Quanti sono e dove si trovano
Ad oggi in Italia ci sono 99 comuni commissariati, di cui il 30% in Calabria. La regione del sud Italia, da sempre tra le più ricorrenti in materia, guida di gran lunga la classifica, seguita a distanza dalla Campania, con il 16,16% delle amministrazioni coinvolte. Più in generale circa 3 comuni su 4 tra i 99 commissariati sono nel meridione, il 16,16% al nord il 6% al sud.
Nonostante la recente tornata elettorale quindi, il numero di comuni commissariati rimane alto. Il 40,40% di essi è stato sciolto per ingerenze della criminalità organizzata e tutti, tranne il comune di Lavagna (Genova), si trovano al sud: 24 comuni calabresi, 7 siciliani, 6 campani e 4 pugliesi.
Quindici dei 99 provvedimenti (il 15,15%) sono stati presi per le dimissioni della maggioranza dei consiglieri e 12 (il 12,12%) per l’incapacità dell’amministrazione di approvare il bilancio.
Da non ignorare anche il numero di comuni che hanno avuto difficoltà a portare a termine regolarmente la tornata elettorale, circa il 16% dei consigli comunali attualmente sciolti. Nel 9% dei comuni in questione (9 amministrazioni) non è stato raggiunto il quorum, nel 5% (5 amministrazioni) non sono state presentate le liste e nel 2% (2 amministrazioni) le elezioni sono state annullate.
Per quanto riguarda i provvedimenti che sono direttamente collegati al mandato del primo cittadino, possiamo registrare 3 casi di commissariamenti per dimissioni del sindaco, 2 per la sua decadenza (evento abituale negli anni in cui si svolgono elezioni nazionali e regionali come il 2018) e 1 sfiducia.
Quando i commissariamenti durano troppo
La materia è complessa, e come spesso avviene i numeri non permettono di inquadrare a pieno le problematiche in ballo. Dieci dei 99 comuni attualmente commissariati sono senza sindaco da più di 23 mesi, quasi 2 anni. È evidente quindi che si tratta di casi particolari che meritano un’attenzione maggiore.
In cima a questa classifica la già menzionata San Luca. Commissariata per mafia nel maggio del 2013, si trova da oltre 5 anni senza primo cittadino. Fatto reso ancora più allarmante dalle tre tornate elettorali andate a vuoto per la mancata presentazione delle liste elettorali. Con oltre 1.000 giorni senza sindaco anche Austis (Nuoro), comune che negli anni ha avuto le medesime difficoltà a svolgere regolarmente le elezioni.
Altre due città meritano menzione, in quanto senza primo cittadino da oltre 800 giorni. Il comune di Marano di Napoli, in provincia di Napoli, nel maggio del 2016 è stato commissariato per le dimissioni del sindaco. A dicembre dello stesso anno, in seguito ad ulteriori accertamenti, il ministero dell’interno ha nominato una commissione straordinaria per ingerenze della criminalità organizzata. Commissariamento che è stato poi prorogato nell’aprile del 2018. Spostandoci al nord troviamo il comune di Lavagna, in provincia di Genova. Nel giugno del 2016 la maggioranza dei consiglieri si è dimessa, costringendo il ministero a sciogliere l’ente. A marzo del 2017 sono emerse ingerenze della criminalità organizzata, tramutando la causa del commissariamento. Nell’aprile del 2018 l’atto è stato poi prorogato.
Quando il commissariamento diventa la prassi
I consigli comunali di 11 dei 99 comuni attualmente commissariati sono già stati sciolti almeno 2 volte dal 2011 ad oggi. Un numero che da solo racconta quanto sia complicato per un territorio uscire da situazioni di mala gestione e mala politica.
Bova Marina, comune in provincia di Reggio Calabria, è senza sindaco da 605 giorni. Le dimissioni del sindaco a febbraio del 2017 causarono il commissariamento del comune. Nel corso dell’anno poi emersero ingerenze della criminalità organizzata causando lo scioglimento dell’ente per mafia. Il comune era già stato sciolto nel 2011 per la dimissioni della maggioranza dei consiglieri e nel 2012 sempre per mafia (poi prorogato nel 2013). Situazione simile a Platì, sempre in provincia di Reggio Calabria. Attualmente commissariato per ingerenze della criminalità organizzata, il comune era già stato sciolto nel 2011 (dimissioni consiglieri), 2012 (criminalità organizzata, prorogata nel 2013), e 2018 (dimissioni consiglieri).
11 comuni attualmente commissariati sono stati già sciolti almeno 2 volte dal 2011 ad oggi.
Assieme ai 2 comuni appena menzionati ne abbiamo 5 della Campania (Marano di Napoli, San Felice a Cancello, Calvizzano, Caivano e Cerino), 2 della Puglia (Manduria e Gioia del Colle) e altri 2 della Calabria (Gioia Tauro e Cassano all’Ionio) che, oltre all’attuale commissariamento, hanno subito provvedimenti di scioglimento altre 2 volte dal 2011 ad oggi.
Tra gli 11 enti locali in questione tutti tranne due sono stati sciolti almeno una volta per ingerenze della criminalità organizzata. I 2 comuni in questione sono: Cervino in provincia di Caserta (2011 - decesso sindaco, 2013 e 2018 - dimissioni consiglieri) e Gioia del Colle in provincia di Bari (2011 e 2018 - mancata approvazione del bilancio, 2015 - dimissioni consiglieri).
Quando il problema è votare
Se un comune commissariato va al voto e per qualche motivo non si riescono a svolgere le elezioni, di fatto non ci sarà un nuovo provvedimento di commissariamento, non essendosi mai formato il consiglio comunale che andrebbe sciolto. In alcuni comuni quindi, nonostante non ci siano stati recenti provvedimenti di commissariamento, mancano sindaco, giunta e consiglio da anni.
2 comuni che sono stati commissariati nel 2017 perché non avevano raggiunto il quorum alle elezioni, sono ancora senza sindaco perché nel 2018 non sono state presentate liste alle elezioni.
Quattro dei 99 comuni attualmente commissariati si trovano in questa situazione. Due sono già stati menzionati (San Luca e Austis) in quanto senza sindaco da oltre 1.000 giorni, gli altri 2 sono Magomadas, in provincia di Oristano e Rodero, in provincia di Como. A giugno del 2017, nella tornata di elezioni amministrative, entrambi i comuni non raggiunsero il quorum e quest’anno, in periodo di elezioni, in nessuno dei 2 sono state presentate le liste elettorali.
Entrambi i comuni sardi (Austis e Magomadas) hanno meno di 1.000 abitanti, sollevando anche il tema della difficoltà per comuni particolarmente piccoli e con una bassa popolazione di svolgere regolarmente le elezioni.