A lle 21.15 di stasera Sky trasmetterà la prima puntata della sesta e ultima stagione di House of Cards, la prima senza il suo protagonista, Kevin Spacey, messo fuori dal cast dopo le accuse di molestie sessuali in seguito al ciclone Weinstein, e quindi del protagonista indiscusso della serie, Frank Underwood. Ma dove eravamo rimasti? Ecco un breve, per quanto possibile, recap della storia alla quale fin qui abbiamo assistito.
Prima Stagione
Frank Underwood è un politico americano, capo gruppo dei democratici alla Camera, ha un accordo per diventare Segretario di Stato, che però non viene rispettato dal neo-presidente eletto Garret; da quel momento, con la complicità della moglie Claire, cospira per distruggerlo. Nel frattempo ha modo di salvare un altro membro del congresso, Peter Russo, ma solo per trasformarlo in una sua pedina; Russo infatti passa a Frank informazioni sul segretario di Stato, Underwood lo fa candidare a governatore della Pennsylvania ma solo per farlo ritirare una volta in vantaggio in favore dell’attuale vicepresidente, posto che quindi resta vacante; Underwood allora comincia ad eliminare astutamente ogni altro possibile candidato, e quando Russo minaccia di denunciarlo lui lo uccide inscenando un suicidio.
Seconda stagione
Instaura una relazione con la giovane cronista Joe Barnes (nella prima stagione) e si serve di lei per screditare chi gli da fastidio, ma comincia lei a dargli fastidio quando scopre che Underwood potrebbe essere coinvolto nella morte di Russo, lui, ormai vicepresidente, decide di buttarla sotto i binari della metropolitana. La particolarità del personaggio di Underwood è la sua capacità di sfruttare per propri fini politici qualsiasi avvenimento; quando infatti il presidente Garret affronta un momento complesso con la moglie, Claire lo convince a cominciare un percorso terapeudico di coppia, ma ciò negli Stati Uniti comporta l’impeachment; così Garret si ritira e Underwood, che ha orchestrato il tutto dietro le quinte, diventa Presidente.
Terza Stagione
Ma sono ancora in piedi i sospetti circa un suo coinvolgimento nella morte di Peter Russo, così una delle prime mosse da Presidente è quello di offrire la Corte Suprema a Heather Dunbar, il pubblico ministero che sta indagando su di lui, ma lei rifiuta e annuncia che lo sfiderà alle primarie per il partito democratico. Nel frattempo Underwood deve affrontare la questione russa, Claire sbatte i piedi per ottenere il ruolo di ambasciatrice americana all’Onu, ma quando lo ottiene finisce per insultare davanti agli occhi del mondo il presidente russo, che per concludere una campagna militare di tensione in Israele, chiederà a Frank di licenziare Claire, e lui non può fare altro che accettare. È qui che si crea la prima frattura tra di loro, che paradossalmente si allarga quando Claire si rivelerà un aiuto fondamentale per la campagna elettorale di Frank. Claire, ormai è chiaro, è stufa del semplice ruolo da First Lady.
Quarta stagione
Claire chiede al marito un posto al Congresso, ma lui non le concede la poltrona, così lei passa all’attacco, prima passa informazioni riservate a un giornalista per metterlo in difficoltà, e una volta mostrato il suo potere procede con il ricatto al marito: o il posto da vicepresidente o il divorzio. Ma la risposta non può arrivare, non subito, Underwood infatti è vittima di un attentato da parte del fidanzato di Joe Barnes, e durante la sua convalescenza è proprio Claire ad aiutare il presidente incaricato di sostituirlo in diversi affari che la mettono in mostra come amministratrice credibile, quanto basta per ricevere l’offerta ufficiale della vicepresidenza quando Frank si ristabilisce.
E non solo si ristabilisce, ma è in formissima, tanto che alla vigilia del voto alle primarie riesce, con le solite machiavelliche trame, a far di nuovo fuori tutti i possibili candidati, a partire proprio da Heather Dunbar, che non può negare di aver incontrato l’attentatore di Underwood, così è costretta al ritiro. Insomma, come tutte le altre cariche lo schema vincente per Underwood è quello di eliminare dalla corsa ogni possibile concorrente. Ma è chiaro che la scia lasciata da Frank nell’arco degli anni dalla sua veloce scalata non può restare nel silenzio, per cui quando scopre che una serie di articoli su di lui stanno per uscire decide di distrarre il pubblico americano permettendo la morte di un padre di famiglia finito in mano ad un gruppo di terroristi.
Quinta stagione
La strategia della paura tornerà utile anche quando gli Underwood a scrutini aperti si rendono conto che perderanno, allora inscenano con l’aiuto di due spin doctors, un finto attacco terroristico, molti stati sospendono il voto facendo mancare i numeri per rendere l’elezione efficace. Così la votazione viene annullata, gli spin doctors chiaramente uccisi, ma Claire, con il voto del Senato riesce comunque a diventare ufficialmente vicepresidente.
Frank dovrà invece aspettare il ritiro dell’avversario William Conway, ovviamente anche lui minacciato da ciò che gli Underwood fanno emergere su di lui. Tutta la serie è una partita a scacchi tra Underwood e la verità, un continuo mettersi sotto scacco a vicenda. È proprio la verità a tornare a galla riguardo l’omicidio di Joe Barnes, per il quale serve finalmente un colpevole. Gli Underwood decidono di dare in pasto alla giustizia Douglas "Doug" Stamper, il loro fedelissimo collaboratore, ma nemmeno questo basta, tutti i magheggi commessi negli ultimi anni cominciano a rivoltarsi contro, e quando decide di uccidere anche "Cathy" Durant, personaggio messo dalla propria parte ma mai davvero sottomesso e che ora vuole testimoniare contro di lui, gli scandali si fanno davvero troppi.
Così Frank decide di dare le dimissioni e di tramare nell’ombra per tenere un Underwood, la moglie, nella stanza ovale. I ruoli si sono ufficialmente invertiti. Ora è Frank che vuole un ruolo, chiama la moglie, ma lei rifiuta la chiamata.
Ed è proprio con questa scena che si chiude la quinta stagione. Non sappiamo come verrà giustificata l’assenza di Frank dalla sesta stagione. Una morte? Sembra l’unica scelta davvero credibile per eliminarlo definitivamente dalla trama. Ciò che è certo è che l’assenza si sentirà inevitabilmente nonostante la straordinaria bellezza e bravura di Robin Wright.