AGI - "Quello che ha pagato sono stato io, ho pagato con l'uccisione pubblica, con una persona che mi ha sbeffeggiato, umiliato, è diventato tutto virale. Tutti sapevano di questa parola famosa, 'occhi spaccanti', parola che è andata più in voga di qualsiasi altra cosa, più della guerra, più dei massacri. Questa è stata l'Italia che mi ha massacrato. Io sono stato lasciato solo."
E' quasi uno sfogo quello di Raoul Bova, intervenuto durante il panel di Atreju su odio social, web reputation e deep fake, ripercorrendo la vicenda che lo ha visto protagonista questa estate, dopo la diffusione di alcuni suoi audio privati.
L'umiliazione pubblica e la solitudine
L'attore ha ripercorso la dolorosa vicenda che lo ha coinvolto, sottolineando come la diffusione non autorizzata di audio privati abbia portato a una vera e propria umiliazione pubblica. L'episodio, diventato rapidamente virale, è stato percepito da Bova come un vero e proprio "massacro" mediatico. L'attore ha espresso il suo senso di solitudine di fronte alla gogna mediatica, sentendosi abbandonato dall'Italia.
Il fenomeno degli "occhi spaccanti"
Un elemento centrale della vicenda è stata l'espressione "occhi spaccanti", che, secondo Bova, ha raggiunto una notorietà sproporzionata, superando l'attenzione riservata a temi ben più gravi come la guerra o i massacri. Questo dettaglio evidenzia la dinamica perversa dell'odio social e della viralità, dove un dettaglio insignificante può dominare il dibattito pubblico e danneggiare la web reputation di una persona.
Per molti sono diventato "un appestato"
"Ho avuto moltissime persone che mi sono state vicine, dalla mia famiglia ai miei figli e a tanti amici. Altri invece no, altri hanno preso le distanze: diventi quasi un appestato”, lo ha detto Raoul Bova ai microfoni dell'Agi dopo il suo intervento ad Atreju riflettendo sul periodo difficile vissuto.
L'attore è tornato sulle accuse che lo avevano coinvolto, mettendo in guardia dai rischi emotivi per chi non ha una rete solida intorno: “Ci sono persone che non reggono l’impatto emotivo e la diffamazione così grande. Alcuni ci hanno rimesso la vita, si sono suicidati. Non dovrebbe accadere a nessuno”.
Contenuti online e richiesta di misure più severe
L’attore punta il dito contro la diffusione incontrollata dei contenuti online e chiede misure più severe: “Ci vorrebbe più velocità di intervento da parte delle piattaforme e delle autorità. Serve una rimozione immediata di post e audio, e rendere la diffusione di audio e video, anche se non a sfondo sessuale, un reato penale”.
Società malata e l'importanza dell'educazione emotiva
Bova parla anche di una società “malata” e indica la strada per uscirne: “Dovremmo smettere di affossare l’altro per sentirci importanti. Bisogna costruire, non distruggere. Serve un’educazione emotiva e sensibile per i ragazzi, accettare la diversità, accettare chi vede le cose in modo diverso dalle nostre. Meglio il confronto che la distruzione”.
La critica al ruolo dell'informazione
Non manca una critica al ruolo giocato da parte dell’informazione nella sua vicenda personale: “La diffamazione è stata amplificata anche da alcuni vostri colleghi, la notizia è stata diffusa in maniera non giusta. Forse bisognerebbe farsi qualche domanda in più prima di divulgarla così ampiamente", ha concluso.