D ietro la maggior parte dei più importanti successi commerciali degli ultimi sei anni ci sono quasi sempre due nomi diventati ormai un vero e proprio marchio di fabbrica: Takagi & Ketra, due produttori che sono riusciti non solo a scalare qualsiasi tipo di classifica ma anche a mettere per la prima volta sotto i riflettori, per primi in Italia e non solo in Italia, la figura stessa del produttore. Il loro è un tocco da maestro, sotto i loro ferri sono passati Blockbuster musicali come “Roma-Bangkok” di Baby K e Giusy Ferreri, “Comunisti col Rolex” e “Italiana” di Fedez e J-AX, “D'estate non vale” e “Una volta ancora” di Fred De Palma e Ana Mena, “Ostia Lido” di J-AX, “Mambo salentino” dei Boomdabash e Alessandra Amoroso, “Margarita” di Elodie e Marracash. Nella loro ultima creazione, “Ciclone”, hanno coinvolto di nuovo l’ex “Amici di Maria De Filippi” Elodie insieme agli storici Gipsy Kings, riesumati direttamente dagli anni ’90, ingiustamente dimenticati dopo tante gioie; al momento, tre giorni dopo l’uscita, oltre 700mila ascolti tra le diverse piattaforme e una candidatura scontata a hit di punta dell’estate 2020.
Il vostro primo merito probabilmente è quello di aver fatto risaltare anche agli occhi del pubblico la figura del produttore, ne siete orgogliosi? Era un vostro obiettivo?
“In realtà quando ci siamo conosciuti non c’era questa idea qui, perché l’idea del trend del produttore in prima persona non era ancora esplosa neanche in America. Andando avanti nel tempo, dopo due/tre anni di produzioni, la Sony ci ha proposto questa cosa, noi eravamo un po' in dubbio, poi alla fine ci siamo detti ‘proviamoci, divertiamoci’ e da lì è iniziato, non era la nostra priorità. Ma ne andiamo molto orgogliosi di essere portatori di questo trend”
Vi piace la parola “tormentone”?
“No. La parola tormentone è la classica italianata, perché dobbiamo etichettare ogni cosa. Sarebbe meglio dire hit estiva, non ci piace perché ha questa radice del “tormentare” che onestamente non ha più senso nel 2020 dato che la musica è maggiormente ascoltata on demand, ognuno sceglie quale traccia ascoltare e se non gli piace skippa. Quando una canzone diventa un successo non è perché il brano ha tormentato nessuno, anzi se lo è, è un piacevole tormento”
Ogni cosa che toccate è estremamente orecchiabile, radiofonica… Avete una ricetta ben precisa?
“Non c’è una ricetta, il fatto è che noi veniamo da due generi completamente differenti, la cosa che ci ha accomunato è stato proprio questo gusto per il popolare che ci permette di fare canzoni che piacciono alla gente. Ma non c’è una ricetta, noi andiamo molto a istinto, a sensazioni nostre, quando la canzone piace a noi la maggior parte delle volte piace agli altri. Forse è proprio il fatto di avere un gusto popolare la ricetta, che però non c’è…magari ci fosse!”
Come funziona l’approccio con l’artista? Venite chiamati e hanno già un’idea ben precisa di ciò che vogliono da voi?
“Tutte e due le cose, capita di collaborare con gli artisti che chiedono di collaborare con noi, così come noi proponiamo la canzone già fatta e finita, e questo avviene la maggior parte delle volte. A noi piace portare fuori dalla zona di confort le persone che lavorano con noi, cercare di non fargli rifare quello che hanno già fatto e di avere sempre uno step in progressione. Ci diverte proporgli cose che non sono tipicamente le loro canzoni e questo la maggior parte delle volte, a risultato finito, paga”.
Il che implica anche organizzare featuring tra artisti molto diversi e distanti tra loro, puntate al corto circuito?
