AGI - "Condivido molti passaggi del suo discorso". L'attesa 'prima' di Donald Trump alle Nazioni Unite, seguita dai leader di oltre 150 nazioni al Palazzo di Vetro, ha confermato la sintonia del Presidente del Consiglio Giorgia Meloni con la Casa Bianca, "su molti punti", dice Meloni poco prima di dare il via agli incontri bilaterali in agenda. Meloni è giunta al quartier generale dell'Onu di prima mattina, per presenziare all'apertura dell'80esima Assemblea Generale. Una sessione che - al di là delle celebrazioni di rito - è stata annunciata come una delle più delicate e cruciale degli ultimi anni. Per il futuro delle Nazioni Unite, da anni incapace di essere incisiva sullo scacchiere globale, ma anche per i dossier sul tavolo: il conflitto in Ucraina e la guerra a Gaza. E per l'occasione, definita "unica" dal segretario generale dell'Onu Antonio Guterres, di avvicinare i contendenti nel Palazzo di Vetro e rilanciare il ruolo dell'Onu a livello globale.
Mentre giunge la conferma dalla Casa Bianca che il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha incontrato il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, a margine dei lavori dell'Assemblea generale, Meloni tiene tuttavia a chiarire quello che pensa sull'accusa di ambiguità rivolta all'Europa e ai paesi Nato poco prima da Trump: "No, non credo che l'Europa sia ambigua nei confronti dell'Ucraina. Credo che dobbiamo però lavorare insieme, come Occidente, se vogliamo portare a casa una pace giusta e duratura ed e' quello che stiamo cercando di fare. C'è bisogno dell'Europa - ribadisce Meloni - e c'è anche bisogno degli Stati Uniti".
L'analisi della premier si sposta velocemente sull'altra questione centrale, la Palestina, all'indomani del riconoscimento confermato da un'altra decina di Paesi incluso la Francia di Emmanule Macron, la Gran Bretagna di Keir Starmer e il Canada di Carney. E dopo aver ribadito che il riconoscimento dello Stato di Palestina, oggi, "in assenza dei requisiti della sovranità, non risolve il problema" dei palestinesi, l'annuncio: la presentazione in Aula di una mozione della maggioranza, "per dire - spiega Meloni - che il riconoscimento della Palestina deve essere subordinato a due condizioni: il rilascio degli ostaggi e ovviamente l'esclusione di Hamas da qualsiasi dinamica di governo all'interno della Palestina".
Una risoluzione, prosegue la premier, che "spero possa trovare anche il consenso dell'opposizione". L'importante - sottolinea - è capire quali sono le priorità: "Capisco chi dice che il riconoscimento della Palestina può essere un efficace strumento di pressione politica, però dobbiamo anche capire su chi e io penso che la principale pressione politica vada fatta nei confronti di Hamas, perché Hamas ha iniziato questa guerra ed è Hamas che impedisce che la guerra finisca rifiutandosi di consegnare gli ostaggi".
Sono anche altri i passaggi del discorso di Trump accolti dalla premier con favore. "Non è un mistero", del resto - dice - "che sono d'accordo sul fatto che un certo approccio ideologico al Green Deal abbia finito per minare la competitività dei nostri sistemi". E c'è condivisione anche sull'attacco di Trump alle politiche migratorie europee. E, in particolare, "ho condiviso anche alcuni passaggi sul fatto che gli organismi multilaterali per lavorare bene e per recuperare un ruolo in un contesto come quello nel quale ci troviamo, chiaramente devono esser capaci di rivedere quello che non funziona".
"C'è un dato oggettivo - osserva - che alle volte l'incapacità di incidere in questo scenario diventa un problema maggiore". "Quindi secondo me ci sono stati degli spunti molto interessanti. Ci sono dei passaggi che ho assolutamente condiviso". Un punto, quest'ultimo, che la premier intende sollevare domani in Assemblea. Sarà questa l'occasione per ribadire - anticipa Palazzo Chigi - l'adesione italiana ai principi della Carta Onu, ma anche il sostegno al processo di riforma in corso. Un percorso cruciale per snellire la burocrazia del Palazzo di vetro e renderlo più adeguato a rispondere alle sfide di oggi, mentre di profilo un taglio record delle risorse dell'organismo che porterà a una riduzione storica del bilancio Onu del 20% entro il 2026.