S edici cambi d'abito, tutti sgargianti e che fanno colpo, come a voler sottolineare una 'follia' unica e inimitabile; la voce immutata; i passetti di sempre ma anche qualche ancheggiamento in meno. E far coesistere le due 'anime' di una carriera lunghissima. È un Renato Zero in gran forma quello che si presenta ai suoi fan per la 'prima' del suo ritorno live, ieri sera c'è stato al Palazzo dello Sport di Roma il via a "Zero il folle in tour".
Sei date nella capitale, nella città di Renato, e tutte sold out da mesi per stupire il pubblico con un grandioso show (prodotto e organizzato da Tattica) nel quale, oltre ad attingere dal suo storico repertorio, presenta dal vivo anche il nuovo album di inediti "Zero il folle". Un Renato Zero - 69 anni, 43 album, 60 milioni di copie vendute - che dà l'impressione di aver imparato a convivere con le tante domande che l'hanno accompagnato e tuttora l'accompagnano. Lo si poteva definire, ma lo è forse ancora oggi, 'rivoluzionario', trasgressivo, anche arrabbiato, ma oggi sembra aver trovato una sorta di 'addomesticamento', non nel senso di assoggettato ma di chi convive con i dubbi e le domande.
E allora il suo show, ed anche i suoi travestimenti in scena, il ricorrere a quegli abiti dai tanti colori, ai piumaggi, alla parrucca, ai cappelli improbabili o che forse si vedono nelle grandi occasioni della corte inglese, e' un equilibrio 'folle' che, come in un film si snoda lungo tre ore, con cinque blocchi di canzoni, cui segue un finale dove ieri e oggi sono invertiti, ovvero 'Zero il folle', dall'ultimo album, e 'Il cielo', brano cult, per la chiusura.
E non mancano temi 'caldi' durante il concerto: ambiente, la situazione a Roma - che resta 'grandissima', anzi "non ci sono buche, non c'è monnezza che tenga, Roma sei grande!" - il femminicidio - "certi mariti che hanno messo le mani sulle donne anziché baciarle e hanno donato loro lividi, percosse, fango, vergogna, l'omicidio. Ma si sono suicidati loro, loro sono morti..." - ed anche il rimprovero al pubblico per l'uso smodato dei telefonini: "Basta con i cellulari!, mettete l'anima, la memoria, non queste cazzate. Siete venuti qui per Renato o per cosa?", tanto da interrompere per qualche secondo lo show.
È un film che il pubblico apprezza molto, e le premesse ci sono già prima che cominci, con lo striscione con scritto 'E non rompessero i coglioni se stasera faccio festa", riprendendo quanto detto in uno dei brani dell'ultimo album, 'Zero il folle'. I 'sorcini' di ieri e di oggi sono festanti. Tra il pubblico c'è anche Pippo Baudo, che si prende la sua brava dose di applausi facendo una sorta di passerella prima che tutto cominci. Il palco è essenziale: un pianoforte, un grande drappeggio bianco, quasi nuziale o da tende da camera da letto, a sovrastare la scena, con 3 maschere in alto, come a voler significare che una presenza c'è sempre intorno a noi, indefinita, senza colori se non il bianco latte, ma c'è.
Sulle prime sembra una scenografia da Halloween allungato di 24 ore, ma non è così. E una volta in scena, l'artista sembra svegliare la voglia 'folle' che c'è forse in ognuno di noi, o almeno ci prova a farla emergere. Un'uscita con un abito che sembra fare di Renatino una sorta di 'Primavera di Botticelli', e sarà uno dei tanti abiti di scena che faranno..scena. C'è il coro, c'è la band, c'è anche la Grande Orchestra del Cinema diretta da Renato Serio ma questa è solo in immagini sullo sfondo, dando però l'impressione che in realtà sia anch'essa sul palco.
Il pubblico risponde bene, specie con 'Cercami'. Ci sono anche immagini forti che accompagnano alcuni dei brani, come il posacenere colmo di resti di sigari, i tirapugni o le strisce di cocaina per sottolineare la ricerca di risposte da parte di qualcuno, anzi di tanti, alla 'Emergenza noia'.
L'artista canta, balla, ma offre anche riflessioni quando dice che questo "è un momento splendido per il mondo, una parentesi felice: c'è gente che va in parlamento per noi, c'è chi tromba per noi, chi non va in piazza siamo sempre noi. Viviamo di questa rilassatezza che ci fa cosi' bene ai polmoni e al cervello...". Con il brano 'Dimmi chi dorme accanto a te' ecco un letto in scena; con 'La culla e' vuota' il problema del calo demografico, le poche nascite: "Le cicogne disertano, ce ne sono meccaniche ma non portano figli" e quindi "testosterone salvaci!".