“è una figata, no? A noi piace ogni volta esplorare terreni nuovi e soprattutto sentire di aver fatto qualcosa di molto originale. Noi puntiamo molto sull’originalità delle nostre canzoni. Poi noi non è che prendiamo molto seriamente il pop italiano, ci piace giocare e giocando ci possiamo permettere di fare accostamenti che magari letti sembrano molto lontani o poco pertinenti l’uno con l’altro, ma dopo, quando invece si ascolta il prodotto finito, tutto torna. Si, OMI e Giusy Ferreri o Lorenzo Fragola e Arisa o Elodie e i Gipsy King, per noi rappresentano una missione per internazionalizzare un pochettino il pop italiano, perché siamo in un periodo in cui questa cosa qua è un trend globale, c’è un crossover di generi, persone lontanissime nel mondo che invece hanno molta voglia di collaborare insieme, perché si sta formano un sound globale secondo me e a noi piace questo tipo di attitudine”
E classifiche a parte, che non lasciano spazio a dubbi, è andata sempre bene come desideravate?
“Si, siamo stati abbastanza fortunati, non abbiamo mai trovato un artista che non si trovava nel pezzo. È anche questa la nostra bravura, quella di far “matchare” la voce con la canzone, così quando gli arriva la sentono subito loro, per cui non c’è mai capitato nessun intralcio”
Scorrendo la lista delle vostre produzioni è veramente come leggere un almanacco di successi, non ne avete sbagliata una, ma tra tutte le vostre produzioni qual è quella che vi ha appassionato di più?
“In realtà sono venute fuori tutte in maniera molto spontanea e ci ha divertito molto farle. Non ce n’è una che ci vede particolarmente orgogliosi. Siamo molto orgogliosi del fatto che se adesso ascolti le nostre prime sei tracce si percepisce molto questa nostra scelta di essere originali, di non rifare mai la stessa cosa con lo stampino anche se è andata bene”
Questa estate proponete “Ciclone”, la domanda che sorge subito spontanea è: come avete pensato ai Gipsy Kings?
“Eh perché noi siamo fan dei Gipsy Kings, il sound che abbiamo creato per la canzone aveva quelle sonorità; ci siamo detti ‘Proviamo a chiamare i Gipsy Kings, ma sicuramente diranno di no, figurati’. Invece abbiamo mandato la canzone e loro hanno detto di volerla fare. Per noi i Gipsy Kings sono veramente dei colossi, averli nel brano è già una vittoria, sentire quel vocalizzo che entra ad un certo punto, nonostante sia un brano nostro ogni volta che lo ascoltiamo ci viene sempre la pelle d’oca. Sentire loro su una canzone nostra è motivo di grande orgoglio”
Vi siete posti il problema di lanciare una hit estiva in un’estate così particolare come quella che vivremo?
“La canzone è stata scritta prima, prodotta durante e terminata appena finito. Noi avevamo la netta sensazione che proprio per il nostro sentirci parte del popolo, super nazional-popolari come gusti, ce n’era proprio bisogno. Sarebbe stata un’estate stranissima se non ci fosse stata la musica a dare quel senso di libertà e normalità. Tempo fa si chiedevano ‘Chissà se sarà giusto uscire? Come influirà il covid sulla musica?’, la musica è libera da qualsiasi tipo di preconcetto quando nasce spontanea, la gente ha bisogno di quest’aria di spensieratezza, di poter cantare, di poter ballare, di sentire la musica che accompagna l’estate. Io non riesco a pensarla un’estate senza la musica”
Avete subito delle critiche da qualcuno in questo senso?
“No, anzi, l’esatto contrario. Tutti i messaggi che ci sono arrivati da quando è uscita la canzone sono tutti di persone che stanno celebrando la vita con la nostra canzone. La vedrei anche completamente fuori luogo una critica…a cosa? Non mi pare che abbiamo fatto niente di male, anzi cercare di portare questo senso di normalità è un obbligo adesso”
Come sarà questa estate senza poter promuovere la musica, senza i live, o così ridotti?
“Eh male, è un vero peccato perché l’estate coincide con gli appuntamenti di piazza, con i concerti, con tantissimi eventi che magari hai aspettato per tutto l’inverno. Questa cosa è un duro colpo per l’economia del settore, ci sono delle persone che si sono viste bloccare qualsiasi tipo di introito perché la maggior parte di loro lavorano a progetto, a chiamata, e per loro è una mazzata”