Sono partiti trasversali che attraversano i fronti di maggioranza e opposizione quelli che si formano nella Aule del Parlamento attorno al tema della ripartenza del campionato di calcio. Partiti formati da parlamentari e tifosi di calcio che, talvolta sacrificano anche l'interesse della propria squadra in nome del mandato politico. Ci si accorge, così, che il deputato di Leu, Nico Stumpo, è disposto a mettere da parte la sciarpa bianconera pur di vedere ripartire il campionato a tempo debito e in piena sicurezza.
"Penso che dopo aver dato il via libera agli allenamenti individuali si possa ragionare di procedere con quelli di gruppo solo dopo una attenta verifica e con protocolli molto rigidi. Se ci fossero le condizioni, a quel punto si potrebbe dare il via libera anche ad allenamenti di squadra 'protetti'. Questi sono step che ho in mente, ma non ho un timing e non lo posso avere", aggiunge Stumpo: "Credo che l'Uefa abbia chiesto a tutte le federazioni una indicazione deve però esserci questa fase prima dell'inizio del campionato e accompagnando tutti questi step dalle verifiche dell'indice R0. Io, da tifoso della Juve, mi auguro che si riprenda, ma solo perchè vorrebbe dire che l'R0 è rimasto basso e che, quindi, nuovi contagi non ce ne sono. Ma se i dati non dovessero essere confortanti, non ci sarebbe nemmeno la possibilità di riprendere gli allenamenti di squadra. C'è bisogno di grande lucidità, anche nei momenti di tifo sfrenato, e di fare le cose con intelligenza. Non può essere la foga sportiva a determinare queste scelte".
Ancora più netto Marco Miccoli, esponente della segreteria Pd: "Capisco l'interesse economico e il peso dell'industria del calcio, ma oggettivamente non ci sono le condizioni per riprendere il campionato: il calcio è uno sport di squadra, dove c'è contatto fisico, e se scoppia un focolaio in una squadra? A me, da tifoso, manca tanto la mia squadra, andare allo stadio. Capisco la passione di tutti, ma francamente ritengo sia una questione da affrontare con estrema cautela".
Neanche l'idea di giocare le partite a porte chiuse piace all'esponente dem: "Anche giocando con gli stadi vuoti si mobilitano centinaia di persone, se non migliaia, fra gli addetti ai lavori. E poi, va bene tutto, ma giocare a porte chiuse - oltre alla tristezza dello stadio vuoto - non so quanto faccia bene allo spettacolo e quanto garantisca la regolarità del risultato: la cornice di pubblico è parte integrante del calcio professionistico. Lo sa bene chi, come me, ha passato tutta la sua vita sugli spalti".
Di parere opposto è un altro parlamentare giallorosso (nel senso della maggioranza politica che sostiene il governo e in quello della fede calcistica): "Sono stato il primo ad affrontare questo tema e sono felice che la posizione iniziale del 'non se ne parla nemmeno' sia stata superata", sottolinea Luciano Nobili di Italia Viva: "Ora, dalla germania alla Gran Bretagna, tutti hanno pianificato la ripresa dei campionati, mentre in Italia mi sembra che ancora una volta prevalga la politica del balbettio. Il mondo del calcio è concorde nel dire che bisogna ripartire così come riparte tutta l'Italia, immaginando anche i tempi di questa ripartenza".
Una posizione che Nobili difende anche dalle pressioni dei suoi compagni di tifoseria: "Ricevo un sacco di lamentele dai miei amici che tifano Roma come me: mi dicono che così facendo favorisco la Lazio che è in buona posizione in classifica. è la prova del fatto che questa posizione è disinteressata. Vinca il migliore, ma si riparta". In questo, il deputato renziano è sulla stessa linea del leader della Lega e tifoso milanista Matteo Salvini che, interpellato dall'AGI, sottolinea: "Il calcio garantisce più di 300.000 posti di lavoro, diretti e indiretti, in tutta Italia. Grazie al calcio migliaia di bimbi e ragazzi hanno un'alternativa alla strada e alla noia, soprattutto nelle periferie. Non possono esserci dei No pregiudiziali e immotivati alla ripartenza, ovviamente in piena sicurezza, delle attività sportive professionistiche e dilettantistiche. Non è possibile che il governo riesca a litigare anche su questo".
