AGI - “Sono deluso da Donald Trump”. Martin Scorsese, intervenendo al Taormina Film Fest, ha risposto così a una domanda sul ritorno del presidente repubblicano alla guida degli Stati Uniti. “Non sono un filosofo politico – ha aggiunto – ma credo che un atteggiamento come il suo, basato su rabbia e odio, finisca per essere controproducente perfino per se stesso. E tutto questo fa male alle persone. E' profondamente tragico”.
Preoccupazioni per il clima politico e sociale
Il regista, premio Oscar per The Departed, ha espresso forte preoccupazione per il clima politico e sociale negli USA: “In questa amministrazione non vedo compassione. Anzi, sembra che si compiacciano del contrario: ferire, umiliare”.
La crisi della verità nell’era digitale
A preoccupare Scorsese è anche la crisi della verità nell’era digitale: “Con l’intelligenza artificiale non sappiamo più cosa sia vero. Vedo una foto e devo chiedermi se è reale o generata. A volte nemmeno riesco a capire se ciò che sto guardando è vero o falso. E questo mina alla radice la nostra percezione della realtà”.
Democrazia sotto pressione
“A volte penso, sì, questa potrebbe essere la fine della democrazia – ha proseguito – ma poi mi dico: no, forse sta solo venendo messa alla prova”. Due, secondo Scorsese, i nodi centrali: “Il primo è quanto potere può esercitare un presidente, fin dove può arrivare. Il secondo è quanto a lungo il popolo americano sarà disposto a tollerare politiche che potrebbero avere costi sociali ed economici pesanti, come nel caso dei dazi”.
Un messaggio ai giovani
Il regista ha infine lanciato un messaggio alle giovani generazioni: “I ragazzi che crescono in contesti violenti spesso non si rendono conto della realtà in cui vivono. Vanno sostenuti, aiutati a diventare consapevoli. E bisogna stare molto attenti alla rabbia: può anche essere giusta, può spingerti ad agire, ma può anche consumarti”.
Sto ancora cercando di raccontare Gesù
“Sto ancora cercando il modo giusto per raccontare la figura di Gesù nel mondo contemporaneo. Se avrò ancora un po’ di tempo, vorrei fare un ultimo tentativo.” È con queste parole che Scorsese ha aperto un lungo e denso racconto sul legame profondo tra il suo cinema e la fede. Una riflessione personale, non teorica, venata di biografia, memoria e desiderio.
Un film sui Vangeli
Il regista ha detto che l’idea di realizzare un film sui Vangeli lo accompagna fin dagli anni Sessanta, quando immaginava di girare in bianco e nero nel Lower East Side. Ma la visione de Il Vangelo secondo Matteo di Pasolini lo spinse a fermarsi. “Mi dissi: fermati. Dovevo trovare un’altra via”, ha spiegato. Quella via sarebbe passata per L’ultima tentazione di Cristo, poi per Silence, e oggi forse per un nuovo progetto ispirato al libro Vita di Gesù di Shūsaku Endō.
Una serie sui Santi
Scorsese ha annunciato una serie dedicata ai Santi, girata tra New York, la Serbia e il Marocco. Il progetto coinvolge Kent Jones, Matt Manning-Meschin, padre James Martin, Paul Elie e Mary Karr. Gli episodi sono dedicati a figure come Santa Lucia, San Paolo, San Pietro, Maria, San Patrizio.
La formazione religiosa del regista
Il regista ha anche parlato della sua formazione religiosa e della presenza del cattolicesimo nel suo cinema. “Il percorso cattolico e spirituale fa da sfondo a tutti i miei film”. Ha ricordato la Cattedrale di San Patrizio e un giovane sacerdote che gli cambiò la vita: “Mi aprì un mondo. Ho fatto un anno di seminario, ma poi ho capito che non era per me”.
I Five Points
Scorsese ha raccontato dei Five Points, il quartiere dove è cresciuto. “Era un mondo violento, reale. Il gangster per me era naturale”. Il film Gangs of New York è per lui “il mio western”, una metafora del suo quartiere: violenza, appartenenza, emarginazione.
Gli scontri a Los Angeles
Commentando gli scontri a Los Angeles, Scorsese ha detto: “Ogni cultura diversa che arriva genera uno scontro. È una storia che si ripete”. Girando Killers of the Flower Moon ha visto quanto siano profonde le ferite sociali in America. “Per creare una comunità unita ci vuole tempo, coscienza, cultura”.
