“Dovremmo riflettere, e ammettere che questo momento difficile non è accidentale, ma lo specchio di un modello di società che va ripensato”. Inizia con queste parole l’intervista del presidente della Camera Roberto Fico a Il Fatto Quotidiano, nella quale sostiene che “tra qualche anno le esigenze di colossi come la Cina o come l’India ci costringeranno a ragionare davvero su quante risorse ci siano a disposizione nel mondo, e per quanti” e proprio per questo Fico ritiene necessario che sia giunto il momento che “la politica provi a ragionare a lungo termine, e si occupi di grandi temi come l’ambiente, con dei piani decennali sulla riduzione delle emissioni”, oppure – chiosa – “della distribuzione delle risorse e della ricchezza”.
Secondo il Presidente dell’Aula di Montecitorio, questo è “il grande problema dell’Europa attuale” che di fatto “non si comporta come una comunità di popoli solidali tra loro, come invece doveva essere nel piano originario”. “L’Unione europea non può essere austerità e finanza, e non può essere il Mes” intima Fico.
Il Fondo Salva Stati, per il presidente della Camera ha infatti “fatto pagare un tributo enorme al popolo greco” e lui dice che non era d’accordo a suo tempo con il Mes, “viste le sue condizionalità: figuriamoci oggi, visto che propongono di usarlo per un’emergenza che non ha nulla a che fare con le ragioni per cui venne creato, ossia per salvare gli Stati da crisi finanziarie asimmetriche. Servono strumenti nuovi” e “la Ue faccia la sua parte – insiste Fico – anche finanziando tutto ciò che serve per uscire da questa crisi, senza fare calcoli sullo zero virgola”.
È questo, secondo il presidente dell’Assemblea di Montecitorio, il senso della lettera che, insieme ad altri nove presidenti di parlamenti, “ho mandato alle principali istituzioni europee”. “Da questa crisi – conclude – si esce solo con condivisione”.