S ettimana ricca di nuove uscite, i Negramaro duettano con gli OneRepublic, MOX con i Canova, in zona rap fuori nuovi lavori di Rancore, Dani Faiv, J-AX e l’enigmatico Kid Vicious, dietro il quale si nascondono Marracash e Coez. Esce un nuovo album di Nek, Cristiano Godano dei Marlene Kuntz esordisce da solista, Bonetti e Testaintasca fanno la respirazione bocca a bocca all’indie e Young Signorino azzecca un altro pezzo. Questo e molto altro nelle nostre recensioni settimanali.
OneRepublic feat. Negramaro – “Better Days – Giorni migliori”: Forse sarebbe stato più interessante se gli americani avessero provato a mettersi sulla scia dei Negramaro e non il contrario. Sembra una hit da boy band anni ’90 raffinata dal viaggio temporale e dalle incursioni vocali del nostro Giuliano Sangiorgi. Operazione evitabilissima.
Kid Vicious feat. Marracash e Coez – “PALAZZINE”: Chi sia questo Kid Vicious non si è capito, forse nemmeno esiste, forse è un personaggio immaginato che unisce le figure di due dei più importanti rapper della scena italiana, Marracash e Coez, che tornano a collaborare in un brano che rimescola le loro rime in cassa dritta, nuovo orizzonte del rap, che rende vendibile e cool qualsiasi cosa sfiori. Sicuramente uno dei pezzi della settimana da non perdere.
J-Ax – “Una voglia assurda”: J-AX interpreta a modo suo la voglia di tornare alla normalità dopo il lockdown, che si fa, appunto, “assurda” con l’estate alle porte. Canzone che sfonderà nelle radio e nelle casse dei lidi, sperando siano pieni e sicuri ovviamente. L’impressione è che questo pop rappato, presente e futuro della discografia italiana (ma speriamo di sbagliarci), abbia dato nuovo lustro alla carriera di J-AX, che fa quello che va oggi da più di quindici anni, dalla separazione dagli Articolo 31, per intenderci, e ora il telefono non smette più di squillare e i fioccano i featuring pure con il macellaio sotto casa. Questo perché effettivamente, piaccia o no, lui quello che fa lo sa fare come si deve.
Cristiano Godano – “Ti voglio dire”: Questo Godano solista che si porta comunque dietro un po' dei suoi Marlene Kuntz, ci piace assai. Prima di tutto appare come un progetto dal senso ben preciso, riconosci lui ma è evidente che non si tratta dei Marlene, anche perché altrimenti tanto vale ascoltare i Marlene. “Ti voglio dire” è un brano intimista ed evocativo, scritto con mestiere e poesia, ffa venir voglia di chiudere gli occhi e farsi trasportare via dal buio.
Rancore – “Razza aliena”: Chi segue la scena rap da qualche anno non si stupisce di certo del salto di qualità compiuto da Rancore. C’è qualcosa nelle rime di questo ragazzo che brilla, che acceca, che apre in due il petto. “Razza aliena” è un brano che parte dall’attualità per arrivare a descrivere e materializzare la nostra alienazione come incubo con il quale è giusto confrontarsi prima o poi. “Cantautorap” puro.
Nek – “Il mio gioco preferito (parte seconda)”: La caratteristica che mette Nek un po' al lato, ed è una sua fortuna, rispetto alla generazione di suoi coetanei della musica leggera italiana, è che la strada che ha deciso di intraprendere da sempre è rimasta sempre la stessa. Questo nuovo disco si fa ascoltare, continua a non entrarci granché con tutto ciò che va in questo momento in Italia e nel mondo, ma è pop di buon livello. Particolarmente consigliate “Perdonare” e “Le montagne”.
MOX feat. Canova – “Mara”: Non si tratta di un inedito, “Mara” è uno dei brani più belli di uno dei dischi più belli usciti in Italia negli ultimi anni, quel “Figurati l’amore” di MOX, cantautore romano che sembra puntellare i propri testi con chiodo e martello, come fanno gli scultori, che scrive parole che a ricantarle scricchiolano nella bocca e riportano ad un romanticismo meravigliosamente vintage, urlato e struggente, solitario e comune allo stesso tempo. Questa nuova versione, impreziosita dai Canova, non fa che luccicare un po' di più, ma il valore del brano è indiscutibile e da senso al tutto.
Young Signorino – “Vento di maggio”: Young Signorino ci zittisce per la seconda volta consecutiva, anche questa nuova canzone, “Vento di maggio”, si presenta come esempio della trap che vorremmo sentire più spesso, quella che lascia a casa il contenitore e porta con sé solo il contenuto. Non rimane il nostro genere ma ha decisamente un senso di esistere.