Messaggio alle nuove generazioni
In chiusura, un messaggio ai giovani: “Credo che si possa arrivare a una verità più profonda. Ma i giovani che crescono in ambienti violenti spesso non se ne rendono conto. Vanno aiutati, sostenuti”. E conclude: “Bisogna fare molta attenzione alla rabbia. Può anche essere giusta, ma può anche consumarti”.
La scena di De Niro in "Taxi driver"
E proprio incontrando i giovani, Scorsese ha risposto ad alcune loro domande. Tra queste, ovviamente, una sull'intelligenza artificiale. "La vera domanda è: dove finisce l'essere umano e dove comincia la macchina? Accetteremo attori che non sono più persone, ma simulazioni digitali? Non ne sono così sicuro. Il punto è che il cuore deve esserci. Deve restare umano", ha detto.
Accanto alle riflessioni sul futuro, il regista ha condiviso anche un progetto intimo: un documentario sulle proprie radici. Dopo aver visitato i luoghi di nascita dei suoi genitori, ha raccontato: "Tutti e quattro i miei nonni erano immigrati siciliani da Polizzi Generosa, dal lato paterno, e da Ciminna, dal lato materno giunti negli Stati Uniti all'inizio del Novecento".
Ora questo progetto è in essere come ha confermato anche se non è semplice. Spazio anche al passato più glorioso, con un ricordo appassionato della realizzazione di 'Taxi Driver', che sarà proiettato questa sera in versione restaurata 4K al Teatro Antico: "Paul Schrader l'aveva scritto e io e De Niro siamo riusciti a farlo realizzare grazie ai produttori Michael e Julia Phillips. Gran parte del merito va a De Niro, che aveva appena vinto l'Oscar per 'Il Padrino - Parte II'. Lo studio odiava il film, odiava me, e praticamente tutti tranne gli attori. Ma noi lo sentivamo come una missione religiosa. Realizzarlo fu come combattere una battaglia, fino all'ultimo giorno". Poi il racconto di una delle sequenze più epiche con protagonista De Niro: "La scena allo specchio fu un'improvvisazione. Gli dissi: 'Quando ti guardi, devi dire qualcosa a te stesso'. E lui disse: 'You're talkin' to me?' ('dici a me?, ndr). Gli dissi: "E' fantastico, continua così".
L'intervista a Papa Francesco
Martin Scorsese ha anche parlato del film da lui prodotto con all'interno un'intervista inedita a papa Francesco. Dopo averlo annunciato con un post sui social a maggio, il regista oggi ha confermato: "E' vero che lo stiamo preparando. Il film si chiama 'Aldeas - A New Story', e lo realizziamo con il gruppo Scholas, che lavora in Argentina. Il film è già stato girato in Sicilia - ero lì con loro a ottobre - ma anche in Gambia, in Amazzonia e in altri luoghi. In realtà è un film sullo storytelling per imparare a conoscere le culture degli altri, modi diversi di pensare, conoscere le persone, imparare gli uni dagli altri".
Quello di Scorsese con il Pontefice argentino è stato un rapporto forte, al punto che si augura che Leone XIV possa seguire le sue orme. "Quando penso al nuovo papa, non penso al fatto che sia americano. Per me deve essere, come ogni papa, il papa di tutti", ha detto il regista rispondendo a una domanda sull'elezione del primo pontefice statunitense nella storia della Chiesa cattolica. "E' lo stesso discorso che valeva per papa Francesco - ha aggiunto il regista - non pensavo a lui come al papa argentino, ma come a un uomo capace di abbracciare tutta l'umanità. Questo è il compito del Pontefice: custodire l'anima della Chiesa, ma anche includere il mondo".
Scorsese ha poi commentato l'impostazione del nuovo pontificato: "Da quello che ho letto, credo che questo nuovo Papa abbia l'approccio giusto. Ha parlato di pace, e questo è fondamentale, ma deve occuparsi dei problemi di tutti, non solo di quelli politici. Deve arrivare al cuore delle persone, al di la' delle ideologie".
Il regista di 'Silence' ha più volte dichiarato di sentire un forte legame con la fede cattolica e ha ribadito anche in Sicilia la sua visione di una Chiesa universale, "capace di parlare a tutte le culture, senza confini".