Venezia - Gli ultimi due anni per il cinema arabo sono stati anni 'tunisini' per eccellenza. Escludendo le candidature agli Oscar di 'Omar' del palestinese Hany Abu Asaad e 'Theeb' del giordano Naji Abou Nawwar, la maggiore presenza filmica dal mondo arabo nei grandi festival cinematografici da Berlino a Cannes, Locarno e Venezia e' arrivata dalla Tunisia, e lo scenario si replica con la 73' edizione della Mostra di Venezia in corso al Lido fino al 10 settembre.
Ben tre dei cinque titoli che portano firme di registi di origini dei paesi arabi sono tunisini, e sono Akhar Wahid Fina 'L'Ultima di noi' di Ala Eddine Slim, nella selezione ufficiale 'Orizzonti', il corto "All the rest is the work of man" di Doria Achour e ritorna al Lido per il secondo anno consecutivo la bravissima Layla Bouzid, con il suo 'Appena apro i miei occhi' vincitore nella passate edizioni delle Giornate degli autori di Venezia e del Festival di Dubai, e quest'anno una dei tre candidati all'Oscar del cinema Europeo, Il Premio Lux, assegnato dai parlamentari Ue. "La Tunisi, in tutta la sua storia cinematografica rappresenta un'eccezione rispetto a tutto il panorama cinematografico arabo. I suoi cineclub dagli anni '60 sono stati delle vere scuole non solo per i talenti ma anche per il pubblico. La maggior parte dei maestri del cinema tunisino che hanno fatto la gavetta in quei cineclub" sostiene il critico cinematografico emiratino, nonche' direttore artistico del Festival di Dubai, Masoud Amrallah Al Ali. "Non e' una vitalita' sporadica, ma un risultato che viene da lontano, basato sulle tradizioni e ricchezza produttiva del paese nordafricano e della solidita' delle istituzioni del paese", che pur essendo il primo che abbia vissuto la cosiddetta Primavera araba, e' riuscito a conservare in piedi le istituzioni evitando il caos di altri paesi come Iraq, Siria, e la vicina Libia". Secondo Amrallah "da un lato il sostegno governativo ha dato una mano non indifferente alla produzione filmica, dall'altro lato la chiusura e le restrizioni di molti fondi di sostegno stranieri hanno liberato i cineasti tunisini da molti stereotipi di orientalismo che strizzavano l'occhio al pubblico e alle distribuzioni europee ed occidentali".
Vi e' un forte ritorno al cinema fiction che ha sempre rappresentato il punto di forza della Tunisia e "dopo un esiguo momento di produzione documentaristico che prendeva linfa dalle piazze e dalle manifestazioni di protesta, l'attenzione dei registi, maestri e giovani, e' tornata a concentrarsi sulla fiction, come corto e lungometraggi". "Questa parabola e' e continua ad essere ascendente - ha detto Amrallah - perche' il festival del prossimo anno vedra' una ancora piu' marcata presenza tunisina, e molti dei maestri come Farid Boughadir, Ridha El Behi Raja Ammari hanno gia' finito i loro nuovi film". (AGI)