Il caso Rula Jebreal, che doveva andare a Sanremo, ma non ci sarà

La giornalista israeliana-italiana contro la Rai: “mi hanno censurata perché rappresento l’Italia inclusiva e tollerante E questo fa paura”

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Mimmo Frassineti / AGF
Rula Jebreal

Dalla Rai “sabato scorso mi hanno telefonato pregandomi di fare io il passo, di rinunciare spontaneamente. Mi sono rifiutata. Gli ho mandato un messaggio scritto: se volete censurarmi dovete essere voi ad assumervene la responsabilità”. In un’intervista a la Repubblica, Rula Jebreal, la giornalista con doppia cittadinanza, israeliana e italiana, nata a Haifa nel 1973 e arrivata a Bologna grazie a una borsa di studio all’età di 19 anni per seguire un corso di laurea in fisioterapia, spiega così le modalità della sua esclusione dal partecipare al Festival di Sanremo al quale era stata invitata dal presentatore Amadeus, “sinceramente impegnato a mettere al centro del palco dell’Ariston, oltre alle canzoni, anche una questione drammatica come la violenza sulle donne”.

Per Jebreal, invece, “evidentemente qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un’Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace” e ha pensato bene di escluderla. Poi la giornalista, che da dieci anni vive negli Stati Uniti ma mantiene forti legami con l’Italia, afferma che” in Rai c’è un brutto clima e gli attacchi sono partiti da persone vicine a Salvini” le quali “trasmettono un’immagine chiusa, vecchia dell’Italia”.

Quindi la Jebeal  si interroga su cosa significhi essere italiani e dice che “’Italia che noi sogniamo per i nostri figli è un Paese collegato al resto del mondo. È un’Italia in cui c’è posto per Salvini, ma anche per Liliana Segre e, se permettete, per Rula Jebreal” e che lei ha “solidarizzato con Giorgia Meloni quando ha subito insulti misogini” e si augura che donne prestigiose e testimoni di violenza non “si sentissero allontanate dalle nostre manifestazioni più importanti”. Quanto a se stessa, “chiedo solo di essere giudicata per il mio lavoro, è troppo?” conclude.

 



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