“Ci è mancato il voto delle città”. Spiega così Giancarlo Giorgetti, numero due della Lega, il mancato obiettivo in Emilia nel corso di un’intervista a La Stampa. Secondo il vice di Salvini, infatti, “la destra raccoglie molto più nelle campagne che nei centri urbani” e in particolare “da quando l’attrazione berlusconiana sui ceti borghesi è venuta a mancare, non siamo riusciti a colmare il vuoto”, spiega. Ora quel che servirà sarà “uno sforzo di visione per parlare con più efficacia a quegli elettori”.
Secondo Giorgetti, la Lega e Matteo Salvini non hanno sbagliato alcuna mossa, e semmai l’unica colpa del leader “è di non accontentarsi” ma “Matteo invece ha fatto la scommessa di collocare l’asticella altissima, mettendo in palio il governo nazionale”. E se “non è riuscito a superarla, però il tentativo rientra nel suo modo schietto, onesto e lineare di far politica”.
Quanto ai 5Stelle, Giorgetti sostiene che con la loro sconfitta “purtroppo, scompare l’elemento di novità che avevamo condiviso” e che dopo queste elezioni loro “non sono più un movimento politico e non diventeranno un vero partito” anche perché “quello che avrebbe potuto fare la Corte costituzionale, cioè permettere che la gente si esprimesse sul sistema maggioritario, lo hanno fatto gli elettori rilanciando il bipolarismo destra-sinistra e spazzando via l’anomalia grillina”.
E il successo del Pd di Zingaretti? Secondo il vice di Salvini, “la sinistra è riuscita a mantenere il controllo dell’Emilia Romagna perché la vecchia macchina del partito si è ricompattata e ha funzionato a pieno regime” ma questo stesso schema “non può essere riproposto in altre zone d’Italia, dove quella struttura organizzativa appartiene al passato”. E tuttavia in caso di elezioni politiche, chiosa Giorgetti, “le regioni rosse non basteranno” a riempire di consensi le urne.