I cambi d'abiti, e in qualche caso anche di parrucca, si succedono uno dietro l'altro, siamo a quota 8 con il secondo medley. La classica 'Madame' la lascia al solo coro di 4 donne e quattro uomini, mentre per 'Via dei martiri' serve a chiudere nel tripudio la prima parte dello show. Alla ripresa c'è subito lo sbotto contro l'uso smodato dei telefonini, poi un breve incespicamento da seduto nell'abito di scena e però Renato trasforma questa incertezza in un nuovo momento coreografico: resta seduto, canta così, avvolto nell'abito setoso e dai colori dorati.
Il pubblico è ancora di più dalla sua parte. Al momento di 'Uffici reclami', brano del suo ultimo album, il coro è in scena vestito da suore e preti. Coro che si prende 'Triangolo', forse Renato non lo sente più come una cosa sua. Grande partecipazione del pubblico al momento di 'Si sta facendo notte'; grande interesse per le immagini che accompagnano poi 'Rivoluzione', e sono immagini di scritte: amore, comprensione, alleanza, perdono, anima. Ricordando che rivoluzione "è una promessa che si fa".
E scorrono le foto anche di persone che a loro modo e nel proprio mondo sono state una 'rivoluzione': per esempio Gino Bartali, Martin Luther King, madre Teresa di Calcutta, Felice Gimondi, Mahatma Gandhi, ad esempio.
E c'è spazio per dire che "tutto non basta per tutti e niente non è sufficiente per tutti. Finirà il carburante e saremo costretti ad abbracciarci, stringerci la mano, andare a piedi al supermercato a comprare le mele annurche.. c'è un'attrice che si chiama Anouk Aimee e non è una mela e non è in vendita. C'è un'energia che viene riconsiderata".
Parole, che insieme a quelle che condannano la violenza di genere introducono 'Quanto ti amo'. Poi l'omaggio, con 'Quattro passi nel blu', a numerosi artisti di ieri e di oggi scomparsi, tra cui Mia Martini, Stefania Rotolo, Mino Reitano, Gino Santercole, Mango, Gianni Boncompagni, Bruno Martino, Tony Astarita, Renato Rascel, Alex Baroni, Pierangelo Bertoli, Enzo Jannacci, Bruno Lauzi, Roberto Carlos, Renato Carosone, Luciano pavarotti, Anna Marchesini, Fabrizio Frizzi, Giorgio Faletti, Delia Scala, Pino Daniele, Pietro Garinei, Mariangela Melato, Fred Buscaglione: il pubblico applaude con maggiore o minore intensità a seconda della conoscenza che ha dell'artista ricordato. +
E qui si vede il pubblico trasversale di Renato Zero, perché comunque un applauso c'è per ognuno degli scomparsi così richiamati alla memoria artistica. Ed è un Renato che cerca l'applauso anche per se', lo reclama quasi, e l'ottiene. Si chiude con 'Amico assoluto', anche se poi seguiranno - a grande richiesta per il ritorno in scena - con 'Casal de' pazzi', 'Zero il folle', dove c'è un magistrale gioco di specchi che vede il Renato giovane e irriverente e il Renato di oggi, più maturo e quasi paterno nei confronti del primo.
E poi 'Il cielo', coinvolgente, come una sorta di Bolero e di catarsi collettiva. E su questo brano il congedo, parlando al pubblico: "All'inizio ero un po' titubante, perché ho visto il calendario e mi ha parlato e detto 'Renato, non hai più 18 anni. Sopporterai tre ore di spettacolo? ("siiii'" la risposta del pubblico), continuerai a dare ai tuoi affamati sorcini i piatti più prelibati? Allora io ho riflettuto un po', ho dato un'occhiata alla muscolatura, per non farmi mancare un'estensione della mia energia mi sono fatto mettere anche uno stent e adesso il cuore batte benissimo, il sangue ha ripreso a circolare bene e io sono ancora in circolo e sarà molto dura liberarvi di me".
E ancora: "Un altro pensiero, ma se io faccio questo concerto che cazzo mi metto? Poi ho detto che io finché ho un foglio bianco e un pennarello ed ho degli amici che sanno infilare un ago e lo fanno andare come una Ferrari..., E allora io spero che ancora una volta questa follia vi serva e tenetela da conto perché a noi la calma piatta non ci piace un cazzo!". E lasciando il palco, sulle note finali de 'Il cielo' l'appello "Ciao a tutti, non dimenticatemi...". E i 'sorcini' con un boato hanno risposto "Mai".