AGI - Identificare Ornella Vanoni in una canzone è riduttivo: sono tantissimi i brani che ha condotto al successo che non basta un giorno per scriverne. Si può iniziare dalle celebri "canzoni della mala", un repertorio popolare che tratta storie di malavita ideato fra il 1957 e '59 da Giorgio Strehler con autori che gravitavano al Piccolo di Milano, come Dario Fo, Fiorenzo Carpi e Gino Negri. Le "canzoni della mala" segnano l'esordio della cantante, deceduta ieri nella sua Milano all'età di 91 anni.
Fra tutte, la celebre "Ma mi", scritta appunto da Strehler e Carpi, in cui Vanoni cantava "Ma mi, ma mi, ma mi, Quaranta dì, quaranta nott Sbattuu de su, sbattuu de giò: Mi sont de quei che parlen no!": un testo che racconta di un ladruncolo tornato in carcere dopo la guerra, che resiste e non parla, piuttosto preferisce prenderle
Poi ci sono testi memorabili come "Senza fine" e "Che cosa c'è", frutto del sodalizio con Gino Paoli con cui ebbe anche una lunga relazione; c'è l'invito a ricominciare con la canzone-manifesto "Domani è un altro giorno", uscita nel 1967: una sorta di appello a tenersi stretto il domani perché può celare sempre la grande occasione, una esortazione a non mollare mai anche sei si è delusi.
Forse è un po' l'anticipazione di un altro grande successo più vicino ai giorni nostri dal titolo, "Imparare ad amarsi", uscita nel 2018, su testo di Bungaro e Pacifico, che ammonisce: "Bisogna imparare ad amarsi in questa vita, bisogna imparare a lasciarsi quando è finita e vivere ogni istante fino all'ultima emozione così saremo vivi. Bisogna imparare ad amarsi, bisogna imparare a lasciarsi, bisogna imparare ad amarsi, a perdonarsi giorno per giorno senza sapere cosa mi aspetta".
Un testo che rispecchia la filosofia di vita di questa artista, che a tratti può sembrare malinconica ma in realtà è ironica, allegra, dotata di grande humour, e soprattutto: libera. E non è cosa da poco, date le epoche che ha attraversato. Tanti i brani che la identificano, fra cui non mancano omaggi alla sua città: Milano. E ricordiamo in proposito "Innamorati a Milano", "Milano-Roma", "Tu mi ricordi Milano", dedicata alla città di oggi con l'incipit "Tu mi ricordi Milano, il suo viso strano che d'inverno è più vivo...il giro di boa quotidiano di gente che parte, di gente che arriva...".
E poi c'è "Dettagli", brano bellissimo di Roberto Carlos, interpretato in maniera magistrale, "Vai, Valentina", la splendida "La voglia, la pazzia, l'allegria" di Vinicius De Moraes, "Eternità", e "Una ragione di più", "Insieme a te", splendido pezzo di Mario Lavezzi. C'è anche la sensuale "Più", dall'omonimo album caratterizzato dalla collaborazione con Giampiero Scalamogna in arte Gepy and Gepy.
Ma c'è un brano che ci gira in testa, in questo periodo, grazie soprattutto al fatto di essere riproposto ogni settimana come sigla di una trasmissione televisiva e che è"Belve" di Francesca Fagnani: stiamo parlando di "L'appuntamento", che nessuno è mai riuscito a cantare in quel modo magistrale come ha fatto lei. È un brano composto da Roberto Carlos e Erasmo Carlos, il cui titolo è "Sentado à beira do caminho", e il cui testo in italiano è di Bruno Lauzi. E' stato anche la sigla del programma radiofonico "Gran Varietà".
È approdato al grande pubblico nel 1970 grazie a Canzonissima. Il testo italiano riprende il tema dell'originale portoghese e parla dell'interminabile attesa della persona con la quale il o la protagonista ha un appuntamento. La speranza che questi arrivi riscattandola da un passato sentimentale di delusioni, viene disattesa, e al calar della sera la protagonista si decide a fare rientro a casa, tornando alla propria "triste vita", sbriciolata "tra le dita" dell'amato.
Diverse canzoni di Ornella Vanoni toccano i temi della libertà, dell'indipendenza e dell'emancipazione femminile. Fra i brani più noti "Rabbia, libertà, fantasia", che descrive il desiderio per un amore non convenzionale,"Finalmente libera", pezzo del 1971; ""Le donne liberate e l'amore". Brani interpretati da una donna descritta come icona della libertà e indipendenza, pronta a cantare la vita e l'amore senza compromessi. L'ultima canzone è "Sant'Allegria" ed è del 2024, cantata con Mahmood, uno dei giovani artisti cui era molto affezionata.
Ma c'è anche l'inedita "Senza di te", del 1995, uscita però solo quest'anno. Ornella Vanoni, milanese nata il 22 settembre 1934, si è spenta ieri nella sua casa. Figlia di un industriale farmaceutico, ha studiato dalle Orsoline, e frequentato diversi collegi in Svizzera, Francia e Inghilterra. La sua ultima apparizione al Festival di Sanremo risale al 2023, nella serata finale. Poi è stata spesso ospite del programma "Che tempo che fa" di Fabzio Fazio dove, proprio il 2 novembre scorso, giorno della sua ultima apparizione, ha parlato dei regali utili e con la consueta ironia, ha sottolineato che "sicuramente, un dono di quel tipo è la bara!", e ha parlato con ironia della sua salute e della morte. Il 9 novembre, ha partecipato ad Amici, il programma di Maria De Filippi.
Tanti gli amori vissuti, con Strehler, Gino Paoli, suo marito Lucio Ardenzi da cui ha avuto figlio Cristiano. La salutiamo ascoltando ancora le sue canzoni, cantate con quella voce di velluto e con le parole di Alda Merini che le ha dedicato una composizione: "La tua voce che scalda i cuori non scalda te stessa. È vano cercare parole di sole dove c'è la caccia al genio. Il genio è un animale impaurito che scappa di casa in casa rincorso dai cacciatori che odiano la poesia".