AGI - Di fronte alle minacce di una guerra commerciale che, per forza di cose, si allargherebbe su scala globale, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, lancia un messaggio che lascia pochi spazi ai dubbi: la forte integrazione tra mercati e l'eliminazione reciproca delle barriere generano crescita e prosperità per tutti. Alla Confindustria giapponese, la potente Keidanren - federazione che raccoglie oltre 1.500 membri tra aziende e associazioni industriali - Mattarella, nel suo terzo giorno di viaggio istituzionale nel Paese del Sol Levante, propone un esempio concreto ai dirigenti e rappresentanti di governo che lo ascoltano: l'accordo di partenariato economico (Epa) Ue-Giappone che, dal 2019, ha eliminato i dazi sull'export europeo verso il Giappone e viceversa. "Lo stretto rapporto che unisce Unione Europea e Giappone è frutto di un comune sentire: la consapevolezza che solo un rapporto tra eguali nella vita internazionale porta a vantaggi diffusi e che questo si basa sul diritto e sulle istituzioni disposte a questo scopo", afferma. Se oggi l'integrazione tra questi due mercati è sempre più forte, lascia quindi capire Mattarella, è grazie a quell'accordo che - lungi da logiche meramente protezionistiche - ha eliminato i dazi sulla base della consapevolezza che solo un rapporto tra pari genera crescita diffusa.
Mattarella insiste sulle solide fondamenta delle relazioni italo-giapponesi, due nazioni cresciute all'ombra di civiltà millenarie, e ugualmente capaci di costruire la democrazia e la pace nel Secondo dopoguerra, dopo "l'oscuro periodo dell'autoritarismo espansionistico". Giappone e Italia, Paesi del G7 - ribadisce il Capo dello Stato - "hanno saputo ancorare i principi della democrazia a quelli della libertà, del rispetto e del multilateralismo". Oggi, rammenta Mattarella, "sono Paesi trasformatori e laboriosi", con economie improntate al commercio e all'export. Sono tuttora, insomma, nazioni con legami e somiglianze che resistono al tempo, aggiunge Mattarella citando alcune delle sfide che interessano non da oggi entrambi i Paesi: quella digitale e dello sviluppo di sistemi di Intelligenza artificiale. In questo senso spiega che "è meritoria l'iniziativa promossa dal Giappone durante la presidenza del G7, nel 2023, con il 'Codice di Condotta di Hiroshima' rivolto alle organizzazioni che sviluppano sistemi avanzati di intelligenza artificiale".
Inoltre, rammenta ancora il Capo dello Stato, ci sono le questioni poste dalla "ageing society", legate ai bassi tassi di natalità, e quella della transizione verde, "per contrastare gli effetti del cambiamento climatico". Quest'ultima è una questione complessa, dice Mattarella, ricorrendo al linguaggio dei 'climbers' per rendere meglio la portata di una sfida "impossibile da affrontare in solitaria". Per vincerla, infatti, servirebbe piuttosto "una cordata, che richiede fiducia e collaborazione, che si esprime con dialoghi, accordi, conferenze e protocolli, come quelli di Parigi, Glasgow e Dubai, seguiti poi da provvedimenti e comportamenti coerenti, animati da una volontà di concretizzazione".
E comunque, sottolinea, Roma e Tokyo si sono finora ugualmente distinte in questo "percorso ambizioso verso il raggiungimento della neutralità climatica". Ambiente, ricerca, sviluppo sostenibile sono ambiti ricchi di sfide ma, secondo Mattarella, Italia e Giappone proprio in questi riusciranno a trovare in futuro nuovi spazi per collaborare. "L'economia giapponese, tra le prime al mondo, afferma, è un interlocutore strategico, impegnata com'è anche nella costruzione di rapporti intercontinentali che sostengono la pace, la stabilità, la prosperità". E allora, Mattarella apre una parentesi sui delicati equilibri di una regione, come l'Indo-Pacifico, sempre più cruciale per la stabilità globale: un Indo-Pacifico "libero e aperto - raccomanda - è essenziale per lo sviluppo del mondo, per l'alleggerimento delle tensioni" e il contenimento delle pretese di "signorie dei mari". Giappone e Italia, "hanno dimostrato di saper unire gli sforzi per continuare a crescere, insieme, e in pace". E in futuro potrebbero essere chiamate ancora a impegnarsi per la tutela di un ordine internazionale liberale.