Rimanendo nello stesso spicchio dell'arco parlamentare, fra i banchi di Fratelli d'Italia, l'interista Ignazio La Russa sottolinea che "sicuramente non tocca a Spadafora decidere se e come ripartire, ma al Parlamento su proposta del governo". E, aggiunge La Russa: "Dal punto di vista sportivo, invece, sono in dubbio perchè sarà comunque un campionato falsato da questa vicenda, anche se capisco il disappunto di squadre come la Lazio o quelle di serie B che hanno il diritto di salire in serie A. Senza dimenticare la Juve che è in testa perché hanno fatto giocare all'Inter una partita che andava giocata dopo il recupero con la Sampdoria. No, tornare a giocare non è che mi affascini molto e capirei se non venisse assegnato lo scudetto". Da qui l'idea del parlamentare FdI: "Perchè invece non pensare a un torneo tra le prime quattro, sul modello del Trofeo Berlusconi, da giocare ad agosto, ad esempio, che assegni un trofeo dedicato alle vittime del Covid?".
Vince l'antagonismo politico nei confronti di Spadafora e del governo anche il senatore di Forza Italia Maurizio Gasparri: "A prescindere da Spadafora, che mi spingerebbe a un dissenso aprioristico, mi pare molto difficile fissare una data per ripartire con il campionato".
Per Pierferdinando Casini, cuore rossoblu, "il blocco del campionato di calcio sarebbe un danno enorme per l'Italia. Il ministro Spadafora è il primo a saperlo anche se giustamente ha a cuore le preoccupazioni sanitarie. Comunque calma e sangue freddo. Il campionato si concluderà. Per quanto mi riguarda, non vedo l'ora di vedere il Bologna in campo e Mihajlovic in panchina". Favorevoli a ripartire nel più breve tempo possibile si trovano anche fra i banchi del Movimento 5 Stelle. Una vita nel mondo del calcio, come Sostituto Procuratore Federale, il senatore Ettore Licheri è convinto che la difficoltà che il settore sta vivendo a causa dell'emergenza coronavirus sia superabile e che il campionato possa essere concluso. "Penso che a certe condizioni si potrebbe ripartire", spiega Licheri all'AGI.
"Il calcio deve tornare al più presto agli italiani. Lo dico anche dal punto di vista economico: il mondo del calcio non è fatto solo da ragazzi miliardari, ma da lavoro a trecento mila persone che danno da mangiare a trecento mila famiglie. Più passa il tempo e più questa assenza si fa sentire", spiega ancora Licheri che, tuttavia, avverte: "Il calcio non è il tennis, c'è contatto fisico, è fatto di quel contatto. Se si vuole ripartire, quindi, bisogna predisporre protocolli sanitari strettissimi per i calciatori e protocolli che ne disciplinano la vita quando la partita si conclude. Cosa accadrebbe, ad esempio, se si dovesse trovare un calciatore positivo al termine di un match? Tante domande a cui bisogna dare risposte prima di ripartire. Io credo che tutto dipenderà dallo sforzo che il Comitato Tecnico Scientifico sta ponendo nel definire un protocollo". Licheri, a questo proposito, cita lo "schema comunità: fare entrare i calciatori all'interno di una vita comunitaria chiusa per un mese e consentire così di concludere il campionato. sarebbe un sacrificio per i calciatori, ma l'alternativa è fare come in Francia dove è stato assegnato il campionato e decise promozioni e retrocessioni con il risultato che adesso ci si trova davanti a una pioggia di ricorsi e contestazioni".
"Sicuramente è una sofferenza non avere il calcio per chi lo ama da sempre come me. Ma è chiaro che dobbiamo andare con i piedi di piombo, perchè la salute viene prima di ogni cosa", conferma il deputato del M5s e presidente della Commissione Affari Costituzonali Giuseppe Brescia. Tifoso della Sampdoria da quando era piccolissimo - "pur essendo di Bari, la scelsi per quella maglia che per me è la più bella del mondo" - Brescia è ben consapevole dell'impatto economico connesso allo stop del campionato: "Si tratta di una industria da 1,2 miliardi di euro l'anno, che da lavoro a 120 mila persone, senza contare le televisioni e quello che gira attorno a questo mondo. Per questo spero si possa ripartire".