I n un momento difficile per l’industria musicale italiana a causa dell’allarme coronavirus, l’AFI (Associazione Fonografici Italiani) stanzia 100 mila euro a favore delle attività dei propri associati. “Scendiamo in campo con iniziative concrete per aiutare chi sta soffrendo economicamente” scrive il presidente Sergio Cerruti, che prosegue spiegando i tre interventi specifici ponderati dall’AFI. “Il primo legato alla quota associativa, il secondo a un sistema di anticipi basato sulla tipologia del diritto e la storicità dell’associato, mentre il terzo è a più ampio spettro e riguarda interventi a fondo perduto che andranno direttamente nelle casse degli imprenditori”.
“Nel nostro piccolo – continua Cerruti – vogliamo dare un contributo concreto alle imprese con provvedimenti e azioni verticali che vanno direttamente a supportare chi oggi si trova in difficoltà, senza se e senza ma. Mi piace parlare di buon esempio, ci siamo mossi velocemente, predicando poco e agendo tanto”.
E velocità, ma più che altro probabilmente sarebbe meglio chiamarlo tempismo, è la parola chiave anche in questa occasione: “Per poter accedere a questi aiuti - conclude il presidente AFI - abbiamo pensato a un processo snello perché in questo momento storico tutte le riforme, i finanziamenti e le norme a supporto delle varie filiere devono passare da sistemi accessibili diretti e semplificati. La burocratizzazione è un danno e rischia di creare ancora più problemi di quanti non ce ne siano già adesso”.
L’Associazione Fonografici Italiani riunisce e rappresenta gli interessi di circa 200 produttori indipendenti italiani dal 1933, quando a Roma alcune case discografiche italiane dell'epoca fondarono la “Federazione Internazionale Italiana dell'Industria Fonografica”. L’AFI, per come la conosciamo oggi, vedrà la luce definitivamente l’1 ottobre del 1948.