"Me ne frego" è "un inno alla libertà sul palco più istituzionale d'Italia. La mia speranza è che potesse scuotere gli animi degli insicuri e le certezze di chi è fermo sulle sue certezze, perché è sempre fuori dalla propria "zona di comfort" il posto in cui accadono i miracoli. 'Me ne frego' è un inno alla liberta di essere ciò che ci si sente di essere. 'Me ne frego", vado avanti, vivo, faccio: questo è il messaggio che ho voluto dare con la canzone, e questo è il vero senso della scelta dei personaggi che io, il mio coodirettore creativo Nicolò Cerioni e il mio manager e responsabile progetto Angelo Calculli abbiamo pensato di portare sul palco dell'Ariston. Menefreghisti positivi, uomini e donne liberi da qualsiasi logica di potere". Lo scrive Achille Lauro in un messaggio ai giornalisti a conclusione del Festival di Sanremo dov'era in gara con il brano intitolato appunto "Me ne frego".
Il trapper che ha sorpreso molto con le sue entrate in scena all'Ariston scrive inoltre "ho sempre contaminato un genere con l'altro, cercando di inventare musica non catalogabile ed impossibile da etichettare. Un anno fa ho iniziato ad immaginare la mia musica in modo diverso: volevo creare una performance artistica che suscitasse emozioni forti, intense e contrastanti, qualcosa che in pochi minuti fosse in una continua evoluzione visiva ed emotiva. Una piece teatrale lunga 4 minuti".
Quindi fa riferimento alle rappresentazioni che ha offerto al pubblico: "Un Santo (Francesco da Assisi, ndr) che se n'è fregato della ricchezza e ha scelto la "libera" povert, un artista che se n'è fregato dei generi e delle classificazioni sessiste, una Marchesa (Casati Stampa, ndr) che, a dispetto del suo benessere, ha scelto di vivere lei stessa come un'opera d'arte, diventando una mecenate fino a morire in povertà e una regina (Elisabetta I Tudor, ndr) che ha scelto la morte, evitando di curarsi abdicando, pur di restare a proteggere e vivere per il suo popolo". E infine scrive che "la condizione essenziale per essere umani è essere liberi".