C ristina D’Avena è un’artista unica nel suo genere, se dovessimo “vendere” la sua opera potremmo benissimo descriverla come leader assoluto nel settore; e il suo settore, come sappiamo bene, sono le sigle dei cartoni animati. Secondo i dati forniti da Wikipedia, ha interpretato 390 musiche di apertura di cartoni che hanno animato i pomeriggi di intere generazioni. Ai suoi concerti di musica che, sulla carta, dovrebbe essere dedicata ai più piccoli, si incontrano quarantenni nostalgici letteralmente commossi dopo aver sentito dal vivo una delle tante canzoni di questo originale e immenso repertorio.
“Ultimamente ho fatto un concerto – racconta ad Agi - c’erano 4 mila persone che urlavano: “Se non canti i Puffi, noi non ce ne andiamo!” ed io rispondevo “Calma! Calma! Ora li canto!”, “Puffi”, “Occhi di gatto” e “Mila e Shiro” sono tre canzoni che non posso non cantare, altrimenti non vanno via, non vanno a casa, stanno lì fermi fin quando non le canto. Succede veramente così ed è una figata!”
Ma quella bambina così piccola eppure così sicura e grintosa, che cantava “Il valzer del moscerino” allo Zecchino D’Oro stregando un intero paese, già sapeva nella vita di voler cantare?
“La bimba che cantava il moscerino voleva diventare una dottoressa come il suo papà, infatti io ho studiato medicina, poi ho continuato a cantare, sono rimasta per tantissimi anni nel coro dell’Antoniano e probabilmente il destino mio era questo perché a 16 anni mi hanno contattata, da Fininvest cercavano una ragazzina che potesse interpretare una sigla (una eh…) per un cartone animato visto che stava nascendo la televisione per ragazzi, e tra le tante bambine che c’erano lì l’Antoniano segnalò me. Tutto è nato soprattutto da lì, da questo fatidico giorno in cui mi hanno chiamata e quando ho cantato questa sigla per un cartone che si intitolava “Bambino Pinocchio”, ma sarebbe dovuta finire lì. Poi tutto il pubblico voleva sentirne un’altra da Cristina D’Avena, da questa ragazzina che aveva questa vocina così dolce. E poi praticamente tutto è nato da solo”.
È nato e cresciuto benissimo, i numeri parlano chiaro: 7 milioni di dischi venduti, come una rockstar. Numeri da record ma che restano comunque irrisori rispetto a quelli “virtuali” raccolti con lo share, irrisori soprattutto se si pensa alla figura permanente di Cristina D’Avena nella mente di intere generazioni di bambini. Una carriera, la sua, unica nel panorama musicale italiano, passata essenzialmente dalla televisione, un po' come succede oggi con i talent musicali.
Ma tu oggi avresti mai provato a farcela seguendo la strada dei talent?
“Sinceramente non lo so, forse non ho questo carattere, sono un po' più riservata, un po' più timida, non credo, mi ci sarei dovuta trovare per rispondere”
Nemmeno come giudice?
“Io ho fatto il giudice a Sanremo Young e ti assicuro che ho sofferto tanto, perché vedere le facce dei ragazzi che aspettavano che tu pronunciassi un si o un no, credimi, per il carattere che ho, è stato abbastanza difficoltoso, perché mi dispiaceva tantissimo dire, per esempio, “non mi sei piaciuto”, mi sentivo molto in imbarazzo. Forse glielo avrei detto in privato, ma dirglielo davanti a tutti e quindi farlo star male, mi dispiaceva”
E nessuno te lo ha mai proposto?
“No, a parte Sanremo Young, non ne sono mai arrivate”
Eppure Cristina D’Avena è una delle poche interpreti della musica italiana ad aver esplorato ogni singolo aspetto della messa in onda televisiva: se la mattina cantava le sigle dei cartoni animati, nel pomeriggio si trasformava in quello che è il suo romantico e adolescentissimo alter ego: Licia. Nessuno può dimenticare la trasposizione in fiction all’italiana del manga giapponese “Love Me Knight - Kiss Me Licia”, un prodotto magnifico, surreale. Cristina D’Avena diventa la fidanzatina d’Italia, proposta agli italiani come un modello morale e stilistico ben preciso, leggendarie sopracciglia comprese, ma siamo nel 1986 e il rapporto con il nostro look sta ai minimi storici. E poi, naturalmente, gli spettatori si affollavano ogni settimana davanti alla tv per seguire la sua love story dai toni casti e moderati con Mirko, il giovine dai capelli dai colori improponibili, musicista col compito di rappresentare il ribelle dal cuore di panna.
“Kiss me Licia” è la cosa più divertente che hai fatto nella tua carriera?
“Sicuramente, mi sono divertita come una matta. Lavoravamo tanto, però quante risate mi sono fatta. Mi mancano proprio quei periodi in studio, in sala, durante le paure…mamma mia. Poi c’era Pasquale Finicelli, un napoletano verace, durante le pause non ti dico che succedeva. Non puoi immaginare quanto mi faceva ridere. Lo rifarei duecento milioni di volte”.
Se pensiamo ai grandi della storia della musica italiana ci vengono in mente una serie di nomi tutti validi, ma per quanto riguarda le sigle dei cartoni animati c’è solo un nome, e quel nome è Cristina D’Avena, “E ne vado super fiera” ci dice.
Nell’immaginario comune tu sei l’immagine della purezza, della fanciullezza, infatti quando hai cominciato a postare sul tuo profilo Instagram le foto dove mostri una forma splendida, in molti si sono trovati felicemente spiazzati.
“Io seguo una vita abbastanza sana, mangio bene, non fumo, non bevo, mi concedo solo di fare le ore piccole, ma non andando in giro; sto a casa a guardare la tv, scrivo, mi rilasso. E poi sicuramente la positività, il sorriso, ti danno quella carica in più, quella forza in più. Ai miei fan dico sempre che la pelle luminosa ce l’hai se sei luminosa anche tu, se sei ombrosa la pelle diventa più brutta. La mente, il fisico, fanno tutti parte del tuo modo di essere”.
Ma tutto, ci dice, è dovuto ad un determinato modo di essere e noi non fatichiamo a crederle. “Io ho un carattere, di mio, molto positivo però sicuramente anche le sigle mi hanno aiutato. Perché il mondo dei cartoni animati è un mondo bello, gioioso, quindi sicuramente aiuta”.
Ti sei mai sentita ingabbiata in un determinato ruolo?
“No, io sto benissimo, anzi, se rinascessi lo rifarei, perché mi piace. Io posso fare altre cose, nessuno mi ha mai ingabbiato, io mi diverto, durante ai concerti canto anche altra musica, pezzi di Max Pezzali, Vasco Rossi e Ligabue mashato con le mie canzoni. Ma bisogna venire ad un concerto per rendersi conto”.
Effettivamente un concerto di Cristina D’Avena è un evento imperdibile, un tuffo nel passato con una consapevolezza adulta che alla fine può risultare sul serio commovente fino alle lacrime. Forse anche per questo ritrovarla così bella, così in forma, ci risulta confortante, se il tempo non passa per lei forse risparmierà anche noi. È una pura illusione, ma crederci, come credevamo ai cartoni animati del pomeriggio, in fondo non può fare altro che bene.