Matteo Salvini boccia la riforma della giustizia voluta del ministro grillino Alfonso Bonafede "Ci mette buona volontà, per carità" dice il leader leghista in diretta Facebook, ma "è acqua". Già a maggio i due erano arrivati allo scontro sul tema, quando il testo della riforna era arrivato sul tavolo degli esponenti leghisti nel governo. Le proposte erano state considerate irricevibili, troppo spostate a favore delle procure.
“Noi siamo garantisti, ma loro vogliono una riforma punitiva”, aveva spiegato un esponente del Carroccio. Pesava il ‘caso Siri’, con la frattura che si era creata nella maggioranza perché la Lega non rinuncia alle tutele per gli indagati e non vuole tenere aperti i procedimenti per anni.
Per Salvini “non si può certo pensare di diminuire i tempi dei processi, togliendo pezzi di processi e margini di garanzia”. Il responsabile del Viminale era stato netto: “O parte la riforma complessiva del processo penale di cui la prescrizione potrà essere una minima parte del complesso oppure non esistono processi all'infinito che vanno a sovrapporsi in una struttura come quella di oggi che è barbara. Vogliamo fare una riforma della giustizia non contro qualcuno ma coinvolgendo tutte le parti in causa, per non dare alibi a nessuno viste le esperienze del passato che sia fatta contro i magistrati, contro i pm, contro gli avvocati. La parola la mantengo, conto che lo stesso impegno valga per tutti".
Si era soffermato anche sul potere dei sindaci e sugli atti amministrativi: “Bisogna invertire il processo. Deve valere il silenzio-assenso. Se non mi rispondi entro trenta giorni do per scontato che tu mi dia ragione e io comincio il mio iter amministrativo”. Per di più aveva spiegato di voler abolire l’abuso d’ufficio. Niente sconti o depenalizzazioni ma il principio della Lega era che M5s deve “cambiare rotta”, perché al momento “imprenditori e politici vengono considerati dei presunti colpevoli”, ha rimarcato lo stesso vicepremier leghista.
“Il ministro Bonafede ha le sue idee, noi abbiamo le nostre”, aveva chiosato.