“Il crollo dei Cinque Stelle, inesorabile, potrebbe far risvegliare l’anima riformista del Pd. Non c’è bisogno di creare un’asse speciale: sono battaglie che abbiamo fatto insieme, la pensiamo allo stesso modo, noi non abbiamo cambiato idea. Spero neanche loro”. Lo dichiara Matteo Renzi in un’intervista al confindustriale Sole 24 Ore nella quale il leader di Italia viva rilancia il suo piano shock per sbloccare i cantieri: “Ci sono 120 miliardi di euro: è fondamentale spenderli per creare posti di lavoro anziché dare sussidi assurdi come il reddito di cittadinanza”, dice, convinto che sui temi del piano shock “ci giochiamo punti del Pil, che sono più importanti dei punti dei sondaggi”.
Per Renzi, dunque, questo è il momento migliore “per costruire una casa nuova per chi vuole investire sul futuro e innovare l’Italia” e priorità sua e di Italia viva “non è cambiare il Premier, ma cambiare l’Italia” ma per poterlo fare, spiega, “bisogna correre senza inseguire il populismo giudiziario ed economico. La ricreazione è finita, ora mettiamoci al lavoro”.
E in un colloquio con il quotidiano di Torino La Stampa, l'ex Premier dice che il dopo voto “apre un’opportunità vera per imporre al governo un’agenda riformista” investendo a pieno titolo il Pd, che a questo punto “si trova a un bivio e deve scegliere se essere un partito riformista oppure no”. Ed è proprio il declino dei Cinque Stelle “a caricare il Pd di questa responsabilità”.
Secondo Renzi, infatti, il terreno per misurare queste scelte di Zingaretti è molto concreto, e lui lo spiega così: “Finora lo schema è stato questo: i Cinque Stelle facevano i populisti, io lottavo contro di loro e il Pd stava nel mezzo. Ma adesso sulle concessioni che facciamo? Facciamo pagare Autostrade di più, anche molto di più, oppure continuiamo a parlare di una revoca che giuridicamente non sta in cielo né in terra? Oppure sulla prescrizione, che si fa? Noi questa settimana votiamo in aula il progetto di legge di Enrico Costa e manteniamo i nostri emendamenti al decreto Milleproroghe”.
Da qui l’auspicio di Renzi che “il Pd rafforzi la sua identità riformista, saremmo i più felici di questo, ma sia chiaro che non faremo sconti”. Quanto poi all’assenza di una lista di Italia Viva in Emilia, Renzi rivela un retroscena raccontando che è stato lo stesso Stefano Bonaccini, “che per me è un fratello, a chiedermelo”. Narra l’ex premier: “È venuto a Firenze, siamo andati a pranzo, e mi ha chiesto di non presentare la lista per evitare tensioni con il Pd”. “Ma in Toscana ci saremo e anche in Puglia. Contro Emiliano”, assicura Renzi.