A rischio la tenuta delle coalizioni; fattore Covid sul voto del Quirinale

A rischio la tenuta delle coalizioni; fattore Covid sul voto del Quirinale

Il centrodestra è fermo sulla candidatura (non ufficiale) di Berlusconi. Tra Pd e M5s l'unica convergenza possibile per ora tra Pd e M5s è sulla conferma di Sergio Mattarella

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AGI - Al rientro dalle vacanze i parlamentari si ritroveranno a dover affrontare lo scoglio più delicato da qui alla fine della legislatura. Con il rischio che fibrillino ancor di più alleanze e schieramenti. Al momento il centrodestra è fermo sulla candidatura (non ufficiale) di Berlusconi. Ma alla Camera e al Senato si stringe sui conti e anche se il Cavaliere ha fatto sapere di avere un 'pacchetto' di voti aggiuntivi prevale tra i parlamentari la perplessità di riuscire nell'impresa di eleggere il presidente azzurro. Pd e M5s hanno lanciato da tempo messaggi precisi, se si insiste con Berlusconi c'è il rischio che crolli tutto e si vada alle urne.

E se un 'big' pentastellato si dice convinto che una pattuglia di almeno venti parlamentari è pronta a votare l'ex premier ("anche per dispetto a Conte...", spiega la stessa fonte) in Fratelli d'Italia, nella Lega e nella stessa FI, si sostiene che potrebbero venire a mancare almeno il doppio proprio dal serbatoio della coalizione. "Chi non è nel cerchio magico di Berlusconi potrebbe non votarlo, soprattutto per la paura delle urne", osserva un deputato azzurro. Il sospetto poi è che possa sfilarsi chi è fuoriuscito da Forza Italia e defezioni possano esserci, per esempio, anche nella Lega e tra i centristi. "Per questo motivo - spiega un esponente di Fdi - noi abbiamo chiesto di ragionare anche su un piano B".

Ma per ora non sono previsti schemi alternativi, il Cavaliere insiste, convinto che si possa provare sul suo nome alla quarta votazione. E anche i nomi - come per esempio quello dell'ex presidente del Senato Pera - che vengono sondati perfino dal Movimento 5 stelle non vengono considerati sul tavolo. "Se dovesse saltare il nome di Berlusconi sarebbe difficile mantenere poi l'unità della coalizione", dice un esponente di primo piano del centrodestra.

Schermaglie in vista anche nell'altro fronte. Parlerò con il Pd, si è congedato Conte dai suoi vicepresidenti e ministri nell'ultima riunione M5s tenutasi sul Colle. Ma se da giorni tra i dem filtra irritazione per quella che viene considerata una fuga in avanti del Movimento che punta a candidare una donna, tra i 'big' M5s al contrario si considera la posizione del partito del Nazareno ambigua.

La prima considerazione che emerge nei capannelli dei pentastellati in Transatlantico è che Renzi ha ragione nel dire che sull'elezione del presidente della Repubblica non vale il 'vincolo' di alleanze. La consapevolezza tra i pentastellati è che debba essere trovato un'intesa al di fuori del perimetro con il Pd e Leu. "Anche perchè il Pd è da sempre - spiega una fonte M5s alla Camera - il partito del presidente della Repubblica ma questa volta non puo' dare le carte...". 

L'unica convergenza possibile per ora tra Pd e M5s è sulla conferma di Sergio Mattarella. Il Pd ancora ci spera e anche i pentastellati puntano a questa ipotesi. Il ragionamento è legato alla diffusione di Omicron, non confermare lo status quo - questa la riflessione all'interno del centrosinistra - potrebbe comportare enormi difficoltà nella lotta al Covid. M5s comunque al momento non intende seguire la pista della candidatura Draghi. "Non possiamo permetterci quattro mesi di interregno. Bisogna pensare alla lotta alla pandemia e al Pnrr", sottolinea un 'big' pentastellato.

Contro l'ipotesi Draghi c'è un fronte molto largo in Parlamento. Si attendono comunque le mosse dei vertici di partito e soprattutto quelle di Salvini. "Se volesse potremmo trovare l'accordo sul nome della Casellati o su Amato", spiega una fonte di centrosinistra. Ma sul secondo i leghisti sono tiepidi ed in ogni caso sarà il 'Capitano' di via Bellerio a portare avanti in prima persona le trattative. L'occasione per gli auguri di anno nuovo servirà ai leader anche a definire le trame in vista della convocazione del presidente della Camera Fico, in un clima di preoccupazione per l'alto numero di contagi. "400 deputati su 630 presenti per il voto sulla legge di Bilancio anche a causa della variante Omicron. Qualcuno - si chiede il dem Stefano Ceccanti- che puo' decidere sta pensando a come eleggere il Presidente in modo regolare e razionale?".

I contatti nel frattempo continuano. Oggi, per esempio, i deputati hanno notato un colloquio nell'Aula della Camera tra il leghista Giorgetti e il dem Fassino. Mentre c'è chi tra i parlamentari gira con un 'santino' di Mattarella, per avvalorare la tesi che occorre chiedere al Capo dello Stato una 'proroga' affinchè resti ancora al Colle. Il presidente della Repubblica ha fatto intendere più volte qual è la sua posizione.

Ma c'è chi ritiene si possa votarlo già alla prima per far capire la 'spinta' del Parlamento in questa direzione. Domani sera, dopo il discorso del Capo dello Stato, la maggioranza dei parlamentari farà la corsa per tessere le sue lodi. "Inviamo il nostro grazie a Sergio Mattarella: non tutti apprezzarono la nostra scelta di sette anni fa, tutti devono riconoscere che è stato un arbitro impeccabile", dice già oggi Renzi. "Ora - aggiunge il leader di Iv - lavoreremo perchè il quadro istituzionale sia all'altezza dei sogni del nostro Paese".

Tutti gli indizi portano a Draghi. Ma senza garanzie per il proseguo della legislatura in pochi sono disposti ad indicare il suo nome, anche se eventualmente dovesse essere proprio l'ex numero uno della Bce a tracciare la strada per il suo successore a palazzo Chigi. Anche perchè la Lega potrebbe sfilarsi. "Non prenderemo parte ad un governo che sarebbe la riedizione di quello rosso-giallo, magari guidato da Letta", osservava oggi un dirigente ex 'lumbard'.