(AGI) - L'Aquila 30 mar. - La Corte dell'Appello dell'Aquila,presieduta dal giudice Luigi Catelli (giudici a latere AldoManfredi e Armanda Servino), ha confermato l'assoluzione emessain primo grado dal Tribunale di Pescara l'11 febbraio 2013dell'ex sindaco del capoluogo adriatico, Luciano D'Alfonso,oggi presidente della Regione Abruzzo, e di tutti gli altri 17imputati nell'ambito dell'inchiesta denominata "Housework" supresunte tangenti negli appalti pubblici al Comune di Pescara,che il 15 dicembre 2008 porto' all'arresto di D'Alfonso, delsuo ex braccio destro Guido Dezio e dell'imprenditore MassimoDe Cesaris. La Corte ha assolto tutti gli imputati con ilsecondo comma dell'articolo 530 del codice di procedura penaleda tutti i reati contestati, riqualificando tra l'altro ilreato contestato al capo B cioe' tentata concussione in quellodi induzione indebita a dare o promettere utilita'. Reato peril quale vi e' stata comunque l'assoluzione. La sentenza emessaoggi dalla Corte d'Appello riguarda D'Alfonso, coinvolto inqualita' di ex sindaco di Pescara, e gli imprenditori Carlo eAlfonso Toto, Guido Dezio, Massimo De Cesaris, Angelo DeCesaris, Pierpaolo Pescara, Fabrizio Paolini, RosarioCardinale, Giacomo Costantini, Nicola Di Mascio, PietroColanzi, Alberto La Rocca, Giampiero Leombroni, Marco Mariani,Francesco Ferragina, Antonio Dandolo, Vincenzo Cirone. Ilprocuratore generale, Ettore Picardi, aveva chiestol'assoluzione per tutti gli imputati relativamente alla maggiorparte dei capi di imputazione oggetto del ricorso, laprescrizione per sei capi di imputazione e solo per Dezio unacondanna di 2 anni e 6 mesi relativamente pero' al reatocontestato al capo B, cioe' tentata concussione. In primo gradoil processo si concluse con l'assoluzione di tutti gli imputatiaccusati, a vario titolo, di reati che andavanodall'associazione per delinquere alla corruzione, allaconcussione, alla tentata concussione, all'abuso, al peculatoalla truffa, al falso, all'appropriazione indebita. (AGI)