L'Ambien, dopotutto, non ha effetti collaterali così pesanti

Il sonnifero è stato indicato come uno dei fattori del recente crollo emotivo di Elon Musk ma nulla prova che allenti i freni inibitori, ci spiega il direttore dell'istituto di Neurologia del Gemelli

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JOSHUA LOTT / GETTY IMAGES NORTH AMERICA / AFP 
Elon Musk 

Lo chiamano l’aspirina del diavolo, ma non demonizzatelo: l’Ambien​, il farmaco contro l’insonnia noto per essere la presunta causa di alcuni comportamenti sopra le righe delle star, “non ha assolutamente effetti collaterali superiori a tutti i più comuni ipnotici ed in particolare alle benzodiazepine”.

A spiegare come funziona questo ipnotico, di cui fa uso anche il fondatore di Tesla Elon Musk, è il dottor Paolo Maria Rossini, direttore dell’Istituto di Neurologia del Policlinico Gemelli IRCCS di Roma, raggiunto da Agi.

Inibizioni addio? Colpa (eventualmente) del sonnambulismo

“Il farmaco – spiega Rossini – agisce a livello cerebrale e sul cervelletto e dovrebbe svolgere due funzioni. Da un lato facilita l’addormentamento, cioè l’intervallo di tempo tra quando uno si mette a letto e poi si addormenta; dall’altro mantiene una durata fisiologica di sonno complessivo (7-8 ore in un adulto) rispettando il più possibile il profilo ipnico, cioè la presenza, la sequenza e la durata delle varie fasi in cui si articola il sonno”. Dovrebbe cioè regolare il riposo in maniera da farlo assomigliare il più possibile a quello naturale.

Ma allora perché molte star indicano l’Ambien, noto anche con il nome del composto Zolpidem, coma causa di comportamenti sballati? La sostanza è in grado di allentare ogni freno inibitore? Rossini è categorico: “Non ci sono prove esaustive nella letteratura scientifica che dimostrino che il farmaco riduca la capacità di controllare le proprie reazioni”. Tutto nella norma, dunque? Non esattamente: “Quello che è certo è che lo Zolpidem può aumentare di parecchio il rischio di sonnambulismo – commenta Rossini -. È quindi possibile che nel corso delle ore di sonno ci possano essere momenti di comportamento alterato collegati al sonnambulismo”. Si tratta di eventuali “comportamenti abnormi e forse anche compulsivi, ma solo all’interno di episodi di sonnambulismo e cioè sempre e comunque all’interno di una stato parafisiologico di sonno e mai in condizioni di veglia cosciente”.

Il 7 giugno del 2017 Elon Musk scriveva su Twitter la sua ricetta notturna “magica”: “Un po’ di vino rosso, un disco vintage e un po’ di Ambien”. Chissà se fosse serio o stesse scherzando. Rossini spiega però che, per giudicare gli effetti collaterali denunciati dalle star, “andrebbe capito se chi descrive questi comportamenti aveva assunto non solo l’ipnotico, ma anche alcool, droghe o altri farmaci. Un cocktail di questo tipo diventerebbe difficile da valutare per capire a chi dare la colpa”. Con l’Ambien, insomma, niente cin cin.

Nessun pericolo, a meno che l’utilizzo duri più di un anno

Secondo Business Insider, i vertici di Tesla sarebbero preoccupati dall’utilizzo dell’Ambien da parte di Elon Musk. Rossini smentisce che ci siano pericoli legati al consumo da parte di un manager di una società importante, a patto che questo avvenga “nei termini prescritti”. Il farmaco, “uno degli ipnotici più utilizzati al mondo da molti anni”, rispetto ad altri è più “rapido a entrare in azione”, garantisce “un periodo di sonno più lungo e più rispettoso delle varie fasi”, e provoca “meno sonnolenza nelle ore diurne e meno rischi di caduta e alla guida”.

Qualche pericolo in più, questo sì, può sorgere in caso di utilizzo prolungato: se il farmaco diviene un’abitudine per più di un anno possono verificarsi disturbi cognitivi, soprattutto riguardo alle “varie forme di memoria”. Tra verità e leggende sul farmaco c’è una testimonianza curiosa. L’ha raccontata Vice qualche anno fa, ed è la storia di un uomo che dopo tre anni in stato vegetativo si è risvegliato grazie al farmaco. “Si tratta di reportage poco scientifici e molto giornalistici – commenta Rossini -. Una review di tre o quattro anni fa sull’effetto del farmaco sui disturbi di coscienza nega qualsiasi effetto documentato”. Non sarà l’aspirina del diavolo, insomma, ma forse neppure la cura ad ogni male. 



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