Si chiamava Salva Italia e valeva 30 miliardi di euro. Lo varò il governo guidato da Mario Monti nel dicembre del 2011 e per renderlo definitivamente operativo ebbe bisogno di 61 decreti attuativi. Di questi la stragrande maggioranza (51 per l’esattezza, il 96,1%) sono stati approvati.
Il decreto attuativo è l’ultimo passaggio indispensabile perché un provvedimento abbia effettivamente valore. L’iter legislativo non si esaurisce infatti sempre in Parlamento, ma ha spesso bisogno di essere completato (per questioni pratiche, burocratiche o tecniche) da decreti ministeriali. Un percorso che per arrivare al traguardo ha bisogno anche di mesi.
Il Salva Italia è stato implementato dall’intervento di altri 8 attori extraparlamentari, come chiarisce uno studio di Openpolis. Nella classifica dell’associazione figurano altri sei provvedimenti approvati sotto il governo Monti che necessitarono di un intervento supplementare, dopo il via libera delle Camere: 13 soggetti (ministeri o agenzie) per la Spending review II e per il Semplifica Italia, 11 per il Cresci Italia e il Decreto sviluppo II, 10 per lo Sviluppo bis e la legge di Stabilità del 2013. Il governo Monti, grazie anche all’intervento realizzato dagli esecutivi che lo hanno succeduto, è quello con la percentuale più alta di leggi implementate, il 58,46%.
Tra i provvedimenti del governo Renzi, quello che più degli altri è stato implementato con provvedimenti extraparlamentari è la legge di stabilità del 2015. Quindici istituzioni sono intervenute per ratificare tutte le norme. Il Decreto del fare di Enrico Letta del 2013, infine, ha richiesto il coinvolgimento di 134 strutture diverse.