In una regione centrale dell'Oceano Atlantico, tra la Norvegia e la Groenlandia, è stata rintracciata la prima prova dell'esistenza di batteri della Clamidia in grado di sopravvivere e prosperare senza un organismo ospite. Questo il risultato dello studio condotto dai ricercatori delle Università di Uppsala e Bergen, che hanno analizzato la composizione chimica dei sedimenti sul fondo dell'oceano, rintracciando dei campioni vicino a uno sfogo idrotermale chiamato Loki's Castle.
"Quello che abbiamo scoperto è stato abbastanza sorprendente, non ci aspettavamo di trovare il batterio Chlamydiae in questo tipo di ambiente", dichiara Thijs Ettema dell'Università di Uppsala. "Stando ai risultati di studi precedenti pensavamo che questi batteri necessitassero di un organismo ospite per sopravvivere, ma con i campioni che abbiamo analizzato questa convinzione è stata scardinata", prosegue il ricercatore, specificando che i batteri della Clamidia, oltre a provocare una malattia a trasmissione sessuale che colpisce gli esseri umani, possono essere trasmessi anche a mucche, polli, pecore, maiali e koala.
"Non abbiamo ancora ben chiaro come classificare le nuove forme di clamidia, ma i campioni raccolti finora indicano l'esistenza di dozzine di nuovi ceppi e potenzialmente nuove specie di batteri, anche se è difficile dare una vera e propria definizione delle varie specie", commenta Ettema.
"Sappiamo che questi ceppi non hanno bisogno di un organismo ospite per svilupparsi, e finora i nostri tentativi di far prosperare alcuni gruppi di clamidie in laboratorio non hanno prodotto grandi risultati. Tutto ciò potrebbe indicare che l'esistenza di questi ceppi dipende dalla presenza di vita microbica nei sedimenti sottomarini in condizioni con pressione elevata e assenza di ossigeno", spiega ancora il ricercatore, concludendo con una considerazione sulla possibilità che questi ceppi di clamidia potrebbero avere un impatto ecologico significativo, vista la grande quantità di organismi ritrovati nei sedimenti.