Dani Faiv – “Scusate se esistiamo”: con questa seconda parte il doppio disco di Dani Faiv è completamente disponibile. Si tratta di un disco rap che, si vede, si sente, è particolarmente curato, dalla quale si evince un enorme rispetto da parte del rapper 26enne spezzino per quello che fa. In diciotto tracce si trova di tutto, dal rap classico, devoto alla tradizione nobile e feroce del genere, fino alle sperimentazioni più azzardate. Strage e Kanesh, che hanno prodotto quasi tutti i brani, hanno fatto un lavoro certosino nell’avvolgere le barre di Dani Faiv in beat mai banali. Com’è tradizione del genere, il disco è pieno di featuring che suonano come un battesimo finale da parte della scena ad un rapper che merita di essere annoverato tra i migliori della sua generazione, da Gemitaiz a Fabri Fibra, da Jack La Furia a Salmo, che lo ha accolto anche nella sua Machete Empire Records e gli ha permesso di aprire tutti i live dell’ultimo tour. Da non perdersi assolutamente “Aria”, “Outro” e “Easy”, accompagnato dalla splendida voce di Luana, che non sentirete altrove, perché si tratta della fidanzata di Dani Faiv, convinta per l’occasione a mettersi davanti ad un microfono; e mai idea fu più azzeccata. L’impressione è che siamo soltanto all’inizio.
Psicologi feat. Madame – “FCK U”: trap teen danzereccia portata avanti stentando in dizione e idee. Dinamiche adolescenziali che puntano all’immaginario dei liceali, nulla di male, ad ognuno i suoi, poi solitamente si cresce e certe cose si lasciano nostalgicamente alle spalle. Forse ci aspettavamo qualche input in più da Madame, che tutta la scena segue con interesse.
Samuel Heron feat. The Kolors – “Nella pancia della balena”: Samuel Heron è un rapper talentuoso che sta portando avanti un filone legato al pop che davvero presto potrebbe rappresentare un genere a parte: vogliamo chiamarlo d’ora in poi “rappop”? “Nella pancia della balena” ne è il tipico esempio, canzone ben fatta e aiuta il supporto di una band che di pop ne sa qualcosa. La musica di domani è rappata, mettiamoci l’anima in pace, speriamo almeno sia divertente e ben congegnata come in questo caso.
Kutso – “Ti chiamo lunedì”: I Kutso di “Elisa” andavano forte, erano pazzi, disarmanti, diversi; ultimamente a malincuore dobbiamo ammettere che sembrano un po' appannati, un po' persi. Questa “Ti chiamo lunedì” dovrebbe risultare una satira sulle abitudini della nuova vita tra quarantena e post quarantena, ma arriva quando tutto è stato già detto e ridicolizzato e, ad ogni modo, non fa ridere e non fa emozionare, in più manca anche quello sprint che li caratterizzava. Tutto sembra un po' buttato lì ma noi confidiamo che arda ancora fuoco da qualche parte e tifiamo per loro.
The Shalalalas – “Mese e mezzo”: Per chi non conoscesse questo duo che si precipiti immediatamente a recuperarlo. Tre album all’attivo, un sound indie-folk molto interessante, un pezzo di Stati Uniti portato in Italia e poi riesportato all’estero, dove i ragazzi si sono esibiti spesso, tipo al Primavera Sound di Barcelona, che non è esattamente un posto dove suonano in tanti. Forse il meglio lo danno in inglese, ma questa “Mese e mezzo” è intensa e delicata come sanno fare loro; poi è ora di fare il salto di qualità e imporsi in una scena dove cominciano a mancare le idee.
Bonetti – “Siamo vivi”: Arriverà un tempo in cui si prenderà il meglio dalla tradizione cantautorale, il meglio da questa rivoluzione indie, si filtrerà quel rimasuglio insopportabile di musica leggera anni ’90, si aggiungerà qualche sonorità nuova e qualche idea per ravvivare un panorama fatto di pascoli che prendono strade a vanvera alla ricerca di pubblico, senza sapere evidentemente nemmeno di cosa si sta parlando. Ecco, quello sarà il tempo di Bonetti, che comunque c’è già adesso e potreste anche farvi un favore e andarvelo a sentire.
Giorgieness – “Maledetta”: Giorgieness ha carattere da vendere, si discosta fortunatamente in maniera netta da quelle cantanti dalle mille capriole vocali mortali che poi quando atterrano si ritrovano comunque sempre nello stesso punto. “Maledetta” è un’autocritica dolce e spietata, tipicamente femminile, forse per farsi notare servirebbe qualche azzardo in più in fase di produzione, perché per il resto gli ingredienti ci sono tutti.
Testaintasca – “Stare bene”: l’indie sarà pure morto, ma se è stato vivo, vegeto e anche particolarmente pimpante negli ultimi anni, un motivo ci dovrà pur essere; ecco, basta ascoltare i Testaintasca per capirlo. Tutto ciò che esce fuori dagli auricolari cliccando play è profondamente onesto, non puzza di dirette Instagram, di foto con la pancia ritirata o di, peggio di tutte queste cose messe insieme, “hai visto quanto so’ indie?”. In mezzo ad una folla oceanica che insegue il successo degli altri, c’è ancora chi si ferma a fare musica. “Stare bene” in questo senso è una boccata di ossigeno.
Cioffi – “Anima fragile”: interessante notare come in epoca di trapper dall’atteggiamento sconsiderato, ci sono ancora giovani che tentano di restare agganciati alla nostra tradizione cantautorale. Per Cioffi, “Anima fragile” è il singolo d’esordio e non si può non restare affascinati da una delicatezza alla quale non siamo più abituati e che in certi frangenti ci manca un po'.