AGI - Sul debutto del surf alle Olimpiadi di Tokyo arriva l'onda lunga della polemica degli appassionati che denunciano l'inadeguatezza dello specchio d'acqua di Tsurigasaki Beach, la sede delle gare giudicata piccola, corta e troppo poco ventosa. Tra i fan e gli addetti ai lavori ci si interroga se non sarebbe stato più opportuno per lo spettacolo usare un bacino chiuso in cui si potessero produrre le onde artificiali con le tecnologie già sperimentate con successo dalla California all'Australia
La tavola irrompe ai Giochi
Il surf, nello stile, 'shortboard' è una delle 'new entry' dei Giochi nipponici: le gare, vento permettendo, sono in programma dal 26 al 29 luglio nelle acque oceaniche di Shidashita, vicino a Chiba, a 60 km da Tokyo. In gara ci sono 20 atleti in campo maschile e 20 in campo femminile: una giuria valuterà le prestazioni di ciascun rider con un punteggio da 1 a 10 basandosi su velocità, potenza e flusso di ogni manovra.
I dubbi degli atleti
Stephanie Gilmore, sette volte campionessa del mondo di surf, ha affermato che le sarebbe piaciuta l'idea di gareggiare in un bacino artificiale perché l'Olimpiade è solo ogni quattro anni e tutti dovrebbero confrontarsi al livello più alto: “Darebbe a tutti le stesse opportunità nel potersi misurare sulle onde", ha osservato. Nel 2015, quando aveva presentato la domanda di ammissione ai Giochi, il presidente della Federazione internazionale di surf, Fernando Aguerre, si era sentito dire dagli organizzatori che le gare si sarebbero tenuto nell'oceano. “Questo per noi era ok, perché all'epoca non c'erano ancora le tecnologie di cui disponiamo oggi", ha spiegato, "eravamo ancora all'età della pietra delle onde artificiali".
Le nuove tecnologie per le onde
In effetti le onde artificiali furono 'inventate' alla fine degli anni 80’ per l’intrattenimento nei grandi parchi acquatici come quelli di Dubai, Lanzarote e Giappone, ma solo negli ultimi anni sono state usate per fare surf su specchi d'acqua artificiali simulando le emozioni della tavola in mare. L'onda artificiale può essere statica o dinamica: nel primo caso, la tavola è ferma e l’acqua scivola sotto, un po' come avviene sullo skateboard quando si affrontano le rampe. E' un buon allenamento per lavorare sulle percezioni che si hanno sulla tavola, ma manca la ricerca dell’onda e il take-off. E' il sistema che viene usato, in Italia, al Wakeparadise Milano all’Idroscalo, con un sistema basato sul risucchio d’acqua.
L’onda dinamica, quella che si potrebbe usare per le gare olimpiche, simula invece fedelmente il mare perché si muove come un’onda vera e propria: se ne possono regolare altezza e la frequenza grazie a macchinari speciali come la cosiddetta Surf Lake australiana.
Le previsioni degli esperti
Le statistiche di Shidashita degli anni precedenti, assicurano gli organizzatori delle Olimpiadi, indicano che tra gli otto giorni assegnati per le gare (tenendo conto di eventuali rinvii), almeno la metà dovrebbero garantire onde accettabili. “Il posto è noto per l'esposizione alle giuste correnti in questo periodo dell'anno", ha detto Aguerre, "ha già ospitato gare internazionali e i campionati nazionali giapponesi, quindi siamo molto fiduciosi".
I migliori surfisti del mondo si stanno già preparando da anni alle gare sulle onde corte attese in Giappone: “Tutto il mondo ci guarderà, è una grande cosa per il nostro sport e sono felice di farne parte", ha detto Gabriel Medina, il 33enne brasiliano due volte campione del mondo favorito per una medaglia, "le onde in Giappone sono piccole e bizzarre ma se vuoi essere il migliore, devi esserlo in ogni condizione".
Intanto gli appassionati possono già sognare le Olimpiadi di Parigi del 2024, quando le gare di surf si terranno a Teahupo’o, nella Polinesia francese, in una zona famigerata per gli enormi e pericolosi barrel (onde a tubo) e in cui si sono disputate le gare più spettacolari di tutti i tempi.