L e polemiche che hanno anticipato e ora accompagnano l’esperienza sanremese del rapper Junior Cally hanno evidentemente reso più complessa un’analisi oggettiva del brano. Un giudizio che dovrebbe prescindere dal contorno, cosa ormai impossibile dato che, di fatto, Junior Cally nelle ultime settimane, a ben ragione o meno, è diventato il nemico pubblico numero uno.
Matteo Salvini, che con i rapper non vanta un rapporto idilliaco, solo una manciata di giorni fa, davanti ai giornalisti, una delle prime frasi la dedica proprio a lui: “…questo è un Paese che porta sul palco di Sanremo gente che nelle canzoni tratta le donne come abbiamo letto”.
Una partecipazione al festival quindi, quella di Junior Cally, che è diventata improvvisamente una questione politica e sociale. Il tutto mentre il rapper, com’è giusto che sia, non cavalca l’onda e pensa a fare la propria musica e cantare il proprio pezzo, e oggi, in conferenza stampa all’Ariston, diventata chiaramente una delle più attese del carnet che attende la platea di giornalisti in queste giornate, stuzzicato sull’argomento, ribadendo il suo inequivocabile no alla violenza contro chiunque, risponde tranquillo: “riscriverei tutto, mi spiace che qualcuno si sia sentito ferito ma bisogna capire che c'è differenza tra fiction e realtà”, e poi ancora “mi spiace se qualcuno si sia sentito ferito ma non devo chiedere scusa”.
Il riferimento è al brano “Strega”, tirato in ballo “improvvisamente” come dice lui e in maniera “sospetta” come lui stesso ammette, uscito tre anni fa. Il brano che invece porta al Festival, “No grazie”, è ben altra cosa, non c’è alcun accenno alla violenza sulle donne ma, rispettando la liturgia del rap, qualche riferimento più azzardato di certo non manca.
Stavolta a essere graffiati dal rapper ex mascherato sono proprio Matteo Salvini e Matteo Renzi. I versi incriminati sono evidentemente “Spero si capisca che odio il razzista/Che pensa al Paese ma è meglio il mojito/E pure il liberista di centro sinistra che perde partite e rifonda il partito”. Più in generale il testo di Cally è un duro attacco al populismo, nel testo ammette che sarebbe più facile, anche per lui, come uomo, come artista, come personaggio pubblico più in generale, sfruttare il meccanismo del populismo a tutti i costi, un meccanismo che ha fatto la fortuna della comunicazione politica, di tutti i colori; ma a tutto ciò Junior Cally dice “No grazie”.
La giuria demoscopica, formata da non meglio specificati “fruitori di musica di tutte le età”, i primi a votare durante le due serate, non hanno premiato il brano che, anzi, risulta il meno votato. Stasera sul palco dell’Ariston si omaggerà la storia del Festival con i duetti; Cally si esibirà insieme agli amici dei Viito, cantando “Vita spericolata”, che tra l’altro, manco a farlo apposta (o forse si), venne bocciata a Sanremo e poi esplose nel gradimento del pubblico.
Domani voterà la sala stampa che al contrario ha molto gradito il pezzo, concedendogli voti discretamente alti. L’ultima sera il confronto sarà col televoto ed è lì che probabilmente scopriremo la verità su un brano che, a prescindere da quello che dice, andrebbe lasciato libero di stiracchiarsi sul mercato come tutte le altre canzoni, del passato e del futuro. Perché? Perché si tratta di una canzone.