Il taglio dei parlamentari arriva all'ultimo miglio. La riforma targata M5s approderà in Aula lunedì 7 ottobre e nel giro di tre giorni sarà licenziata in via definitiva dalla Camera. Il Pd, rivendica il capogruppo Graziano Delrio, mantiene la parola data agli alleati. E dopo tre voti contrari con cui il partito del Nazareno ha bocciato la riforma pentastellata, ora i dem si apprestano a dire il primo e determinante sì.
Si 'allineano' anche renziani e Leu, che non faranno mancare il loro voto favorevole. Soddisfatto Luigi Di Maio, che rende onore alla "prova di lealtà" dei democratici e che rappresenta un "successo di tutto il governo" alla "faccia" della Lega e di Matteo Salvini. Ma il via libera al taglio degli eletti, mettono in chiaro fonti dem, non è assolutamente una "cambiale in bianco".
E, infatti, ora il Pd si attende la stessa "lealtà" da parte dei 5 stelle sulle misure da mettere in campo per "controbilanciare" gli effetti della riduzione del numero di deputati e senatori. I dem stanno infatti predisponendo un pacchetto di emendamenti alla riforma costituzionale sul voto ai diciottenni per l'elezione del Senato, già approvata in prima lettura da Montecitorio e ora all'esame di palazzo Madama e che, quindi, dovrà ripartire da zero. Sui vari passaggi, viene spiegato, non vi è nulla di scontato, ma si avvierà un confronto interno ai giallorossi per valutare le prossime mosse.
Gli step - una volta messa nel forziere la riforma sul taglio degli eletti - saranno tre, confermano fonti giallorosse: riforma costituzionale sull'elettorato attivo e passivo (da integrare con alcune proposte Pd), modifica dei regolamenti di Camera e Senato e nuova legge elettorale. Il confronto interno alla maggioranza è solo avviato, ma il Pd non intende cedere terreno sul punto: "Il Pd è stato di parola, siamo persone serie e manteniamo la parola", scandisce Delrio al termine della conferenza dei capigruppo in cui la maggioranza compatta ha fissato la data dell'esame in Aula del taglio degli eletti. Ora "siamo molto fiduciosi, perché la fiducia deve essere la caratteristica di questa nuova coalizione" su "tutti gli emendamenti alla legge costituzionale al Senato sull'elettorato attivo e passivo, quelli che nel programma di governo abbiamo definito le garanzie e i contrappesi, e che sono già pronti per essere presentati, insieme alla revisione dei regolamenti di Camera e Senato, e insieme ovviamente ad una bozza di legge elettorale che non è ancora pronta ma sulla quale la maggioranza deve darsi tempo per discuterne".
Il costituzionalista dem Stefano Ceccanti aggiunge: "Il via libera alla calendarizzazione della riduzione del numero dei parlamentari avviene dentro il contesto chiarito al momento della formazione del governo e che comprende tre elementi di sistema. Il primo è un ripensamento delle leggi elettorali a partire dai problemi di pluralismo che si pongono al Senato nelle regioni con numero ridotto di eletti".
"Il secondo - prosegue Ceccanti - è un adeguamento dei regolamenti parlamentari. Il terzo è una riforma costituzionale integrativa che affronti alcune questioni di garanzia e di equilibrio costituzionale. Questioni che saranno oggetto di approfondimenti nei prossimi giorni". Garantisce lealtà anche Matteo Renzi: "Faremo ciò che deciderà di fare la maggioranza, saremo in linea con ciò che faranno gli altri".
E Leu, con il capogruppo Federico Fornaro richiama il patto di governo, che "è chiaro e noi siamo sempre per rispettare gli accordi. I tempi di approvazione possono essere diversi, ma la riduzione dei parlamentari deve essere accompagnata dall'avvio dell'iter di una legge di riforma con nuove garanzie costituzionali e di rappresentanza democratica, oltre all'apertura di una discussione sulla legge elettorale".
Fonti Pd spiegano che gli emendamenti "aggiuntivi" che saranno presentati al Senato mirano a "garantire i nuovi equilibri" che si creeranno con il taglio dei parlamentari, soprattutto per quel che riguarda il rispetto della "rappresentatività nei territori". Quanto alla legge elettorale il confronto, seppur avviato, è ancora in alto mare. "Prima il Pd deve chiarirsi al suo interno sul modello", osservano fonti parlamentari M5s. Che i tempi non siano ancora maturi lo conferma Delrio: "La maggioranza deve darsi il tempo per discutere, per vedere il modello che più garantisce la rappresentatività dei territori dopo il taglio dei parlamentari, perché rischiamo di avere sei regioni che non eleggono nessun senatore, quindi" la questione dei "contrappesi" è una "cosa molto seria.
Noi siamo perché la democrazia rappresentativa venga salvaguardata. è l'inizio di un percorso e appena sarà pronta, arriverà la bozza della maggioranza", ma "insisto perché la legge elettorale vada fatta il più possibile insieme alle opposizioni". I dubbi su un ritorno al proporzionale, che non dispiacerebbe ai 5 stelle e sul quale spingono i renziani, però, sta creando più di un dubbio e malumore dentro il Pd, dove la maggioranza - ma anche Base riformista - mostra scetticismo sull'abbandono dei correttivi maggioritari. Il tema tiene banco nel centrodestra, dove la Lega vede a un passo il traguardo sul referendum che abolisce la quota proporzionale del Rosatellum bis.
Tiepida Forza Italia, che sebbene sia per il bipolarismo, non disdegnerebbe un rafforzamento del proporzionale e, comunque, Berlusconi è pronto a sedersi al tavolo del confronto proponendo un ritorno al premio di maggioranza. Per Matteo Salvini, invece, non vi è alcun dubbio: serve il maggioritario, perché chi "prende un voto in piu' vince, senza inciuci". Fratelli d'Italia rilancia il suo cavallo di battaglia: elezione diretta del Capo dello Stato.