AGI - Alla veneranda età di 80 anni Enrico Montesano ha ricevuto il premio alla carriera “Vitti d’Oro”, riconoscimento dedicato a Monica Vitti consegnato alla Nuvola all’Eur. Un omaggio che lega due nomi centrali dello spettacolo italiano e che per l’attore romano assume un valore soprattutto affettivo e artistico, prima ancora che celebrativo. L'attore romano, ultimo grande interprete della sua generazione, in un'intervista all'AGI parla dei tagli governativi alla cultura, delle contraddizioni del sistema e... di Checco Zalone, che "speriamo ci faccia ridere e faccia incassare tanti soldi al cinema italiano".
Signor Montesano, cosa significa per lei ricevere un premio dedicato a Monica Vitti, un'attrice con cui ha anche lavorato?
“È l’unico motivo per cui sono qui, perché è dedicato a Monica Vitti. Un’attrice che io ho molto amato, stimato e che ho avuto la fortuna anche di incontrare sul set. Ho partecipato a un film dove c’era Monica Vitti, che era 'Camera d’albergo', quello di Mario Monicelli, quindi per me è un grande piacere stare qua”.
In un momento in cui si parla spesso di tagli alla cultura, quanto è importante tornare a investire nello spettacolo?
“Finanziarlo, ma finanziarlo a ragion veduta, finanziarlo a fin di bene. Finanziarlo in modo che poi dopo il prodotto finanziato esca nelle sale e abbia una programmazione, se no sono soldi buttati”.
È uscita la notizia dei finanziamenti pubblici al documentario su Brunello Cucinelli. Forse il sistema va rivisto?
“Magari Brunello potrebbe diminuire del 50% il costo dei suoi abiti (scherza sorridendo ndr) perché sono molto belli, sono ben fatti, lui è una straordinaria casa di moda, gli abiti sono belli. Ora, forse non è popolare quello che dico, ma ho sempre pensato che piuttosto che dare soldi a pioggia, era bene che il Ministero dello Spettacolo e della Cultura aiutasse tutti quelli che veramente fanno questo mestiere, agevolandoli, riducendo le aliquote, le tasse, le spese. Se io faccio uno spettacolo teatrale con 30 persone, pago un’imposta in base alle persone che assumo e mi fanno pagare di più, invece mi dovrebbero dare un premio perché faccio lavorare 30-40 persone".
"Ci sono delle contraddizioni. Quando una compagnia gira l’Italia non si muove per vacanza, però l’autostrada la paga come un ricco signore americano o cinese che viene in vacanza. Io non sto andando in vacanza in Calabria o in Sicilia, sto andando a portare uno spettacolo. Come c’è il gasolio per l’agricoltura a un prezzo diverso, tu mi dovresti dare la benzina per i trasporti teatrali a un prezzo diverso. Io invece, se con la mia macchina vado a Lecce o vado a Torino a fare uno spettacolo, pago la benzina come un ricco signore russo che viene in vacanza in Italia. Io sto andando a lavorare”.
Il cinema italiano aspetta il ritorno di Checco Zalone come una boccata d’ossigeno al box office. Lei che ne pensa?
“Eh bravo Checco (sorride ndr) aiuti il cinema, faccia fare un po’ di incasso, un po’ di miliardi”.
Quindi le piace la sua comicità?
“Ma certo, Checco è simpatico, fa ridere, speriamo che faccia ridere pure stavolta”.
Intanto lei sta per tornare a teatro.
“Vado un po’ in giro per l’Italia, ma che non si sappia in giro perché sennò poi dopo tutti vogliono venire. Si chiama Ottanta voglia di stare con voi. Io ho tanta voglia di stare con voi, voi avete un po’ di voglia di stare con me? Sì, allora venite al teatro”.
Di cosa parla 'Ottanta voglia di stare con voi'?
“È un po’ il racconto della mia vita che è anche un po’ il racconto dell’Italia. Quando mi sono operato di ernia è cominciata l’austerity. Una volta mi sono levato il dente del giudizio e c’è stato Mani Pulite, che pure quello è stato un dolore”.
Si può ancora fare satira oggi su temi come Mani Pulite?
“Io ce provo (dice con il suo romanesco ndr). Una satira affettuosa, intelligente. Se non si fa un po’ di criticuccia, allora poi dopo stiamo messi male”.