AGI - “Siamo venuti in Italia, a Taormina in vacanza nel 2017, e da lì abbiamo noleggiato una barca con amici e famiglie. Una vacanza perfetta. Volevo vedere Messina, perché è l’ambientazione di Molto rumore per nulla di Shakespeare”, è un Geoffrey Rush sorridente quello che si è raccontato al Taormina Film Fest, dove ha presentato il suo ultimo lavoro The Rule of Jenny Pen, un thriller psicologico in cui recita accanto all’amico e collega John Lithgow. “È un film un po’ inquietante, non proprio horror, ma con un’atmosfera molto intensa”, spiega l’attore australiano, premio Oscar per Shine. “È stato selezionato a festival specializzati come quello di Austin, in Texas, e Sitges, in Spagna. Sono contento che sia arrivato anche qui, in un contesto come questo.”
Rush racconta che il regista, James Ashcroft, ha un percorso simile al suo: “Anche lui viene dal teatro, come attore e regista. Poi ha deciso di passare al cinema. Il suo primo film doveva andare a Cannes, ma il festival fu chiuso per il COVID, così finì a Sundance, dove fu visto da molti. E ora, dopo The Rule of Jenny Pen, sta lavorando con Robert De Niro a New York.”, spiegando anche la soddisfazione di lavorare con dei giovani talenti.
Il film segna anche una reunion sul set con John Lithgow, con cui Rush aveva già condiviso la scena 22 anni fa ne La vita e la morte di Peter Sellers: “Ci siamo rivisti spesso a eventi e cerimonie. Recentemente l’ho visto recitare a Londra in uno spettacolo, Giant, che dovrebbe andare a Broadway. È stato in quel periodo che lo hanno scelto per interpretare Silente. John è un vero stakanovista, lavora sempre.”, confessando di stimarlo molto. Rush racconta di essere alla ricerca di ruoli che parlino dell’età, della maturità, del tempo che passa: “The Rule of Jenny Pen era perfetto, proprio quello che cercavo. E nel mio prossimo film sarò di nuovo un anziano padre, ma stavolta in una commedia assurda, quasi surreale”.
L’amore di Geoffrey Rush per il cinema italiano affonda le radici nella sua formazione. “Quando ho iniziato a recitare, l’Italia viveva un’epoca d’oro: Fellini, De Sica, Sergio Leone, Bertolucci, Pasolini… erano tutti punti di riferimento. Amo quella fase storica così immaginifica.” Il legame è diventato concreto con Giuseppe Tornatore, che andò a cercarlo in Australia per “La miglior offerta”: “Lo portai in tutti i migliori ristoranti italiani. I camerieri non credevano ai loro occhi: ‘Tornatore qui?!’. Era una divinità per loro. Nuovo Cinema Paradiso ha toccato corde profonde in tutte le persone, specialmente tra gli italiani.” E se ci fosse un giovane regista italiano pronto a coinvolgerlo? “Che mi faccia leggere il progetto! Sono sempre aperto alle buone storie.”, spiega lasciando aperta la possibilità.
Rush non si sottrae alle domande sull’amatissimo franchise dei Pirati dei Caraibi, dove interpretava l’iconico Capitano Barbossa che gli ha dato grande popolarità tra i giovanissimi: “Cosa ricordo? Che non ho mai sofferto il mal di mare!”, ha scherzato subito “Nei primi tre film eravamo spesso in mare aperto, e c’era sempre qualcuno con un secchio pronto prima di ogni ciak. Io no, mai un problema”. Non si nega neppure quando gli chiediamo del reboot in lavorazione senza di lui e Johnny Depp: “Non so cosa faranno, qualcosa accadrà di sicuro. Ma io sono già morto due volte… non posso continuare a morire! Magari tornare come fantasma, con un ruolo piccolo ma ben pagato, quello sì!”, facendo capire di come una produzione come quella Disney sia disposta a non badare a spese.