Il salario minimo per legge è diventata la nuova frontiera del M5s. Per il vicepremier Luigi Di Maio la norma va varata al più presto e per questo invoca un incontro apposito della maggioranza.
Il ddl Catalfo (che risale a luglio 2018) è all’esame della commissione Lavoro del Senato: il governo si è impegnato con i sindacati ad apportare correzioni.
Nell’ultimo incontro tenuto lunedì scorso, Cgil, Cisl e Uil hanno ottenuto che fosse inserito il richiamo esplicito alla contrattazione collettiva.
Un prossimo tavolo deve tenersi tra una decina di giorni. I sindacati insistono nel chiedere che non vi sia un riferimento unico di minimo orario (cioè i 9 euro) ma che si assumano i valori stabiliti dai Ccnl, che devono avere validità erga omnes, per evitare forme di evasione contrattuale e dumping salariale.
Il Pd intanto ha deciso di bruciare il governo sui tempi, presentando alla stampa la propria proposta che segue quella depositata a marzo scorso, primo firmatario Tommaso Nannicini.
Ecco le differenze:
L’ammontare
- Il testo M5s fissa una retribuzione non inferiore a 9 euro all’ora al lordo degli oneri contributivi e previdenziali.
- Il testo Pd affida la definizione della cifra ad una Commissione presso il Cnel, cifra destinata esclusivamente e transitoriamente a quei lavoratori che non hanno ancora un contratto nazionale di riferimento.
La contrattazione
- La proposta illustrata da Nicola Zingaretti mette al centro la contrattazione collettiva nazionale, siglata da parti sociali comparativamente più rappresentative. Il trattamento minimo tabellare stabilito dai contratti nazionali di categoria stipulati dalle organizzazioni maggiormente rappresentative vale quindi per tutti i lavoratori (erga omnes) del settore. Un salario minimo di garanzia è previsto nei settori in cui manca una disciplina contrattuale di riferimento.
- Secondo quanto riferito dalla presidente della Commissione Lavoro del Senato Nunzia Catalfo ai sindacati, lunedì scorso, la nuova versione dell’articolo 2 stabilirebbe che il trattamento economico minimo orario previsto dal Ccnl non possa comunque essere inferiore a 9 euro lordi: quindi tutti i contratti dovranno garantire tale cifra. In questo modo si riconoscerebbe il valore della contrattazione collettiva.
Rappresentanza
- Il Pd propone di istituire presso il Cnel la commissione paritetica per l’individuazione dei criteri di maggiore rappresentatività delle associazioni sindacali dei lavoratori e delle associazioni nazionali di rappresentanza dei datori di lavoro. Le deliberazioni adottate dalla Commissione saranno recepite attraverso decreti del ministro del Lavoro: il datore di lavoro che non si attiene a quanto prescritto dai decreti ministeriali è soggetto a una sanzione amministrativa da un minimo di euro 1.000 a euro 10.000 per ciascun lavoratore, nonché al ristoro del danno economico determinato ai lavoratori.
- Il M5s fa riferimento al Testo unico sulla rappresentanza firmata nel 2014 da Confindustria e Cgil, Cisl e Uil (a cui hanno poi aderito altre 130 sigle circa) ai fini del computo comparativo di rappresentatività del contratto collettivo prevalente. Nell’incontro con i sindacati è stata annunciata l’istituzione presso il ministero del Lavoro di una Commissione con le parti sociali che dovrebbe monitorare e verificare il rispetto di quanto previsto dalla legge in tema di salario minimo e l’adeguamento del suo valore.
Esclusione del lavoro domestico
- La firmataria della pdl 5S Catalfo ha spiegato ai sindacati che dall’applicazione del salario minimo legale verrà eliminata la categoria dei lavoratori domestici: sarà definita, sentite le organizzazioni sindacali più rappresentative, una disciplina ad hoc parametrata sui trattamenti economici del contratto collettivo di settore per i lavoratori domestici in modo da tutelare al contempo sia questi sia le famiglie.
- Nessun riferimento al lavoro domestico nella proposta Pd, dal momento che si richiama all’applicazione dei relativi contratti nazionali di lavoro.
Partecipazione
- Nella pdl Nannicini è previsto che nelle imprese che occupino almeno 300 lavoratori sia istituito un comitato consultivo composto pariteticamente da rappresentanti dei lavoratori e dell’impresa.
- Nella proposta Cinque Stelle non si parla di partecipazione.