AGI "Tagli presentati come riforme, menzogne travestite da efficienza, e infine la paralisi dei fondi destinati al cinema e all'audiovisivo. Così si riassume l'azione del ministro Giuli, segnata da superficialità gestionale e da un evidente smarrimento politico". La capogruppo democratica in commissione Cultura alla Camera, Irene Manzi, attacca il titolare del dicastero culturale per aver annunciato di spostare 101 milioni dalla dote per i contributi automatici alle imprese del settore al Fondo per il cinema e l’audiovisivo prima di avere l'ok della Ragioneria Generale dello Stato del Mef che invece non darà il suo visto al decreto voluto da Giuli.
Manzi chiede al ministro di "riferire in Parlamento sulla situazione caotica che ha determinato" e accusa: "Dietro la retorica del cambiamento, solo improvvisazione, disordine e una gestione personalistica e umorale."
Giuli: sguaiati attacchi Pd-5s danneggiano Ragioneria
"Gli sguaiati attacchi personali di Pd e 5stelle contro il tentativo del Mic di riallocare 100 milioni inutilizzati sul Fondo cinema 2026 - dichiara il ministro della Cultura, Alessandro Giuli - senza con ciò mettere in discussione le spettanze esigibili dal 2022 al 2024, prima cioè che io mi insediassi al Collegio Romano, dimostrano la stolida, crassa ignoranza di chi se ne fa portavoce. E oltretutto danneggiano la Ragioneria generale dello Stato, proiettando una luce sinistra di sospetto sulla sua vera o presunta terzietà"
L'accusa: blocco decreto per "gestione improvvisata"
"Il blocco del decreto che avrebbe dovuto recuperare parte dei tagli inflitti dal ministro al settore cinematografico non è un incidente tecnico, ma il sintomo di una gestione improvvisata e per questo incapace di garantire chiarezza, tempestività e visione", continua la capogruppo democratica.
"Il settore culturale si trova oggi ostaggio di errori che ne compromettono la credibilità e la continuità. Giuli ha tagliato, promesso, taciuto. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: immobilismo, sfiducia, e un ministero ridotto a terreno di scontro. Il Paese merita una conduzione all'altezza della sua cultura, non l'ennesima dimostrazione di inefficienza e disattenzione", conclude Manzi.