di grande emergenza e la cosa che mi mette più tristezza è che manchi addirittura il fuoco sacro di andare a vestire la maglia della Nazionale. La Ferrari? Sono completamente coinvolto nella storia, mi dispiace tantissimo che non siamo particolarmente competitivi e mi limito a dire che la realtà industriale è eccellente sotto ogni punto di vista".
Chiusura dedicata al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Con lui un grandissimo rapporto. "Due cose voglio dire. La prima è che non si può immaginare un capo dello Stato migliore e più vicino allo sport di lui. La seconda, non certo a livello personale, ma per questo mondo che ancora per qualche giorno rappresento, è: grazie presidente".